1.
INTRODUZIONE ALLA GEOGRAFIA UMANA
1.1
Che cos’è la geografia umana?
I
geografi umani studiano persone e luoghi. La geografia umana studia quindi, il
modo in cui gli esseri umani costruiscono i luoghi, organizzano lo spazio e la
società, interagiscono nello spazio e comprendono se stessi e gli altri in
relazione al territorio, alla regione ed al mondo.
Lo scopo
della geo umana è capire e spiegare le differenze fra i luoghi e gli individui
del nel Pianeta.
In
pratica, studia le relazioni tra esseri umani e pianeta.
Globalizzazione:
insieme di processi (e dei loro esiti) che aumentano le interazioni ed esaltano
l’interdipendenza.
Distribuzione
diseguale dei fenomeni: scala locale, regionale, nazionale e globale. Ogni
scala si influenza a vicenda, coinvolgendo l’intero pianeta. Ciò che accade
sulle scale individuale, locale, regionale, nazionale, contribuisce a creare
processi su scala mondiale ed a plasmarli.
Alcuni
sostengono che capire la globalizzazione aiuti a capire la società
contemporanea.
Effettivamente,
tutti i luoghi sono stati violati dall’attività umana. L’uomo si adatta
all’ambiente fisico, lo modifica, manipola, affronta. Ogni luogo è quindi
influenzato e ecreato da esseri umani e rispecchia la loro cultura.
1.2
Che cosa sono le domande geografiche?
Geografia:
studio del rapporto tra uomo e pianeta terra
Ecologia:
studio del rapporto tra esseri viventi e pianeta
Geografia
umana: studio dei fenomeni umani che si svolgono sulla terra
Geografia
fisica: studio dei fenomeni fisici che si svolgono sulla terra
I
geografi si interessano alla disposizione di luoghi e fenomeni: cioè al modo in
cui sono distribuiti e disposti sulla terra ed al modo in cui si presentano nel
paesaggio.
à La rappresentazione cartografica della
distribuzione spaziale ci consente di capirlo. L’esaminazione di una carta che
evidenzia la distribuzione di un fenomeno, consente ad un geografo di
domandarsi quali siano le origini della disposizione, quali siano i processi
creati e quali relazioni ci siano tra i diversi luoghi e fenomeni.
Es. il
colera. 1854 studio del britannico John Snow, tramite una mappatura dei casi di
colera a Soho, si accorge che la causa era l’acqua alla quale i deceduti
avevano avuto accesso tramite una determinata pompa del quartiere.
1986:
National Geographic Society introduce i cinque temi della geografia, dedotti
dalla rpospettiva spaziale.
- Localizzazione. La posizione geografica di persone e
cose sulla superficie terrestre influenza ciò che accade. (importante
perché colloca determinati fenomeni e prevede dove si verificheranno
determinati eventi).
- Interazioni uomo-ambiente. Relazione reciproca tra
esseri umani ed ambienti.
- Regione. Si tratta di aree particolari, nelle quali
determinati elementi geografici si sono concentrati (questo perché i
fenomeni non sono distribuiti in maniera uniforme sulla superficie
terrestre, bensì agglomerati in regioni).
- Luogo. Ogni luogo ha caratteristiche umane e fisiche
particolari. Uno se gli scopi della geografia è studiarne i caratteri ed i
significati specifici. Si tratta delle percezioni di luoghi. Del
significato emotivo che gli attribuiamo.
- Movimento. Mobilità di persone, beni e idee sulla
superficie terrestre.
Anche il
paesaggio è un elemento centrale della geografia. Per paesaggio i geografi
intendono il carattere materiale di un luogo, il complesso di elementi
naturali, le strutture umane ed altri oggetti tangibili che danno ad un
territorio una forma particolare.
Paesaggio
culturale: impronta visibile dell’attività umana sul paesaggio. Es. strade,
edifici. Può fungere come una sorta di libro che da indizi sulle pratiche
culturali dei suoi vari occupanti (tracce delle varie epoche e popolazioni che
vi hanno soggiornato).
1.3
Perché i geografi usano le carte e cosa dicono le carte?
Cartografia
e carta sono antiche. Vari usi: ragioni militari, propaganda politica, problemi
sanitari.
Il
sistema di coordinate (latitudine –distanza del punto dall’equatore. Misurata
in paralleli orizzontali- e longitudine –distanza da un meridiano di riferimento,
lungo lo stesso parallelo. Misurata in meridiani verticali-), permette di
rappresentare sulla carta le posizioni assolute.
GPS:
sistema di posizionamento globale. Permette la localizzazione di elementi sulla
superficie terrestre, tramite satelliti radio-emittenti su orbite terrestri.
Posizione
relativa: ubicazione di un luogo, rispetto ad altri elementi umani o fisici.
Mentre le posizioni assolute non variano, quelle relative sono modificate nel
tempo.
Carte
mentali: rappresentazioni di luoghi nella propria mente, anche se non ci siamo
mai stati o se ne abbiamo soltanto sentito parlare. Ma anche degli spazi di
attività, luoghi delle attività giornaliere. In pratica, l’immagine che abbiamo
nella nostra mente di come percepiamo lo spazio conosciuto.
Rappresentazione
semplificata: le carte non possono mostrare tutti i dettagli. I cartografi
tendono quindi a generalizzare le informazioni.
Superficie
terrestre monitorata a grande distanza tramite il telerilevamento. Possiamo
quindi studiare fenomeni e oggetti senza entrare in contatto con essi. I dati
sono raccolti da satelliti ed aeromobili. Disponibili quasi immediatamente.
GIS:
geographical information system. P un software che consente di accumulare dati
spaziali per vari scopi. Ad esempio, possiamo confrontare questi dati per
creare rappresentazioni digitalizzate dell’ambiente. Oggi è applicabile in
molti campi.
1.4
Perché ai geografi interessa la scala?
I
significati di scala:
- Rapporto fra la distanza su una scala e la
corrispondente distanza reale sulla superficie terrestre
- Estensione territoriale di qualcosa
La scala
di una ricerca o di un’analisi è fondamentale per capirne i risultati.
Un’analisi su scala planetaria porterà a risultati che potrebbero essere
contradditori o erronei, se analizzati a livello di dettaglio. Non si può
quindi, generalizzare teorie su una popolazione o un territorio, basandosi solo
su una scala e non considerando le altre.
Utilizzare
più di una scala, consente ai geografi di capire come i processi visibili su
diverse scale si influenzino a vicenda.
Le
regioni: spesso i geografi dividono il mondo in regioni per condurre delle
analisi. In genere per porre a confronto i territori.
Una
regione, in geografia, è un’area con caratteristiche simili. Necessità quindi
di stabilire su quali criteri definirle, siano essi fisici, culturali o
funzionali.
Le
regioni formali sono caratterizzate da uno o più criteri omogenei.
Le
regioni fisiche formali si basano su un criterio geografico fisico condiviso.
Le
regioni funzionali sono caratterizzate da un insieme di attività o rapporti. Se
dei luoghi fanno parte di una stessa regione funzionale, vuol dire che
interagiscono tra loro. Gli scopi sono politici, sociali o economici.
Le
regioni percettive sono le regioni “mentali”, che creiamo per capire la natura
e la distribuzione dei fenomeni nella geografia umana. Le regioni percettive
non sono statiche. Ad esempio, l’immagine del sud degli Stati Uniti sta
cambiando rapidamente.
Es.
regione culturale formale: le persone condividono uno o più tratti culturali.
Es. francofonia, sia nell’Europa che parla francese, sia nelle ex colonie
africane.
Le
regioni, siano formali, funzionali o percettive, sono modi di organizzazione
geografica degli esseri umani. È come se classificassimo lo spazio per poter
gestire le informazioni in esso contenute, al fine di comprenderle.
Cultura
come stile di vita tangibile, valori e credenze. Ai geografi umani interessano
i modi in cui le culture influenzano la creazione ed il significato dei modelli
e paesaggi associati ai diversi gruppi culturali.
I
“tratti culturali” sono i singoli attributi di una cultura. Es. il turbante
musulmano. Ciascuna cultura sarà costituita da una combinazione di tratti
culturali chiamata complesso culturale.
La
fucina culturale: area alla quale risale un tratto culturale, che si è diffuso
poi in altre aree. Es. La Mecca, dalla quale si è poi diffusa la religione
islamica negli altri paesi.
Invenzione
indipendente è invece un tratto culturale che proviene da molte fucine,
sviluppatesi indipendentemente l’una dall’altra: es. agricoltura.
Diffusione
culturale: diffusione di un’idea/innovazione dalla fucina ad altri luoghi. Ci
sono degli ostacoli alla diffusione, quali tempo-spazio e barriere culturali.
Diffusione
per espansione: Innovazione si sviluppa in una fucina e vi rimane radicata,
anche se si diffonde verso l’esterno.
Se si
diffonde per contagio, vuol dire che ne sono influenzati quasi tutti gli
individui ed i luoghi adiacenti.
In altri
casi, diffusione gerarchica: solo un segmento di individui che è suscettibile a
ciò che viene diffuso.
Terzo
caso, diffusione per stimolo: l’idea non piò essere adottata direttamente,
perché ci sono degli ostacoli. Allora, viene adattata, assumendo nuova forma.
Diffusione
per rilocalizzazione: movimento di individui che hanno già adottato l’idea e
che la portano con sé nella nuova località, ove la disseminano. Es. migrazioni
che portano a quartieri etnici.
2.
LA POPOLAZIONE
Per
raggiungere il livello di sostituzione generazionali in Europa (cioè mantenere
stabile nel tempo la popolazione di un paese in assenza di movimenti
migratori), le donne in età feconda devono avere un tasso di fecondità totale
(TFT: numero medio di figli per donna) pari a 2,1.
TFT
indica infatti il numero medio di figli generati da una donna in età feconda.
Attualmente,
nessun paese europeo spera i livelli di sostituzione. Nel 2030, in Germania,
gli ultra sessantacinquenni potrebbero essere la metà della popolazione adulta.
Anche paesi molto popolati quali Brasile e Cina, probabilmente vedranno la
propria popolazione invecchiare e diminuire i tassi di crescita.
I motivi
per la diminuzione del numero di figli per donna, derivano da fattori sociali
(scelta della carriera professionale), economici (elevati costi per il
mantenimento della famiglia), culturali (ad esempio, dote in India per le
figlie femmine, che causano aborti).
L’invecchiamento
della popolazione richiede aggiustamenti del sistema sociale. Infatti, sono
necessari adeguate pensioni e assistenza medica.
Visto
che i giovani sono pochi e non riescono, con le proprie tasse, a coprire il
costo dei servizi sociali per anziani, i paesi europei necessitano di
immigrati, che svolgano lavori che i le persone del luogo non possono o non
vogliono compiere. Eppure, questi grandi afflussi di immigrati possono
comportare altri problemi sociali.
Alcuni
paesi sono chiusi all’immigrazione. In Giappone, il 90% della popolazione è
giapponese. Ma la popolazione sta invecchiando, cosa accadrà?
I TFT
stanno diminuendo ovunque, soprattutto a causa della pianificazione familiare. Alcuni
paesi, cercano di incentivare la popolazione a procreare, tramite provvedimenti
favorevoli. Es. Svezia fornisce incentivi finanziari quali congedi di maternità
retribuiti di 12 mesi e assistenza all’infanzia finanziata dallo stato.
2.1
Qual è la distribuzione della popolazione mondiale e perché?
Demografia:
studio della popolazione. Geografi e demografi lavorano insieme. Chiedendosi
perché i problemi demografici varino da paese a paese,, così come all’interno
dei singoli paesi.
Densità
(aritmetica) di popolazione: misura della popolazione totale rapportata alla
superficie territoriale (rapporto tra numero di abitanti e superficie del
territorio, misurata in km2). Mette in rilievo differenze
demografiche tra paesi. Però nessun paese ha una distribuzione di popolazione
uniforme all’interno del proprio territorio e le densità aritmetiche non
rispecchiano l’assenza di popolazione nella maggior parte dell’Alaska, ad esempio.
A
volte,, è addirittura ingannevole, perché come nel caso dell’Egitto, la densità
è di 78 abitanti per chilometro quadrato, ma il territorio è prevalentemente
desertico ed il 98% della popolazione vive sul 3% del territorio del paese
(valle del Nilo) à la densità di
popolazione in questo caso non ha alcun significato.
Densità
fisiologica di popolazione: rapporto tra la popolazione totale di un paese e la
superficie delle terre coltivabili.
1/3
della popolazione mondiale vive in Cina e India. Questi paesi hanno estensioni
di terre emerse (Himalaya e deserto), ove gli abitanti sono assenti.
Studio
della distribuzione della popolazione: descrizione dei luoghi sulla superficie
terrestre in cui vivono individui o gruppi di individui. à cartogrammi a punti: sistema grafico che usano i geografi per
rappresentare la distribuzione della popolazione, nel quale un punto
rappresenta un valore numerico che caratterizza una popolazione.
La
popolazione storicamente, si è sempre concentrata nelle zone agricole. Ora la
situazione sta cambiando grazie alla possibilità di trasporto dei prodotti
agricoli.
Principale
concentrazione della popolazione è in asia orientale, ovvero Cina: 1,3 miliardi
di persone (anche Corea e Giappone molto popolate). Popolazione stanziata lungo
le valli del fiume azzurro e di quello giallo. Agricoltori che producono
frumento e riso, sfamando anche le popolazioni delle città principali.
La
seconda è nell’asia meridionale, ovvero India: 1,5 miliardi di persone (anche
Sri Lanka, Bangladesh e Pakistan sono molto popolate). Abitanti attorno a
grandi città sorte lungo le coste dei fiumi come Gange ed Indo. Agricoltori.
La terza
è in Europa. Dall’Irlanda alla GB alla Rusia, comprendendo Germania, Polonia,
Ucraina e Bielorussia. Da includere anche Olanda, Belgio, parti di Francia e
Italia settentrionale. 709 milioni di abitanti. A differenza dell’asia, che
vede la propria popolazione concentrata in prossimità di fiumi, la popolazione
europea segue i giacimenti carboniferi. Inoltre, la maggior parte della
popolazione è in città, sviluppata a causa della rivoluzione industriale. 88%
dei tedeschi vivono in città, 89% gli inglesi.
Queste
tre aree costituiscono 4 miliardi della popolazione mondiale (6,7).
America
settentrionale: unica regione lungo le aree urbane della East Coast, da
Washington D.C. a sud, fino a Boston a nord.
Megalopoli:
enormi agglomerati urbani. Es. Washington, Baltimora, Philly, New York, Boston:
megalopoli nella quale abita il 20% degli statunitensi.
I dati
demografici, tuttavia, non sono sempre attendibili. Soprattutto per quanto
riguarda i paesi meno ricchi, i quali non possono affrontare il costo del
censimento.
2.2
Perché le popolazioni aumentano o diminuiscono in particolari regioni?
1798,
economista e demografo britannico Thomas Malthus pubblica un saggio sul
principio di popolazione, nel quale mette in guardia sul fatto che la
popolazione del pianeta stesse crescendo più velocemente delle risorse
alimentari necessarie a sostenerla.
Le sue
teorie erano basate sul concetto secondo il quale, le persone potevano
consumare in un paese solo quanto vi si produceva. Non aveva previsto la
globalizzazione e lo scambio di prodotti agricoli tra paesi.
Sosteneva
che mentre la produzione cresceva linearmente, la popolazione crescesse
esponenzialmente. In realtà, anche la produzione crebbe in maniera
esponenziale: si è espansa la superficie delle terre a coltivazione, si è
diffusa la meccanizzazione della produzione agricola e sono state sviluppate
nuove sementi ed introdotto l’uso di fertilizzanti.
Calcolo
dell’incremento naturale della popolazione di un paese: sottrarre il numero di
morti al numero di nascite. Questo calcolo però, non tiene conto degli
immigrati e degli emigrati.
Le
statistiche possono essere calcolate su base mondiale, regionale, nazionale e
locale.
Nel
2007, il TFT medio del pianeta era pari a 2,6 (superiore al livello di
sostituzione di 2,1). Questo vuol dire che la popolazione mondiale continua ad
aumentare.
Previsioni
dicono che entro il 2050 la popolazione mondiale salirà a 9,3 miliardi.
Esistono paesi nei quali i tassi di crescita sono ancora elevati, quali India,
Indonesia, Bangladesh, Pakistan, Nigeria.
2000
anni fa: 250 milioni
400 anni
fa: 500 milioni
230 anni
fa: 1 miliardo
130 anni
fa: 2 miliardi
85 anni
fa: 4 miliardi
à il tempo di raddoppio della popolazione
è diminuito tantissimo e continua a diminuire. Esplosione demografica. Oggi
però, non è più fattore allarmante. Molte popolazioni stanno infatti
diminuendo. Sembra che il peggio sia passato.
Paesi e
regioni hanno stadi di espansione e declino, in epoche variabili. ASM: L’india
sta crescendo a tasso superiore alla media mondiale. Situazione diversa per
ASO: la Cina, sebbene sia la regione più popolosa del Pianeta, ha un tasso di
crescita naturale in discesa.
I paesi
ove la popolazione cresce più lentamente o dove i tassi stanno diminuendo, si
trovano nelle regioni economicamente più ricche: Europa, Canada, US, Giappone.
Ci sono
però anche altri fattori che determinano tassi di crescita negativi: mutamenti
sociali (condizioni sanitarie, alcolismo, stupefacenti, problemi economici
abbreviano le speranze di vita alla nascita e abbassano i tassi di natalità),
urbanizzazione (più è elevata, più bassa è la crescita della popolazione),
condizioni culturali (religione ha forte impatto sulla pianificazione
familiare).
Ciò che
si vede su scala planetaria, non mostra esattamente ciò che avviene all’interno
dei singoli paesi. Ad esempio: India, Stato più popoloso. Ma era stato il
primo, il cui governo aveva avviato un programma di riduzione a massimo tre
figli per famiglia, ricorrendo addirittura alla sterilizzazione forzata.
Tasso
grezzo di natalità (TGN) = Crude Birth Rate (CBR) = numero di nati vivi ogni
1000 individui in un anno
Tasso
grezzo di mortalità (TGM) = Crude Death Rate (CDR) = numero di morti ogni 1000
individui in un anno
Transizione
demografica: passaggio da tassi elevati a tassi inferiori di natalità e mortalità.
In
genere il modello è questo (quello della Gran Bretagna, ma che si è verificato
o si sta verificando in maniera simile altrove): fase iniziale di crescita
bassa contraddistinta da tassi di natalità e mortalità elevati. Epidemie, quali
peste, mantengono elevati i tassi di mortalità in tutti i settori della
popolazione. Anche le carestie limitarono la crescita della popolazione.
In altre
epoche furono le guerre a limitare l’incremento della popolazione. Situazione
altalenante, in base agli eventi storici.
Aumenti
di risorse alimentari e miglioramenti delle pratiche mediche portarono poi ad
una riduzione dei tassi di mortalità. Tassi di natalità attorno al 1850
diminuirono meno rapidamente rispetto a quelli di mortalità, il che determinò
un boom demografico.
Durante
il 1900, incrementi demografici in Africa, India e Sud America. Perché le
migrazioni di europei, che avevano portato con loro tecniche igienico-sanitarie
e mediche nuove, diminuirono i tassi di mortalità di questi paesi.
Allarme
sovrappopolazione! Poi però, EU e US popolazione diminuisce, a causa della
riduzione dei tassi di natalità. Perché? Cambiamento sociale. Urbanizzazione,
welfare, costo oneroso per il mantenimento dei figli. Anche scelta di vita
delle donne, che preferiscono avere meno figli, dedicarsi alla carriera o avere
figli in età avanzata.
Anche se
non si può supporre che tutti i paesi seguiranno il modello europeo, può darsi
che nella maggior parte dei paesi, le popolazioni smetteranno di crescere nel
corso del 2000, raggiungendo un livello demografico stazionario = stationary
population level SPL. Questo significherebbe stabilizzazione della popolazione
mondiale e problemi legati agli anziani, non ai giovani. Le previsioni
demografiche comunque, vanno riviste periodicamente.
2.3
Perché è importante la composizione della popolazione?
Composizione
della popolazione: struttura in base ad età, sesso, stato coniugale, livello
d’istruzione.
Importante
perché paesi con composizione diversa, avranno problematiche diverse.
Piramidi
della popolazione (dell’età / demografiche). Illustra le percentuali di ciascun
gruppo di età nella popolazione totale (in genere, gruppi di 5 anni).
Nei
paesi poveri, i tassi di natalità e mortalità sono elevati, la piramide ha rami
lunghi alla base e corti alla sommità. I giovani sono la quota maggiore della
popolazione. Es. Niger, Guatemala.
Nei
paesi ricchi, le forme delle piramidi variano. Le componenti della popolazione
più numerose sono al centro. Rigonfiamento infatti, verso il centro, andando
verso l’alto, il che rispecchia l’invecchiamento della popolazione. Es. Italia,
Francia, Svezia.
2.4
In che modo la geografia della salute influenza la dinamica della popolazione?
Tasso di
mortalità infantile TMI = Infant Mortality Rate IMR à numero di morti nel primo anno di vita ogni 1000 nati vivi.
Diversa
dalla mortalità dei bambini fra 1 e 5 anni.
Entrambi
gli indicatori comunque, rispecchiano la salute di una società. Alta mortalità
vuol dire infatti, che la condizione delle madri è pessima (mal nutrite,
esauste, malate) e che le condizioni igienico-sanitarie sono inadeguate
(mancanza acqua potabile o impianti fognari).
Seppure
esistano cifre spaventose, come in Afghanistan e Sierra Leone (155 e 156 morti
ogni 1000 nati vivi), in generale la mortalità infantile è diminuita anche
nelle regioni povere.
Però!
Queste osservazioni si riferiscono a ciò che accade nel paese intero, ma il TMI
varia anche all’interno del paese stesso: es. TMI sudafricani bianchi è vicino
alla media europea, quello dei sudafricani neri vicino alla media africana.
Questo perché esistono differenze etniche e sociali all’interno del paese.
Negli
US: donne ispaniche ed afroamericane livelli più bassi (causa: fumo in
gravidanza, bassi livelli d’istruzione, minimo accesso all’assistenza
sanitaria).
Tasso di
mortalità neonatale: numero di neonati morti nelle prime 4 settimane di vita
ogni 1000 nati vivi. US al secondo posto su scala mondiale! A causa di parti
prematuri e neonati sottopeso.
La
possibilità di sopravvivenza neo-natale cala moltissimo nei paesi colpiti da
gravi conflitti, quali Afghanistan ed Iraq.
Nelle
regioni povere, anche se sopravvivono il primo anno di vita, probabilmente
moriranno entro il quinto. Specialmente, in Africa e Asia, ove non assumono
abbastanza proteine.
Speranza
di vita = aspettativa di vita = attesa di vita = vita media à numero medio di anni che restano da vivere. In generale, le
donne vivono più a lungo degli uomini.
Giappone
quella più alta del mondo: grazie a bassi tassi di mortalità di bambini e
infanti e tassi bassi di fecondità, il paese entro il 2300 dovrebbe avere
speranza di vita 106.
Africa
subsahariana: speranze più basse, a causa dell’AIDS (sotto i 40 anni).
Speranza
di vita alla nascita: è una media tra chi muore prematuramente e chi arriva
oltre la media.
Geografi
medici: studiano la distribuzione delle malattie e contribuiscono a prevederne
la diffusione e studiare strategie di prevenzione.
Malattia
endemica (endemia): presenza costante di malattia infettiva in una data regione
Malattia
epidemica (epidemia): malattia che si diffonda, all’improvviso e brevemente in
una regione
Malattia
pandemica (pandemia): patologia che si presenta in molte parti del pianeta, a
volte contemporaneamente.
Malattie
infettive: trasmesse tramite vettori. Ad. Es. per la malaria, sono le zanzare.
Altre sono a trasmissione diretta da infetto a sano, come influenza,
tubercolosi.
Malattie
croniche/degenerative: affliggono anziani. Es. polmonite, diabete.
2.5
In che modo i governi influenzano la variazione demografica?
Tramite
le politiche riguardanti tasso di crescita o rapporti tra etnie. Es. leggi
sull’aborto o la sterilizzazione forzata.
Politiche
demografiche espansive: vogliono promuovere famiglie numerose ed incrementare
il tasso di incremento naturale. Es. URSS e Cina di Mao.
Politiche
demografiche eugenetiche: vogliono favorire un settore razziale o culturale
della popolazione. Es. Germania nazista, US del 1970 (contro interessi
afroamericani).
Politiche
demografiche restrittive: vogliono ridurre il tasso di incremento naturale
della popolazione. Usato oggi dalla maggior parte dei governi. 1970 in Cina:
dopo Mao, politica di un solo figlio per coppia, riducendo il tasso di crescita
della popolazione cinese.
3.
LA MIGRAZIONE
3.1
Che cos’è la migrazione?
Il
movimento cambia gli esseri umani ed il modo in cui vedono sé stessi. Trasforma
i luoghi (di partenza come di arrivo), accelera la fusione di idee. Esistono
tre tipi di movimento:
- Movimento ciclico. Ogni persona ha brevi
movimenti entro un’area locale, che creano spazi di attività (si tratta
della routine quotidiana).
Anche il pendolarismo è
un movimento ciclico, che comporta da minuti a ore e può implicare più modi di
trasporto.
Anche il movimento
stagionale è ciclico: es. viaggiatori che lasciano la propria casa canadese in
autunno per cercare il sole invernale della Florida. Questo però, è un
movimento di lusso, che comporta vari cambiamenti sia nelle città canadesi
spopolate sia in quelle americane affollate.
Il nomadismo, al
contrario, è un movimento di sopravvivenza, cultura e tradizione. In calo,
presente oggi in Asia e Africa.
- Il movimento periodico. Implica un periodo di
lontananza da casa più prolungato. Ad esempio, la forza lavoro migrante /
lavoro migrante.
Transumanza: sistema
pastorale, nel quale i pastori trasferiscono il bestiame secondo la
disponibilità stagionale dei pascoli. È una forma specializzata del movimento
periodico.
Servizio militare:
un’altra forma di movimento periodico. Es. US, militari si spostano in luoghi
nuovi per i propri turni di servizio, che possono durare anche anni.
- La migrazione. Trasferimento di lungo periodo di un individuo,
di una famiglia o gruppo, in una nuova località all’esterno della comunità
d’origine.
Migrazione
internazionale/transnazionale: movimento che comporta l’attraversamento di
confini. Il paese d’origine che lo vede partire, lo classificherà come
emigrante (il paese che lo vede arrivare, come immigrante).
Migrazione interna: avviene
all’interno dei confini di un paese. Chi come gli afroamericani durante il
novecento di sono trasferiti nel nordest in via di industrializzazione; chi si
trasferisce in piccole città tranquille per passare il proprio pensionamento.
Gli statunitensi sono
quelli più mobili: in media un loro cittadino, si trasferisce una volta ogni
sei anni.
3.2
Perché le persone emigrano?
Migrazione
forzata: implica imposizione; migrazione volontaria: scelta consapevole. Non
sempre confine netto. Es. irlandesi erano maltrattati dagli inglesi: come se
fossero stati costretti ad emigrare nel 1850. Ma allo stesso tempo, vista la
carestia, può essere considerata come scelta consapevole: ricerca di migliori
condizioni di vita.
La
differenza comunque, sta nel poter decidere la propria destinazione o attività.
La
migrazione forzata più grande della storia fu la tratta degli schiavi.
Dall’africa all’america meridionale, caraibi e america settentrionale.
Necessità nelle piantagioni già a partire dal 1500. Nel corso del 1700,
soprattutto in quella della canna da zucchero.
Gli
schiavi vennero prelevati prevalentemente dall’africa occidentale (Liberia,
costa d’avorio, Ghana, togo, Benin, Nigeria).
Gli
arabi erano invece attivi nell’africa orientale e nel corno d’africa (Sudan,
Eritrea, Etiopia, Somalia).
Zanzibar,
in Tanzania, fu uno dei mercati più importanti.
Questa
fu la migrazione forzata con effetti più grandi, perché cambiò la geografia
culturale ed etnica di vari paesi.
Un’altra
fu quella dei deportati inglesi in Australia, a partire dal 1788. Anche gli
statunitensi con l’espropriazione delle terre dei nativi, Stalin con la
deportazione di russi in Siberia ed i nazisti con le deportazioni in massa di
ebrei e minoranze.
Perché
si migra? Teorie di Ernst Ravenstein, geografo tedesco, in “leggi della
migrazione”:
- Ogni migrazione genera una migrazione di ritorno /
contromigrazione
- La maggior parte dei migranti si sposta a breve distanza
- migranti a lunga distanza, scelgono grandi città
- abitanti di aree urbane migrano meno di quelli delle
aree rurali
- famiglie minore tendenza a migrazioni internazionali
rispetto agli adulti giovani
le sue
ipotesi si basano sul modello gravitazionale: ipotesi che l’interazione
spaziale sia direttamente proporzionale alle dimensioni delle due popolazioni
ed inversamente proporzionale alla loro distanza. à interazione spaziale uguale al prodotto delle dimensioni delle
due popolazioni diviso per la loro distanza reciproca.
Fattori
di espulsione: condizioni / percezioni che inducono un migrante a decidere di
abbandonare un luogo
Fattori
di attrazione, al contrario: circostanze che attraggono il migrante verso certi
luoghi.
Decisione
di emigrare deriva da una combinazione di fattori di espulsione e di
attrazione. I fattori di espulsione sono individuale, sentiti in prima persona.
Quelli di attrazione invece sono più vaghi, basati su percezioni.
Decadimento
con la distanza: riguardo ai fattori di attrazione, i migranti hanno percezioni
più complesse dei luoghi vicini rispetto a quelli lontani. Quindi tendono, alla
fine, ad allontanarsi meno di quanto volessero fare inizialmente.
Migrazione
a tappe / per gradi / per fasi. Ad ogni fase intervengono nuovi fattori di
attrazione.
Fattori
di espulsione e di attrazione: la povertà (anche se può condurre a situazioni
lavorative di sfruttamento), le circostanze politiche (regimi oppressivi),
conflitti armati e guerre civili (Milosevic, Ruanda), condizioni ambientali
(disastri naturali quali uragani, terremoti, eruzioni).
Progressi
nelle telecomunicazioni rafforzano il ruolo del legame di parentela come
fattore di espulsione o attrazione. Spesso infatti, il migrante è indotto ad
andare ove i parenti hanno già trovato successo. In questo caso, si crea la
migrazione a catena. Le catene, a loro volta, generano ondate di migrazione.
3.3
Dove migrano le persone?
Fino al
1800 non esisteva una carta completa dei continenti del Pianeta. Gli
esploratori europei furono importanti per la costruzione delle carte
geografiche. Dopo gli esploratori, ci fu un lungo periodo di colonizzazione.
Partendo dall’America, poi Africa costiera e Asia, poi gli entroterra.
Le
migrazioni europee iniziarono lentamente, per poi esplodere tra 1835 e 1935: 75
milioni di persone verso le colonie africane e asiatiche oppure verso le
Americhe, in cerca di opportunità economiche.
I
britannici non furono solo responsabili delle migrazioni forzate di africani
negli US, ma anche dei lavoratori a contratto indiani, pakistani e singalesi in
Africa (dove tutt’oggi formano minoranze in attrito col resto della
popolazione, ad es. Tanzania, Kenya e Sudafrica); furono responsabili anche
dello spostamento degli indiani verso i caraibi, come Trinidad e Tobago e la
Guyana.
Le
migrazioni possono avvenire su scala regionale, anche quando i migranti si
trasferiscono in un paese vicino.
Il
colonialismo europeo diede un importante contributo alla creazione di isole di
sviluppo: spesso città costiere, basate su scambi commerciali. Qui affluisce la
maggior parte degli investimenti esteri e delle occupazioni retribuite.
Anche il
ricongiungimento dei gruppi culturali è molto importante per le migrazioni. Es.
UK incoraggia ebrei a tornare nella regione Palestinese.
Altro
elemento sono i conflitti e le guerre: 15 milioni di tedeschi emigrarono o
fuggirono dall’europa orientale a quella occidentale a partire dal 1945. Molti
abbandonarono l’EU per trasferirsi verso US, Canada, Brasile. Si tratta di 8
milioni di europei.
Anche
immigrati cubani a causa del regime comunista di Castro, verso la Florida.
Flussi
migratori nazionali: considerabili come movimenti interni. Prima del 1950
avvennero solo negli US. Inizialmente, durante la prima guerra mondiale,
afroamericani verso nordest e midwest in cerca di lavoro. Dagli anni ’70 però,
tendenza inversa: afro abbandonano il nord per tornare a sud. Cause:
opportunità economiche delle città meridionali.
Anche
Russia grande migrazione interna, verso est, coste del pacifico. Spostamento in
quest’area di industrie, ferrovie. Inglobano così, molte minoranze etniche.
Messico:
un milione riesce ad entrare negli US all’anno, illegalmente o legalmente.
Molti emigrano dal nord del Messico al sud degli US. Questo vuol dire che le
aree del nord del Messico hanno penuria di forza lavoro, specialmente nel
settore agricolo.
Necessità
di lavoratori in Europa dopo la seconda guerra mondiale, per risollevare l’economia.
In prevalenza vengono da paesi poveri a paesi in crescita all’interno dell’UE
(da est ad ovest), ma anche dall’africa settentrionale verso la Francia e dalla
Turchia verso la Germania.
Chiamati
“lavoratori ospiti”: avevano il compito di colmare lo spazio lasciato dai
lavoratori europei morti in guerra, dopodiché avrebbero dovuto fare ritorno ai
propri paesi d’origine: eppure rimasero sul territorio! Sia perché volevano sia
perché erano necessari. Nel giro di generazioni, hanno finalmente ottenuto la
naturalizzazione.
Molti
sono i lavoratori ospiti nel mondo, che inviano a casa “rimesse”. Quando il
bisogno della forza lavoro diminuisce, i governi possono decidere di espellere
i lavoratori ospiti. Anche il governo del paese d’origine può richiamare i
propri lavoratori in patria, se vi è condizione pericolosa nel paese di
destinazione (es. Indonesiani richiamati dall’Iraq, quando la guerra con US
stava per scoppiare).
Status
di rifugiato nato nel 1951. Nel 1970 erano quasi 3 milioni i rifugiati, in maggioranza
arabi palestinesi sfollanti dopo la creazione dello stato di Israele.
Distinzione
tra rifugiati che hanno trovato appoggio in un Paese diverso e profughi interni
(internally displaced persons), i quali sono sfollati all’interno dei confini
del proprio paese.
Le NU
hanno stabilito quali sono le caratteristiche e i diritti del rifugiato. Quando
soddisfa i criteri ufficiali, ha diritto all’assistenza, compreso il possibile
diritto d’asilo . una volta che le violenze sono cessate e le condizioni migliorate,
si può proseguire al rimpatrio nel paese d’origine.
Il
problema africano: l’Africa sub-sahariana è la zona di accoglienza maggiore di
tutte le migrazioni interne di africani. Crisi ancora più dura, essendo zona di
malattie e povertà.
Sudan: conflitto
da anni. Nord musulmano, sud cristiano ed animista. Governo a favore della
sharia, finanzia delle milizie armate di musulmani arabi che compiono genocidio
contro i musulmani più neri. Il conflitto si è spostato nel Darfur, al nord.
Le crisi
israelo-palestinesi, irachena e afghana hanno condotto i paesi dell’Asia
sudoccidentale ad ospitare i loro rifugiati.
In asia
pure: rifugiati in fuga dalla Cambogia e dal Vietnam.
In
Sudamerica, solo la Colombia: a causa del narcotraffico, molte aree della campagna
sono soggette ad attacchi armati. Il governo non riesce a controllare queste
aree e gli abitanti dei villaggi sono stati massacrati.
3.4
In che modo i governi influenzano la migrazione?
Gli
ostacoli all’immigrazione sono generalmente giuridici. Nel 1882, gli US furono
i primi a promulgare leggi sull’immigrazione, per impedire l’immigrazione dei
Cinesi in California.
Anche
l’isolazionismo è un modo di influire sulla migrazione. Il fatto di tenersi
fuori dalle situazioni estere. Gli US, preoccupati dalla crescente
immigrazione, propose quote di immigrazione: ogni anno, i paesi europei
potevano permettere di emigrare soltanto al 3% dei compatrioti già presenti
negli US.
Sono
molti i paesi che praticano l’immigrazione selettiva, impedendo l’ingresso a
chi abbia precedenti penali o cattiva salute.
Altri
ancora, impongono requisiti specifici: Brasile preferisce personale agricolo,
Singapore preferisce discendenti di cinesi con un buon background economico, Nuova
Zelanda preferisce i figli di britannici, etc.
Dopo
l’11 settembre, pratiche molto più severe negli US. Contro chi richiedesse
asilo e contro gli immigrati clandestini.
4.
LA CULTURA LOCALE E POPOLARE
4.1
Che cosa sono la cultura locale e la cultura popolare?
Cultura:
sistemi di credenze, norme e valori praticati da un popolo.
Cultura
tradizionale: piccola, popolazione omogenea, rurale, intrinseca nei tratti
culturali
Cultura
popolare: grande, include popolazioni eterogenee, urbana, cambia nei tratti
culturali.
Cultura
locale: tradizionale, ma che pone l’accento su come le persone definiscono se
stesse. In pratica, gruppo di persone che in un particolare luogo, si
considerano una comunità, condividono esperienze, consuetudini e si impegnano a
conservarli. Alcune si basano sulla religione, altre sulle strutture familiari,
altre sulla chiusura nei confronti delle altre culture.
Le
culture locali si ridefiniscono e perfezionano continuamente.
La
cultura materiale di un gruppo comprende oggetti che i membri costruiscono,
come opere d’arte, case, danze, cibi.
La
cultura immateriale, al contrario, è costituita dalle loro credenze, pratiche,
valori.
La
cultura popolare non è legata solo ad un area piccola, come quella locale,
bensì viene applicata in tutto il mondo: la sua diffusione è rapidissima,
tramite trasporti, marketing e comunicazione. Es. la moda: sandali di Dior, da
che escono a Parigi, due giorni dopo saranno calzati dalle modelle Newyorkesi.
Diffusione
gerarchica: città di importanza strategica (Milano, NY, Parigi) sono la fucina
/ casi di diffusione iniziale. Alla fine, l’innovazione arriverà anche nelle
periferie. Oppure la gerarchia può non essere di luogo, ma di persona: dallo
stilista alla modella, alle celebrità, agli esperti di moda, agli abbonati di
riviste di moda…
4.2
Come si mantengono le culture locali?
Politica
di assimilazione: es. US a inizio 1900, voleva inglobare i popoli nativi nella
cultura dominante, trasformando gli indiani americani in Americani. Creazione
delle riserve. Insegnamenti della religione, dei modi vittoriani di cucinare,
pulire e cucire per quanto riguardava le donne.
2008
scuse pubbliche per i nativi del Canada e dell’Australia (addirittura,
generazioni rubate).
Governo
US invece, mai chiesto scusa.
Culture
locali vengono mantenute tramite consuetudini: pratiche seguite abitualmente
dal gruppo. Nonostante gli attacchi da parte della cultura popolare, è
importante che le persone conservino le proprie usanze, sebbene subiscano
piccoli cambiamenti nel tempo.
Appropriazione
culturale: adozione di consuetudini e conoscenze da parte di altre culture, le
quali le usano a proprio vantaggio.
Nelle
aree rurali, le culture locali si preservano più facilmente, grazie
all’isolamento che esclude le influenze esterne. Es. gruppi di cristiani
protestanti anabattisti come Hutteriti, Amish e Mennoniti negli US.
Vite più
semplici, alcuni come gli Amish non vogliono per niente l’uso della tecnologia,
altri lo accettano (come gli Hutteriti) affinché sia rilevante all’agricoltura
(no quelli individualistici come tv, videocamere, etc.). vita in comune.
Attività lavorativa a volte, come caccia alle balene o ai bisonti, è
fondamentale nella vita quotidiana e genera molte consuetudini. Oggi però
devono affrontare limitazioni da parte del governo e della cultura del paese
nel quale vivono.
Es.
Indiani Makah, per riallacciarsi alla cultura tradizionale, nel 1999
ripristinano la caccia alle balene, che era stata proibita a causa di specie in
rischio estinzione. Attacco da parte degli ambientalisti.
Neolocalismo:
cercare la cultura regionale e darle nuovo vigore, contrapponendola
all’incertezza contemporanea. Es. Little Sweden, Texas. È la città di
Lindsborg, trasformatasi in luogo di celebrazione della cultura svedese.
Quartieri
etnici omogenei: si hanno quando le culture locali riescono a creare un mondo
separato, ove praticare la propria consuetudine, all’interno di una grande
città. Es. ebrei a Brooklyn, italoamericani a Boston.
Mercificazione
/ commercializzazione: processo attraverso il quale qualcosa diventa oggetto
acquistabile, vendibile, scambiabile nel mercato internazionale.
Questo
da sì al problema della autenticità: si finisce col creare uno stereotipo della
cultura locale, la quale è in realtà complessa e non si adatta a singole
esperienze o immagini.
Tutte le
culture locali sia rurali che urbane, sono dinamiche. Sono tutte state
influenzate durante la loro esistenza. Il fatto di ricercare una cultura locale
autentica non fa altro che alimentare i miti delle culture locali.
4.3
Come si diffonde la cultura popolare?
Tecnologie
dei trasporti e delle comunicazioni hanno modificato il decadimento con la
distanza.
La
cultura popolare si diffonde a velocità più elevata tramite gli spazi più
compressi.
Anche le
consuetudini locali che vengono praticate da secoli possono essere assorbite
nella cultura popolare.
Tutti
gli aspetti della cultura popolare hanno una fucina, cioè un luogo d’origine.
La fucina inizia con la diffusione per contagio, poi proseguono con la
diffusione gerarchica.
Anche se
la cultura popolare si è diffusa in tutto il pianeta, non ha cancellato le
culture locali. Al contrario, un aspetto della cultura popolare, quando si
incontra con una nuova località e con la sua gente e cultura locale, assumerà
forme nuove! à riterritorializzazione
della cultura popolare.
Paura
diffusa che la cultura popolare omologhi tutto il pianeta! US coi suoi sport,
fast food e musica, EU con filosofia, arte e moda, Giappone coi suoi cartoni
animati e giochi elettronici.
Il fatto
che la cultura popolare sia così rapidamente diffusa, fa perdere d’occhio ai
consumatori la vera fucina di un bene o un’idea. Es. Nintendo Wii, non è
statunitense (anche se è molto diffuso negli US), ma giapponese.
A volte,
quando la cultura popolare sostituisce la cultura locale, incontra resistenza.
Ad es. governo francese si fa dare sovvenzioni da radio e cinema per la
riproduzione di musica e film americani e britannici.
4.4
Come cogliere le culture locali e la cultura popolare nel paesaggio culturale?
Paesaggio
culturale: impronta visibile dell’attività umana sul paesaggio. Rispecchia i valori,
regole, gusto estetico di una determinata cultura.
Placelessness
/ assenza di luogo: perdita dell’unicità di un luogo. Caratterizzata da vari
elementi:
·
La diffusione planetaria del grattacielo è un esempio di come
una forma architettonica si è oramai diffusa ovunque.
·
Alcune imprese ed alcuni prodotti sono così diffusi da lasciare
un’impronta paesaggistica in territori molto lontani l’uno dall’altro.
Somiglianze che si possono trovare ovunque, dagli aeroporti ai centri
commerciali. (es. McDonald’s, Hard Rock Café)
·
Commercializzazione all’ingrosso dei paesaggi, che favorisce
l’offuscamento dell’identità territoriale. Es. Las Vegas: strutture che evocano
differenti parti del mondo (come se le prendesse in prestito).
Prestiti
e mescolamenti comunque, avvengono ovunque: continuum globale-locale.
Glocalizzazione
(globalizzazione e localizzazione): mediazione e modificazione di processi
regionali, nazionali e planetari. Alla fine, il carattere di un luogo è il
risultato di una serie di scambi tra locale e globale.
5.
L’IDENTITA’: RAZZA, ETNIA, GENERE E SESSUALITA’
5.1
Che cos’è l’identità e come si costruiscono le identità?
Identità:
modo in cui intendiamo noi stessi. Siamo noi a costruirla, attraverso le nostre
esperienze, emozioni, rifiuti. Luogo e spazio fanno parte di questo processo e
le nostre percezioni dei luoghi ci aiutano a capire chi siamo.
Identificazione
contro: modo più facile per costruire un’identità. Consiste, prima di tutto,
nel definire ed identificare l’altro e poi nel definire noi stessi come non
l’altro. (es. colonizzazione, vediamo l’altro che è misterioso e selvaggio,
allora ci autodefiniamo civili).
La razza
è un esempio di costruzione dell’identità. Il fatto che esistano differenze di
classe sociale ed economica hanno portato al concetto di superiorità associato
a razza: razzismo. Un modo per definire l’altro è il colore della pelle, in
quanto elemento visibile immediatamente.
Mentre
la cultura locale e l’etnia sono frutto di scelte, l’appartenenza ad una razza
è un’identità che ci è stata assegnata.
Segregazione
residenziale: leggi in favore sono state approvate dagli US, vietando la
migrazione di certi gruppi razziali in determinati quartieri. Oggi invece, è
illegale. Eppure, la segregazione razziale persiste in alcune aree: in alcune
città, le persone scelgono di vivere ove non vivono gli “altri” (es. suburbs).
Qui, c’è anche differenza di classe, come se razza e classe fossero correlate.
È infatti improbabile che avvenga il trasferimento al quartiere superiore,
popolato dall’altra razza.
Ci
possiamo considerare in modo diverso in base alle diverse scale: individuale
(figlio, studente), locale, regionale, nazionale, planetaria. Queste sono
connesse. Si influenzano reciprocamente.
Scala di
new york: ispanoamericano, in realtà comprende portoricano, messicano,
dominicano.
Successione:
i nuovi immigrati si trasferiscono nelle aree occupate da gruppi di immigrati
più antichi. Es. 1900, portoricani nel quartiere di East Harlem, poi diventano
la presenza dominante ed il quartiere è oggi “El Barrio”.
NY è
particolare per il suo assortimento etnico. Non cambia il luogo in quanto ad
edifici, ma per rispecchiare le diverse culture, bastano le offerte di servizi
nuovi per la comunità: es. negozi alimentari, agenzie viaggio, musica etc.
5.2
In che modo i luoghi influenzano l’identità e come cogliere le identità nei
luoghi?
Senso
del luogo: nel processo di costruzione dell’identità, diamo significato ad un
determinato luogo, attribuendogli memorie ed esperienze. Come l’identità, il
senso del luogo cambia col cambiare del luogo e col cambiare nostro.
Etnico:
senso di appartenenza a un gruppo e a un territorio e un senso d’identità culturale
molto forte. Etnia varia a seconda delle
scale, luoghi, tempo.
In
genere viene usata, quando la razza fallisce nello spiegare le differenze tra
gruppi. Es. Ruanda.
5.3
In che modo la geografia studia le relazioni di potere tra gruppi di persone?
Le
relazioni di potere hanno influenza diretta su identità e paesaggi. Possono
anche soggiogare gruppi di persone, imponendo determinati comportamenti o
confinandoli a determinate aree. Es. US leggi Jim Crow – crearono e mantennero
la segregazione dei neri dal 1876 al 1965.
Non
sempre è necessario che sia lo Stato a stabilire la delimitazione. Sono
generalmente le persone stesse, che limitano l’accesso agli altri ai propri
luoghi. Es. tramite graffiti, murales vengono delimitati specifici confini.
Fasce di
popolazione possono essere in maniera discriminatoria esclusi dalla
cittadinanza e dal voto (es. nativi americani fino al 1920).
Altre
fasce di popolazione sono sottovalutate. In genere le minoranze, come le donne.
Il loro lavoro di domestiche non retribuite non viene considerato come
produttivo per il paese. Le statistiche ufficiali infatti, non tengono conto di
moltissime attività femminili: nei paesi poveri producono più della metà del
cibo! Scavano pozzi, costruiscono case, fabbricano vestiti…
Sebbene
aumentano i lavori ufficiali delle donne, sono comunque discriminate! Sono le
prime ad essere licenziate in momenti di crisi economica. Sono pure retribuite
meno degli uomini.
Nelle
aree particolarmente vulnerabili da malattie, carestie o morte, le relazioni di
potere sono determinanti. Le donne africane, più deboli, sono le più colpite
dall’aids, soprattutto le prostitute. Mentre gli uomini lavorano in città, le
donne devono badare da sole alle fattorie, senza un minimo di tecnologia.
Lavoro tutto manuale. Massacrante, lotta per la sopravvivenza. Inoltre! Non
hanno diritto a prestiti bancari, non hanno diritto a essere proprietarie della
terra che coltivano.
India.
Pena brutale, inclusa ustione, o morte nel caso in cui il padre non soddisfi
l’accordo matrimoniale (dote da pagare alla famiglia dello sposo). Le relazioni
di potere vedono le donne inferiori agli uomini. Molte donne scelgono di
abortire quando sono incinte di una bambina. Ci sarebbe bisogno di cambiamenti
delle relazioni sociali su scala familiare, locale, regionale e nazionale.
Flusso e
riflusso di accettazione: quando si è in crescita economica, si è più disposti
ad accettare gli immigrati ed il contrario quando si è in crisi. Infatti, si
finisce con l’incolparsi l’un l’altro per la situazione.
Lo
stereotipo della minoranza modello: (associata, negli US, agli asiatici) à persone buone e diligenti, che nonostante le sofferenze per
discriminazione, hanno trovato modi di prosperare con mezzi pacifici. In
realtà, i primi ebbero successo, quelli di recente immigrazione invece,
occupano le posizioni peggio retribuite.
6.
LA LINGUA
6.1
Che cosa sono le lingue e che ruolo svolgono nelle culture?
Lingua:
elemento fondamentale per la cultura locale e nazionale. Es. Francia,
protezione linguistica dal 1635, con l’istituzione dell’Academie Française. Nel
1975 bandisce l’uso di parole straniere negli annunci pubblicitari e nei
documenti ufficiali. Lingua non è solo mezzo di comunicazione, ma parte
importante della cultura, in quanto la rispecchia e le da forma.
La
lingua da forma ai nostri pensieri, la usiamo per descrivere esperienze e
sentimenti oppure creiamo nuove parole per indicarli.
Condividere
una lingua vuol dire riconoscersi e farsi riconoscere, mantenendo un’identità
culturale. La lingua infatti rispecchia una determinata collocazione fisica,
valori, pensieri di una cultura.
La
lingua offre informazioni sulla realtà nel quale il parlante vive: es. asiatici
che non hanno tempi verbali, né sistema cronologico: non distinguono tra
passato e presente, come fosse un unico continuum.
Lingua
anche come arma nei conflitti sociali e politici: es. ispanofoni negli US, che
rivendicano lo spagnolo negli affari pubblici.
English
first: 30 Stati US dichiarano inglese lingua ufficiale
English
plus: altri danno possibilità di bilinguismo dei non anglofoni
Altri
ancora, sono ufficialmente bilingui: es. Hawaii (hawaiano e inglese), New
Mexico (istruzione bilingue spagnolo e inglese).
Canada
ufficialmente bilingue, rispetta la divisione coloniale tra Francia e GB.
Québec
cerca di promuovere l’uso del francese. Movimenti secessionisti, non si è mai
ottenuta la maggioranza. Problema dei nativi come Cree e Mohawk, pure
immigrati, che non si riconoscono nella lingua francese.
Criterio
di mutua intelligibilità: se due persone parlano in due lingue non sono in grado
di comprendersi, se invece parlano due dialetti della stessa lingua, possono.
Criterio condiviso dai geografi, ma non dai linguisti. Es. danesi e norvegesi
si comprendono, anche se sono due lingue diverse. Oggi esistono all’incirca
6000 lingue, delle quali 600 in India e 1000 in Africa. Distinguere tra lingua
e dialetto è molto complicato.
In
genere le società progredite hanno lingue standard, di pubblicazione ed
insegnamento. Sono i governi a decidere quale varietà sia lo standard: Academie
Française scelse il parigino, governo cinese scelse mandarino settentrionale.
Divisione
tra standard e varianti esiste in tutte le grandi società, anche in Italia.
I
dialetti sono le varianti di una lingua standard, in base alle regioni o alle
etnie. Lessico diverso, sintassi, pronuncia, cadenza, ritmo.
Catene
dialettali distribuite nello spazio: più ci si allontana, meno i dialetti
interagiscono tra loro.
Lingua è
in realtà un insieme di dialetti, dei quali ne assumiamo uno come lingua vera
perché è quello che parliamo noi o che il governo dichiara essere lingua
standard.
Isoglossa:
linea che segna il confine di una regione linguisticamente uniforme. Raramente
però, si tratta di una linea retta. Il confine in genere è sfocato.
6.2
Perché le lingue hanno la distribuzione che hanno?
Famiglie
linguistiche: classificazione su scala planetaria. All’interno della famiglia,
le lingue hanno origine comune, ma lontana. (es. indo-europea)
Sottofamiglie
linguistiche: caratteristiche comuni sono più definite e origine è più recente.
(es. germanico, romanzo, slavo)
La
famiglia indoeuropea ha la maggiore estensione territoriale ed il maggior
numero di parlanti, nel suo interno inoltre, l’inglese è la lingua più diffusa.
Nel
processo di classificazione delle lingue si studiano le relazioni tra di esse,
confrontando somiglianze e differenze.
Mutamenti
fonetici nel tempo: lieve mutamento del suono di una parola. Es. latino lac
-> lait, latte, leche
Idee sul
protoindoeuropeo: una lingua che diede origine al greco antico, latino e
sanscrito (lingua degli antichi testi religiosi e letterari indiani)
Ricostruzione
a ritroso: dedurre il vocabolario di una lingua estinta e spingersi fino a
ricreare la lingua che l’ha preceduta. Tecnica chiamata ricostruzione profonda.
Ricostruzione
anche dell’antico progenitore del protoindoeuropeo: il nostratico. Non avevano
nomi per piante/animali domesticati. Si deduce fossero allora cacciatori e
raccoglitori, non agricoltori. Probabilmente, uso del nostratico 14000 anni fa,
prima della rivoluzione agricola.
Formazione
di lingue attraverso la divergenza linguistica: processo che avviene quando si
interrompe l’interazione tra i parlanti e la lingua si scinde e frammenta,
prima in dialetti, poi in altre lingue. Es. tra spagnolo e portoghese; tra
francese di Francia e francese del Québec.
La
ricostruzione a ritroso potrebbe farci scoprire l’origine di una famiglia
linguistica. È un compito complesso però! Le lingue non cambiano solo per
divergenza, ma anche attraverso:
- Convergenza: fusione di due lingue in una unica.
- Estinzione: muoiono tutti i parlanti / si abbandona la
lingua dei propri antenati.
Ipotesi:
la regione d’origine del protoindoeuropeo potrebbe essere stata vicino al Mar
Nero / Europa centrorientale.
Ipotesi
di Renfrew: dall’Anatolia si diffusero le lingue indoeuropee dell’Europa,
dall’arco orientale della mezzaluna fertile (Jordan, Syria) si diffusero le
lingue dell’africa settentrionale e dell’Arabia, mentre dall’arco orientale
(Iran), le lingue di Iran, Afghanistan, Pakistan, India (lingue antiche!
Sostituite poi da lingue indoeuropee!)
Teoria
della conquista: i primi locutori protoindoeuropei si diffusero da est a ovest
a cavallo, dando luogo alla diffusione e distinzione delle lingue indoeuropee.
Teoria
dell’agricoltura: il protoindoeuropeo si estese attraverso l’Europa verso ovest
con la diffusione dell’agricoltura.
Ipotesi
della dispersione: le lingue originate dal protoindoeuropeo si diffusero verso
est nell’asia sudorientale, intorno al mar caspio, attraverso le pianure russo
ucraine e infine nei Balcani.
Non si
sa ancora ove sia nata la lingua protoindoeuropea.
Lingue
romanze: francese, spagnolo, italiano, romeno, portoghese, distribuite in tre
regioni, che erano controllate dall’impero romano.
Lingue
germaniche: inglese, tedesco, neerlandese, danese, norvegese, svedese.
Espansione delle popolazioni settentrionali verso ovest e sud. L’inglese però,
ha anche l’impronta della migrazione Normanna in Inghilterra del 1066, che
portò il francese nelle Isole Britanniche, con relativo inserimento di lessico
romanzo nell’inglese germanico.
Lingue
slave: russo, polacco, ceco, slovacco, ucraino, sloveno, serbocroato, bulgaro.
Si svilupparono quando gli slavi migrarono dall’Ucraina 2000 anni fa.
Eccezioni:
celti sopravvivono in GB, col gaelico irlandese ed il gaelico scozzese; il
basco / euskera sopravvive nella regione montuosa dell’Andorra tra Spagna e
Francia à oggi, riconosciuta come lingua,
autonomia alla regione basca sancita dalla costituzione.
Nell’Africa
subsahariana la famiglia niger-congolese è quella prevalente.
Lingue
più antiche sono le Khoisan, cioè quelle ove è presente il suono clic. Sono
lingue poi emarginate dall’invasione della sottofamiglia bantu (con lingue
molto simili).
Più a
lungo una lingua si parla in un luogo, più alta è la probabilità che si
producano variazioni e che la lingua si frammenti.
Nigeria,
creata arbitrariamente dai colonizzatori britannici, con confini tracciati su
carta. Dal 1962, con l’indipendenza, il governo decise di adottare l’inglese
come lingua ufficiale. Questo complica solo la situazione per i bambini, che
non ne traggono alcun vantaggio.
6.3
Come si diffondono le lingue?
Migliaia
di anni fa, c’erano moltissime lingue. Con la crescita di imperi e società
alfabetizzate, alcune cominciarono ad affermarsi più di altre. Es. cinese
dell’impero Han e latino dell’impero romano. La diffusione avvenne inizialmente
tra i ricchi, mentre i poveri rimasero analfabeti. Con l’invenzione della
stampa, nel medioevo, le lingue europee vennero fissate e molte più persone
impararono a leggere e scrivere. Col mercantilismo ed il colonialismo poi, le
lingue europee, in particolare spagnolo ed inglese, vennero esportate
oltreoceano.
Lingua
franca: lingua usata fra parlanti di diverse lingua con lo scopo di scambi
commerciali
Lingua
pidgin: lingua semplificata creatasi dalla mescolanza di lingue fra due
parlanti di diverse lingue.
La prima
lingua franca usata fu una lingua pidgin.
L’arabo
fu lingua franca durante l’epoca di espansione dell’Islam, l’inglese lo divenne
in epoca coloniale.
Lingua
creola: lingua pidgin che ha sviluppato struttura e lessico complessi,
diventando una lingua nativa.
Le
lingue pidgin e creole sono importanti per l’unificazione linguistica, perché
sono semplici ed accessibili, quindi hanno rapida diffusione.
Esistono
pochi stati monolingui: giappone, uruguay, venezuela, islanda, danimarca,
portogallo, polonia, lesotho (africa). Comunque, esistono piccole minoranze
all’interno che parlano altre lingue, come ad esempio la comunità coreana in
Giappone.
Negli
stati multilingui, la frammentazione linguistica può essere associata al
pluralismo culturale: es. India, uno stato per lingua.
Le
lingue ufficiali vengono adottate nei paesi a frammentazione linguistica per
cercare di creare un legame tra i cittadini.
Inglese
è lingua franca dell’economia, dei viaggi e della tecnologia. Sta diventando
lingua globale? Dipende dal significato di globale. Se intendiamo che viene
usata in tutto il mondo nelle attività quotidiane, allora non lo è.
La
lingua è fortemente identitaria, in difesa della propria cultura, molti si
oppongono all’inglese.
Se
invece consideriamo globale come lingua comune degli scambi commerciali
internazionali, allora si, potrebbe diventarlo. Rischioso però: influenze
economiche e politiche nell’uso della lingua possono imporre un’altra lingua
agli affari internazionali.
6.4
Quale ruolo svolge la lingua nella creazione dei luoghi?
Toponimi:
nomi di luogo. Dare un nome vuol dire creare un luogo e dargli determinate
caratteristiche. Sono le persone a creare i luoghi. Inoltre, il dare un
determinato nome, da informazioni sulla storia del luogo. Ci sono nomi descrittivi,
associativi, commemorativi, elogiativi, che ricordano avvenimenti, rivendicano
possesso, richiamano alla cultura tradizionale, altri inventati o sbagliati.
Il nome
è legato a migrazione e contatto fra culture. Ad es. nomi francesi in zone
della Louisiana. Oppure in Brasile, toponimi portoghesi che ricordano la
colonizzazione delle terre. Ma allo stesso tempo alcuni tedeschi, che
testimoniano l’immigrazione tedesca.
Toponimi
diversi evidenziano il fatto che l’area sia contesa: es. Islas Malvinas e
Falkland Islands.
Quando
si cambia un toponimo e se ne assegna uno nuovo è come se si cancellasse il
passato e se ne generasse uno nuovo. Spesso avviene quando cambia il tipo di
governo o il “possessore” (es. indipendenza dopo la colonizzazione). Non solo i
paesi, ma anche le città, es. Leopoldville diventa Kinshasa.
Altro
caso è il post-rivoluzione. Es. a seguito di colpi di Stato e rivoluzioni. Come
il dittatore Mobutu che cambia la RDC in Repubblica dello Zaire. Poi Kabila lo
fa ridivenire RDC.
Altro
ancora sono i toponimi commemorativi: in onore di una persona o di un
avvenimento. Es. i parchi US denominati Memorial Park.
Mercificazione
dei toponimi: vendita di nomi e marchi in altri luoghi: sono le multinazionali
che ricreano luoghi di successo per attirare consumatori es. Disneyland Paris e
Tokyo Disneyland, entrambi da Disneyland negli US.
7.
LA RELIGIONE
7.1
Che cos’è la religione e qual è il suo ruolo nella cultura?
Religione
come la lingua, alla base della cultura in quanto rispecchia l’identità.
Possibilità di convertirsi o convertire (missionari). Il paesaggio culturale è
segnato dalla religione. Non solo tramite chiese e moschee, ma tramite ad
esempio vendita di alcolici, abbigliamento, abitudini personali (come la barba
lunga).
Religione:
sistema di credenze e pratiche che cerca di ordinare le priorità della vita.
Stabilisce infatti, standard di comportamento.
Molti
rituali diversi (matrimonio, nascita), quello comune è la preghiera.
Anche
negli Stati ove oramai la religione è secolarizzata, ovvero non influisce più
pesantemente sul comportamento dell’individuo, si possono riscontrare i tratti
della religione subcoscienti: arte, storia, consuetudini, credenze. In
qualunque società, la religione ha influenza nel lavoro svolto, in ciò che
acquista ed in ciò che gli è concesso fare.
7.2
Dove si sono originate e come si diffondono le principali religioni?
Tre
classi, in base all’approccio al concetto di divinità:
- Monoteiste: venerano solo un Dio
- Politeiste: più di una divinità, anche migliaia
- Animiste: tutto ciò che esiste ha un’anima (animali,
piante, montagne, luna) e quindi deve essere venerato
Tutte le
religioni in passato sono state animiste o politeiste. 3500 anni fa però,
Zarathustra, in Asia sudorientale sviluppa la religione monoteista (dalla quale
probabilmente derivano le principali moderne come ebraismo, cristianesimo e
Islam).
500 a.C.
filosofia greca nel Mediterraneo settentrionale, Induismo in Asia meridionale,
Ebraismo nel mediterraneo orientale, filosofie cinesi nella valle del fiume
giallo.
Cristianesimo
ed Islam sono influenzate dall’Ebraismo e dalla filosofia greca.
Religioni
universalizzanti: cercano di compiere conversioni perché ritengono di offrire
credenze appropriate ed universalmente valide. Es. Cristianesimo, Islam,
Buddhismo.
Religioni
etniche: al contrario, i seguaci nascono nella fede e non cercano di convertire
gli altri. Sono concentrate in determinati spazi es. sudamerica, africa.
Eccezione è l’ebraismo! Si tratta di una religione etnica, però i suoi seguaci
sono distribuiti nel mondo, a causa delle migrazioni forzate e volontarie.
Induismo,
terza religione dopo cristianesimo ed Islam. Creato 4000 anni fa nell’attuale Pakistan.
Basato su pratiche antiche quali bagni rituali e reincarnazione. Unico Dio è
Brahman, gli altri dei sono sue espressioni. Non ha libro sacro né profeta.
Fondamentale è il karma: causa ed effetto. Umani legati al samsara: ciclo di
nascita, morte, rinascita. Sistema delle caste, blocca gli individui in
particolari classi sociali.
Diffusione
limitata in quanto è una religione etnica. Indonesia: Bali oggi è fortemente
induista, anche perché nel periodo in cui l’Indonesia era stata assalita dai
musulmani, molti hindu si sono trasferiti nell’isola di Bali.
Buddhismo.
Nasce in India, in risposta al rigido sistema sociale imposto dall’induismo.
Siddharta Gautama Buddha. Con Ashoka, sovrano indiano convertitosi al
buddhismo, la religione si estese tramite invio di missionari anche a popoli
lontani: Sri Lanka, Tibet, Cina, Corea, Giappone, Vietnam, Indonesia. Il
Buddhista è cambiato nel corso del tempo ed ha assunto forme diverse in base al
luogo.
Shintoismo.
Religione etnica che si concentra su natura e culto antenati. Era religione di
Stato durante il 1800 in Giappone, poi rinuncia da parte dell’imperatore.
Taoismo.
Laozi, 6 a.C. convogliare energie vitali e ridurre quelle negative.
Confucianesimo.
Filosofo Confucio, vissuto in Cina in epoca corrotta. Come il Taoismo è una
filosofia di vita. Virtù e capacità umane determinano la posizione di un
individuo e le sue responsabilità nella società.
Tentativi
da parte del governo comunista cinese di sopprimere le religioni, ma non ci
riuscì. Forte opposizione dei seguaci di confucio, abituati a tali credenze da
2000 anni.
Ebraismo.
Sistema di credenze nato 4000 anni fa. Si basa sulla credenza che Abramo avesse
stipulato un patto con Dio: gli ebrei avrebbero adorato un solo Dio, il quale
in cambio avrebbe protetto il popolo eletto (Israele). Diversamente dalle altre
religioni etniche, non è limitato solo ad un piccolo territorio: 40% negli US,
40% nello Stato di Israele, il restante nel resto del mondo.
Dispersione
degli ebrei: diaspora. Perseguitati ovunque. Inizia il movimento sionista, i
cui membri credono che gli ebrei non debbano essere inclusi in altre società,
ma per sopravvivere debbano creare una patria. 1947 viene creato lo Stato
ebraico, quando scaduto il mandato britannico in Palestina, l’ONU divise la
Palestina in due Stati.
Cristianesimo.
Fondatore Gesù di Nazareth. Figlio di Dio, inviato sulla terra per mostrare
agli uomini come vivere. Nacque a Betlemme, Cisgiordania e visse a Nazareth, nell’attuale
Israele.
Chiesa
cristiana ortodossa / chiesa ortodossa orientale: perseguitata dai Turchi in
varie occasioni.
Chiesa
cattolica / Chiesa cattolica romana: 1 miliardo di seguaci. Nel medioevo era la
più potente, controllando anche la vita politica europea. Inizia a distaccarsi
dalle masse e subisce attacchi. Scisma. Scontro tra papi. Attorno al 1400.
Riforma
protestante tra 1500-1600 con Martin Lutero e Giovanni Calvino. Protestantesimo
è composto da molte sette e costituisce il terzo ramo del cristianesimo.
Diffusione
planetaria col colonialismo: dall’Europa all’Africa ed alle Americhe. Ma anche
in asia!
Islam.
Profeta maometto, al quale si è rivelato Allah. Impone determinato
comportamento in tutte le sfere della vita. Proibisce alcool e gioco d’azzardo.
Sunnismo,
90%, consuetudine.
Sciismo,
minoritario dell’Iran, seguaci di Ali, cugino di Maometto.
Esistono
molte altre sette minoritarie. Comunque, la discussione principale derivò tra S
e S per quanto riguardava la scelta dell’erede, dopo la morte di Maometto.
Prevalsero i sunniti. Sciiti danno molta importanza all’imam, credendolo
infallibile.
I
musulmani diffusero la loro religione fino oltre l’oceano indiano tramite il
commercio.
Le
religioni indigene. Ambito locale, basati sulla venerazione della natura,
tramandate da famiglie e gruppi d’indigeni.
Lo
sciamanismo. Pratiche rituali e credenze magico-religiose basate sull’azione di
uno sciamano, capo religioso, guaritore e visionario. Sono in Africa, America,
Asia. Pochi seguaci. In genere isolate. Si tratta di religioni tradizionali.
Il
secolarismo è in ascesa. I membri delle religioni osservanti stanno diminuendo.
Vige indifferenza o rifiuto nei confronti delle religioni organizzate.
7.3
Come scorgere la religione nel paesaggio culturale?
Pellegrinaggio:
pratica di recarsi presso un luogo sacro.
Siti
sacri: luoghi / spazi ai quali si attribuisce significato religioso. In molti
paesi, i siti sacri sono considerati importanti dai seguaci di più di una fede.
Per gli
ebrei, Gerusalemme, muro del pianto: ove Abramo stava per sacrificare suo
figlio Isacco. Per i cristiani, Gerusalemme è sacra perché la crocifissione di
Gesù avvenne fuori dalle mura della città. Il monte del tempio ebraico è
chiamato nobile santuario dai musulmani, per i quali è importante dato che è il
luogo ove Maometto ascese al cielo.
Per gli
induisti è importante non deturpare troppo il paesaggio. Molti templi, in
genere vicino a fonti d’acqua.
Per i
cristiani, sa sempre importanti le cattedrali. Nel corso dei secoli sono stati
il centro della vita sociale. Importanti anche i cimiteri. Nelle città europee
ci sono ancora cimiteri che risalgono a secoli scorsi.
Per
l’Islam, importanti le moschee. Dai minareti i muezzin chiamano alla preghiera.
Vietata la raffigurazione di umani, quindi molti simboli nella religione
musulmano, spesso con calligrafia complicata e affascinante. Uno dei
pellegrinaggi più famosi al mondo: alla Mecca, in AS.
7.4
Qual è il ruolo della religione nei conflitti politici?
Paesi a
cavallo di confini interreligiosi: soggetti a forze culturali divisorie. Es.
paesi africani tra cristiano e musulmano.
Altri
sono a cavallo di confini intrareligiosi: es. tra cristiani protestanti e
cattolici oppure musulmani sciiti e sunniti.
Regione
israelo-palestinese, conflitto più controverso.
Ex
jugoslavia: divisa tra serbi, con alfabeto cirillico e Croati, con alfabeto
latino. I turchi introdussero l’Islam, convertendo i serbi. Molti scontri.
Seconda guerra mondiale, croati si schierano coi nazisti. Slobodan Milosevic,
pulizia etnica. Espulsione e massacri di musulmani, qualsiasi fosse l’etnia.
UN. Divisione della repubblica federale di Bosnia ed Erzegovina in una per
croati e musulmani e l’altra per i serbi. Situazione ancora incerta,
soprattutto per la regione del Kosovo.
Fondamentalismo
religioso: gruppo che considera le proprie credenze religiose non riformabili
ed inflessibili. In genere accade in risposta al degrado della società.
Estremismo
religioso: è l’estremo violento del fondamentalismo.
Attenzione:
non tutti i fondamentalisti sono estremisti!
Il
fondamentalismo islamico è in espansione e questo diventa evidente se pensiamo
all’espansione delle leggi della sharia: in particolare, del codice penale,
sono norme molto severe che prevedono pene corporali quali amputazioni,
flagellazione, lapidazione. Ora in vigore in Nigeria e Sudan settentrionali.
Rischi
politici legati ai fondamentalismi. Es. Ayatollah Khomeini, rivoluzione, norme
e pratiche islamiche divennero legge.
Talebani
afghani: in favore della jihad (guerra santa contro occidente e in particolare
US), nascondono estremisti islamici.
8.
LA GEOGRAFIA POLITICA
8.1
Dal punto di vista politico, com’è organizzato lo spazio in stati e nazioni?
Geografia
politica: studio dell’organizzazione politica del pianeta. Avviene su varie
scale. Su scala planetaria c’è la suddivisione in Paesi/Stati. Ove con Stato si
intende entità provvista di popolazione, sovranità nazionale e territorio. Oggi
circa 200 Stati.
Territorialità:
azione di un individuo o gruppo volta a controllare persone, fenomeni,
relazioni.
Gli
individui nel tempo hanno cambiato il modo di organizzare il territorio. Oggi,
territorio è legato al concetto di sovranità, in quanto implica un’espressione
di controllo sul territorio.
Integrità
territoriale: esiste il diritto a difenderla dalle aggressioni esterne.
Inizialmente
condivisione territori, specialmente America, ma anche Asia e Africa.
Concetto
europeo di Stato cambia la situazione. Stato moderno nasce con la pace di
Westfalia 1648, sacro romano impero germanico, che finiva la guerra dei
trent’anni, conflitto europeo religioso.
Con
questa pace: in passato le società definivano il proprio territorio, ora il
territorio definiva la società (es. i francesi sono in Francia).
Nazione:
gruppo di individui che basano la propria appartenenza al gruppo su un senso di
cultura e storia condivisa, aspirando ad autonomia politica e territoriale. Una
nazione non esiste in quanto gruppo distinto, esistente a sé, bensì come
sentimento collettivo di appartenenza.
Non
coincide con lo Stato! Es. Stato: Belgio, Nazioni al suo interno: Valloni e
Fiamminghi!
Stato-Nazione: modello europeo dello
stato, è una regione organizzata politicamente, nella quale Nazione e Stato
occupano lo stesso spazio. Aspirazione nata con la rivoluzione francese,
insieme al concetto di democrazia: popolo sovrano dello Stato.
Quasi
tutti gli Stati esistenti oggi sono Stato Multinazionale: hanno più di
una nazione all’interno dei loro confini. Es. Ex Jugoslavia, nazione croata,
serba, slovena.
Al
contrario, se una nazione si estende in più stati è Nazione Multistatale.
Nazioni
Senza Stato: es. Palestinesi.
Con la
colonizzazione, si esporta il modello di Stato, sovranità e aspirazione a Stati
Nazionali al resto del mondo. Altri effetti però, sono la concentrazione di
ricchezza in Europa e nelle colonie europee, che è alla base della
distribuzione ineguale di potere del mondo di oggi.
Economia
planetaria, divisa in tre zone:
- Centro, livelli d’istruzione, salari, tecnologia
superiori. Processi centrali generano più ricchezza nell’economia
planetaria. (US, Canada, EU occidentale, Scandinavia, Australia, Giappone)
- Periferia, livelli di istruzione, salar, tecnologia
inferiori. Processi quindi, che generano meno ricchezza. (Africa tranne
SA, alcune regioni sud Americane, asia insulare, medio oriente)
- Semiperiferia, territorio nel quale vi sono processi che
costituiscono il centro e anche la periferia. Sfruttate infatti dal
centro, ma sfruttano la periferia. (Brasile, Sudafrica, Arabia Saudita,
UAE, India, Cina, Russia, Europa dell’est)
Potere
economico:
ricchezza
Potere
politico:
capacità di influenzare gli altri per raggiungere determinati obiettivi.
Non sono
identici, ma il potere economico consente di procurare potere politico.
8.2
In che modo gli Stati organizzano spazialmente i loro governi?
Stato
unitario:
centralizzato, la capitale è centro del potere. Soprattutto fino al 1945.
Stato
federale:
territorio organizzato in unità federate (regioni, Stati, province). Se il
sistema federale è forte, le regioni hanno grande controllo sulle politiche e
sulle spese del governo centrale. Se invece è debole, le regioni hanno poco
controllo. Federalismo diverso modo di funzionamento, in base al contesto.
Devolution: trasferimento di
alcuni poteri e competenze es. istruzione, sanità, dal governo centrale ai
governi locali.
Decentramenti
etnoculturali: nazioni che dentro uno stato si definiscono diverse per etnia,
lingua, religione.
Decentramenti
economici:
nazioni che si distinguono per la propria rilevanza economica.
Geografia
elettorale: studio di come le circoscrizioni elettorali rispecchia e influenza
gli affari sociali e politici.
Contatto
diretto tra elettore e governo avviene su scala locale.
US,
camera dei rappresentanti, eletti su rappresentanza territoriale: ogni
distretto elegge un rappresentante.
Reapportionment:
ri-attribuzione del numero del numero dei rappresentanti, in base alle
varazioni della popolazione (censimento – come è cambiata la situazione –
adeguazione dei rappresentanti).
8.3
Come si creano i confini e perché sorgono le dispute di confine?
Confine: piano verticale che
taglia il suolo, sottosuolo e spazio aereo, dividendone il territorio.
Molte
ripartizioni furono effettuate prima di scoprire le risorse del sottosuolo,
così nacquero le successive dispute.
Creazione di un confine tra due stati:
- Definizione del confine, attraverso documento nel quale si
definiscono longitudine e latitudine
- Delimitazione, disegno su carta del confine
- Demarcazione (opzionale), con pali, pilasti, muri, recinzioni
- Amministrazione, scelta della procedura adeguata a mantenere il
confine e regolare il flusso di
merci e persone
confini geometrici:
come quelli US, canadesi e africani, basati su latitudine e longitudine
confini fisico-politici:
seguono un elemento concordato del paesaggio, es. linea di un fiume o di una
montagna. Es. Rio Grande tra US e Messico o Pirenei tra Francia e Spagna.
Dispute
di definizione: riguardano la formulazione giuridica dell’accordo. Es. linea
mediana di un fiume vuol dire che in piena e in secca, la linea cambia?
Dispute
di ubicazione / localizzazione: non si basa sulla definizione, ma
sull’interpretazione del termine.
Dispute
di gestione: paesi vicini, riguardo la funzione del confine. Disputa se
solo uno controlla le migrazioni, mentre l’altro lascia il via libera.
Dispute
di ripartizione / allocazione: per quanto riguarda le risorse al confine, come
gas naturale tra Paesi Bassi e Germania o petrolio tra Iraq e Kuwait.
8.4
In che modo la geopolitica aiuta a comprendere i rapporti fra le popolazioni?
La
geopolitica si suddivide in due teorie principali:
- Scuola tedesca, Stato come organismo biologico, ha bisogno di
nutrimento, cioè di nuovi territori appartenuti a competitori meno
potenti. Territorio come forza essenziale dello stato. Giustifica
l’espansionismo.
- Scuola angloamericana, importanza anche del mare,
non solo della terra ferma. Chi avesse sfruttato il mare, avrebbe finito
col dominare il mondo.
Geopolitica
critica:
i politici degli stati più potenti creano idee che influenzano comportamenti e
scelte politiche, condizionando la visione dei cittadini.
Ordine
geopolitico planetario: per molto tempo potere diviso tra URSS e US, cioè
bipolarismo.
Ora si
parla di un possibile unilateralismo: US come forza egemone che usa le maniere
forti e i cui alleati fungono da sudditi per quanto riguarda prendere
decisioni.
8.5
Cosa sono le organizzazioni sovranazionali e qual è il futuro dello stato?
Organizzazione
sovranazionale: entità costituita da tre o più Stati che formano una struttura
amministrativa per il mutuo vantaggio e perseguimento di obiettivi comuni.
Sperimentazione ancora in corso. Alcune ebbero successo, altre meno. L’UE è
molto particolare, come un grande stato, miliardi di fondi, tre capitali, ampi
poteri decisionali.
9.
GEOGRAFIA URBANA
9.1
Quando e perché gli uomini iniziarono a vivere in città?
Città:
agglomerato di persone ed edifici che fungono da centro di politica, cultura ed
economia.
Urbano:
non rurale e non agricolo.
Urbanizzazione:
fenomeno che sta avvenendo ovunque, anche se non uniformemente. Anche se oggi è
veloce, è un processo che inizialmente impiegò migliaia di anni.
Dalla
caccia all’allevamento ed all’agricoltura. Piccoli villaggi. à villaggi agricoli: abitanti partecipavano alle attività
agricole, vivevano per sussistenza.
Poi
città più grandi, caratterizzate dagli scambi commerciali e da classi sociali
diverse, ove non tutti lavorano in agricoltura.
Classe
dirigente: gruppo di capi e organizzatori che controllano le risorse degli
altri cittadini. Controllo su produzione e distribuzione degli alimenti.
Prima
rivoluzione urbana, avvenne in cinque luoghi distinti, quindi probabilmente
innovazione indipendente.
- 3500 a.C. Mesopotamia. Limitata. Cittadini tenuti in
condizione di schiavitù.
- 3200 a.C. Valle del Nilo. Potere detenuto da chi
controllava i sistemi di irrigazione
- 2200 a.C. Valle dell’Indo, organizzazione, fognature,
pozzi, mura. Scambi commerciali a grandi distanze. La classe dirigente
viveva in abitazioni delle stesse dimensioni di quelle dei cittadini.
- 1500 a.C. Fiume Azzurro e Fiume Giallo. Cinta muraria,
templi, palazzi enormi della classe dirigente.
- 200 a.C. Mesoamerica. Autorità divina, re-divinità.
La gente
delle città migrò. Così, diffuse le proprie conoscenze agricole ed
urbanistiche.
500 a.C.
, Grecia è l’area più urbanizzata del Pianeta. Rete di città, anche sulle
isole. Marinai collegavano commercialmente i luoghi. Atene e Sparta, le
principali.
Agorà:
spazio pubblico usato come luogo di riunione, che diventò anche centro della
vita commerciale.
Sito di una città:
posizione assoluta, scelta per esigenze commerciali, difensive, religiose.
Romani
combinarono agorà e acropoli greche nel FORO, punto principale della vita
pubblica, centro amministrativo, politico, religioso, commerciale e culturale.
Medioevo
à urbanizzazione al di fuori dell’Europa.
Situazione di una città:
posizione relativa all’interno di una regione.
Con la
colonizzazione, ci fu il declino delle città interne e l’esplosione di quelle
costiere. Infatti, queste resero possibile una rete di commercio internazionale.
Con la
rivoluzione industriale, collegamenti fra varie città anche lontane da
forniture di carbone. Le situazioni igienico-sanitarie però erano pessime,
peggio anche di quelle del medioevo. Riconoscimento dei diritti dei lavoratori à introduzione della pianificazione urbana.
1950
fabbriche si trasferiscono lontano dalle aree urbane, oramai sovraffollate e
costose.
9.2
Dove sono le città e perché?
Area
di mercato:
zona della città, indipendentemente dal fatto che sia grande o piccola.
Regola rango-dimensione:
in un modello di gerarchia urbana, il numero di abitanti di una città è
inversamente proporzionale al suo rango nella gerarchia. Non è però valida per
tutti i paesi che hanno solo una città più rande delle altre (es. Parigi).
Teoria
delle località centrali (Christaller): si trovano l’una dentro l’altra,
quindi la località centrale più grande fornisce il massimo numero di funzioni
alla maggior parte della regione. Le città sarebbero distribuite regolarmente,
le località centrali avrebbero distanza uniforme. à ogni località centrale ha una regione complementare
circostante, area di mercato esclusiva ove la città ha il monopolio sulla
vendita di beni e servizi.
Non
tutte le enunciazioni di Christaller possono essere prese per vere. Però! Ciò
non toglie che in una regione, la distribuzione degli insediamenti non si è
prodotta a caso, ma sia legata alle aree di mercato, popolazione e distanze.
9.3
Come sono organizzate e come funzionano le città?
Zonizzazione
funzionale: divisione di una città in zone, omogenee e specializzate per
certi scopi o funzioni.
Zona: area con un uso del
suolo uniforme (es. zona industriale, residenziale).
La zona
economica chiave della città, viene chiamata centro finanziario e
commerciale.
Centro
cittadino:
area urbana non periferica. In genere, parte più antica della città,
contrapposta ai sobborghi recenti
Sobborgo: parte esterna,
uniforme, di un’area urbana, spesso vicino al centro cittadino.
Suburbanizzazione: processo di
urbanizzazione delle aree originariamente esterne all’ambiente urbano. Si
verifica quando individui e imprese migrano dalla città. Questo processo è
importante in quanto trasforma il suolo
da rurale ad urbano.
Modello
a zone concentriche: divide la città in zone concentriche, definite dalle relative
funzioni:
- Al centro, il centro finanziario e commerciale,
suddiviso in sottoquartieri.
- La zona di transizione, con residenze e manifattura
leggera
- Case degli operai
- Residenze delle classi medie
- Pendolari, zona suburbana.
Quando
cresce la città, le zone interne invadono quelle esterne.
Modello
a settori:
la cittò cresce verso l’esterno del centro cittadino, zona residenziale puù
estendersi fino al margine della città, creando zone a forma di settore.
Modello
a nuclei multipli: perdita di posizione dominante del cbd, propone infatti
diverse zone urbane con nuclei propri.
Domini
urbani:
modello della metropoli moderna. Ogni dominio è un’entità economica, sociale,
politica separata, ma legata ad altre simili per formare la struttura della
metropoli.
Città
latinoamericana. CBD è centro primario del commercio. Diviso in due settori: mercato
e skyscrapers. Zona residenziale prestigiosa circonda il CBD, ne è una specie
di estensione. Infatti ci sono uffici, malls, abitazioni della classe
medio-alta. Le restanti zone concentriche ospitano residenti più poveri, che
sono la maggior parte della popolazione. Zona più esterna ci sono abitazioni
abusive periferiche, con poveri e immigrati recenti. Baraccopoli.
Settore
di disamenità: parti poverissime della città, non collegate ai servizi
cittadini, controllate da criminali e narcotrafficanti.
Città
africane. Livello di urbanizzazione sotto il 40%. Create essenzialmente durante
il colonialismo. Eccezioni: Sudafrica. Città occidentali, con più CBD.
9.4
In che modo prendono forma le città?
Molte
delle città più popolose si trovano nelle regioni più povere.
Shantytowns
/ baraccopoli: insediamenti abusivi in cui le abitazioni sono costruite con
legname, ferro, cartone.
Le città
più povere non hanno leggi di zonizzazione, secondo le quali l’uso dello spazio
rispetti ambiente e cultura.
Blockbusting:
pratica degli agenti immobiliari bianchi durante la segregazione razziale:
convincevano i bianchi a scappare nei suburbs, perché il quartiere si stava
degradando (con la scusa, avrebbero rivenduto la loro casa ai neri).
Programmi
di commercializzazione: trasformazione del centro in un’area attraente per i
residenti, ma anche per i turisti. Es. NY, Miami.
Gentrification:
processo che ha luogo quando si acquistano e ristrutturano abitazioni,
aumentandone il valore e cambiando così le caratteristiche del quartiere.
Tear-down:
case comprate con lo scopo di demolirle e costruire edifici più grandi al loro
posto.
Sprawl
urbano / dispersione: crescita rapida ed incontrollata di edifici abitativi e
commerciali e di strade in vaste porzioni di territorio. È un fenomeno legato
all’era dell’automobile. Le città sviluppatesi prima dell’auto infatti, sono
cresciute verso l’alto, non verso l’esterno. Es. città dell’ovest US.
Nuovo
urbanesimo, nato in risposta a questa scompostezza urbana. Si tratta di sviluppo
edilizio e rinnovamento suburbano che creano quartieri pedonali con grande
assortimento di abitazioni e posti di lavoro. Vogliono creare dei quartieri che
incoraggino il senso di comunità: infatti, vogliono ridurre i tempi del
traffico, aumentare case a prezzi abbordabili e frenare lo sprawl.
Gated
community: quartieri circondati da barriere fisiche quali muri o cancellate,
con accessi (gate) controllati per pedoni e veicoli. Perché? Sicurezza degli
abitanti e aumentare valore delle abitazioni.
Baraccopoli
/ slum: non si tratta di abusivi! Pagano l’affitto!
Economia
informale: insieme delle transazioni che sfuggono alla contabilità nazionale e
non contribuiscono al reddito nazionale di un paese. Sfugge all’imposizione
fiscale!
9.5
Quale ruolo svolgono le città?
Globalizzazione: insieme di processi e
risultati che si producono su scala planetaria, aggirando e saltando i confini
degli Stati per influenzare l’intero globo terracqueo.
World
cities
/ città internazionali: città che, essendo centri di servizi economici,
estendono la propria influenza oltre i confini statali. Si tratta di un “nodo”
della globalizzazione, in quanto le relazioni internazionali passano attraverso
questo luogo.
Primate
city:
la capitale di uno stato. Viene sostenuto il suo sviluppo, più di quello delle
altre città. Infatti, risulta essere la più grande. Es. Londra e Parigi sono
sia world cities che primate cities.
10.
LO SVILUPPO
10.1
Che cosa si intende per sviluppo?
Sviluppo:
vuol dire progresso, quindi miglioramento tecnologico, produttivo,
socioeconomico.
I paesi
in via di sviluppo? Stanno compiendo dei progressi in questi campi.
PNL
prodotto nazionale lordo: misura del valore totale di beni e servizi
ufficialmente prodotti dai residenti e dalle imprese di un Paese in un anno
PIL
prodotto interno lordo: valore monetario complessivo, in un anno, di tutti i
beni e servizi di un paese (sottraendo consumi e aggiungendo imposte).
RNL
reddito nazionale lordo: valore totale della produzione all’interno del Paese,
aumentato dei flussi di reddito che il paese riceve dall’estero e diminuito dei
flussi di reddito che il Paese invia all’estero. à calcola solo
l’economia formale. Cioè l’insieme di transazioni economiche REGISTRATE nella
contabilità nazionale. (l’economia informale, come i lavori senza contratto,
non contribuiscono alla formazione di PIL e RNL)
Per
capire il ruolo che ha la tecnologia sull’economia, si misura la struttura
occupazionale della forza lavoro (percentuale di lavoratori occupati nei vari
settori).
Produttività
per lavoratore: si ottiene calcolando la produzione di un anno e dividendola
per il numero di persone impiegate come forza lavoro.
Indice
di dipendenza: numero d’individui, giovani e anziani, a carico di ogni 100
persone occupate.
Per
misurare il benessere sociale, si possono usare: livello d’istruzione,
mortalità infantile, speranza di vita, assunzione media pro capite di calorie
alimentari, risparmio pro capite.
Tutti i
metodi comunque, non indicano le differenze nello sviluppo all’INTERNO dei
paesi.
Modello
di modernizzazione / scala di sviluppo di Rostow (1971):
- Società tradizionale, agricoltura di sussistenza
- Nuova classe dirigente, paese ha maggiore flessibilità e
apertura
- Rivoluzione industriale, crescita sostenuta. Aumento
urbanizzazione. Produzione di massa
- Tecnologie diffuse. Specializzazione industriale.
Crescita demografica rallenta
- Redditi elevati e produzione diffusa di beni e servizi.
Maggioranza dei lavoratori è nei servizi.
Molte
critiche però! Il fatto che i paesi sviluppati siano quelli industrializzati,
non vuol dire necessariamente che anche
quelli in via di sviluppo si debbano industrializzare. Potrebbero esistere vie
diverse per raggiungere lo sviluppo.
Lo
sviluppo rispecchia il contesto. È infatti il riflesso di ciò che avviene su
più scale.
Neocolonialismo:
paesi ricchi controllano l’economia di quelli poveri, nonostante questi ultimi
siano politicamente indipendenti.
Teoria
della dipendenza: le relazioni politiche ed economiche tra paesi e regioni
controllano e limitano lo sviluppo economico delle aree più povere.
Teoria
dei sistemi-mondo (Wallerstein): descrizione del pianeta come una struttura in
tre zone: centro periferia e semiperiferia; il che spiega le connessioni tra
territori dell’economia planetaria.
10.2
Quali sono le barriere allo sviluppo economico e i suoi costi?
ISU: indice
di sviluppo umano. Combina: lunga-sana esistenza a istruzione e tenore di vita.
Gli
ostacoli allo sviluppo economico non sono solo il fatto di essere in zona
periferica, ma anche gli alti tassi di crescita demografica, bassi livelli
d’istruzione, elevato debito estero, instabilità politica, malattie.
Analfabetismo,
soprattutto per le donne: perché istruirle, se tanto lasciano casa una volta
sposate e non ci danno reddito? Investimento a vuoto.
Traffico
di minori, in particolare bambine.
Crisi del
debito: hanno ottenuto prestiti dalle organizzazioni internazionali, ma non
sono in grado di ripagarli.
Le
condizioni igienico sanitarie: problema maggiore. Malaria, aids.
La
povertà porta a instabilità politica. Lo scontento viene da più fronti. Scompigli,
corruzione, sommosse.
Il costo
dello sviluppo? Il deturpamento dell’ambiente. L’inquinamento.
EPZ,
export processing zones, in pratica, per attrarre industrie straniere, molti
paesi hanno istituito queste condizioni fiscali favorevoli. Ne deriva l’immenso
sfruttamento della popolazione locale. Es. maquiladoras messicane: US producono
in messico perché possono pagare una miseria i dipendenti messicani.
Desertificazione:
causata dalla distruzione della vegetazione per opera dell’uomo e dell’erosione
dei suoli provocata da pascoli e coltivazione.
Turismo
porta ricchezza ed occupazione, ma ci sono anche effetti negativi. Uso di fondi
pubblici in costruzioni turistiche, mentre potrebbero essere spesi per i
bisogni della popolazione. Giro di investimenti. Risentimento nei confronti dei
ricchi visitatori, da parte dei poveri cittadini.
10.3
Le istituzioni politiche ed economiche influenzano lo sviluppo all’interno
degli stati?
Disparità
all’interno delle regioni. I governi decidono se, come e dove produrre
ricchezza. Perché? Sono loro che impongono dazi doganali, norme ambientali,
stipulano accordi commerciali internazionali e molte altre politiche che
influenzano la distribuzione della ricchezza.
Spesso
inoltre, i governi prediligono la creazione di ricchezza nella capitale. Spesso
trascurando le altre città à creano una isola di
sviluppo.
Programma
di microcredito: concedere prestiti alle persone povere, in particolare donne,
per favorire lo sviluppo di piccole imprese. Questi programmi aiutano le donne
del villaggio, garantendo l’una il credito dell’altra. Molte ONG usano questo
sistema ed hanno avuto molto successo in Asia ed America meridionali.
11.
L’AGRICOLTURA
11.1
Che cos’è l’agricoltura e dove si è originata?
Agricoltura:
coltivazione di piante e allevamento di bestiame. Fa parte dell’industria
primaria.
Parte
della produzione di cereali è spesso destinata alla produzione di mangimi per
bestiame.
La prima
domesticazione delle piante: probabilmente Asia sudorientale e meridionale, più
di 14000 anni fa, delle piante tropicali.
Piante
da radice: piante coltivate per la radice, cioè per la parte sotterranea
commestibile che, può anche non essere la vera e propria radice. La principale
è la patata.
Piante
da seme: coltivazione pianificata di questo
tipo è più complessa. Richiede selezione delle sementi, annaffiatura e
raccolta in tempi specifici. Anche questa si è diffusa in due posti diversi
contemporaneamente. Prima rivoluzione agricola.
Domesticazione
degli animali probabilmente successiva, quando l’uomo era già stanziale.
Probabilmente per cerimonie o compagnia. I caprini nella mezzaluna fertile.
I
cacciatori raccoglitori esistono anche oggi, nonostante siano un problema:
migrano a seconda dei periodi e cicli agricoli, il che non è adatto alla
odierna divisione in Stati.
Anche
l’agricoltura di sussistenza esiste ancora, anche se queste famiglie vendono
una minima parte dei propri prodotti. Finiscono con l’indebitarsi molto per il
terreno.
Agricoltura
itinerante. Agricoltori di sussistenza si spostano alla ricerca di terre
migliori. Quando infatti le terre diventano sterili, ad esempio a causa di
allagamenti, gli agricoltori si spostano in un altro appezzamento, tagliano la
vegetazione e riprendono a coltivare. Avranno buon raccolto al massimo per tre
volte, poi per molti anni il terreno dovrà essere lasciato a riposo.
Agricoltura
taglia e brucia: uso controllato del fuoco. Ceneri rendono il terreno fertile.
Entrambi
questi metodi sono tipi di agricoltura itinerante, che non rovina il terreno e
va avanti da secoli.
Col
colonialismo: distinzione tra cash crop (destinato alla vendita) e food crop
(destinato alla sussistenza). Ovviamente, imposizione di favorire il primo.
11.2
Com’è cambiata l’agricoltura con l’industrializzazione?
1830
nuovi fertilizzanti e primi mangimi artificiali. à produzione aumenta, si
sfama una popolazione urbana più grande, inizia lo sviluppo dell’industria.
Cambia
il tipo di prodotti: in base alla distanza dal centro (beni deperibili vengono
prodotti solo in prossimità) ed in base ai diversi tipi di terreno.
Terza
rivoluzione agricola /rivoluzione verde: 1930, Midwest americano introduce
sementi geneticamente modificate per aumentare le colture. Ibridazione in
Messico, il quale nel 1960 non doveva più importare mais. Stesso periodo studi
in India, consentendole entro il 1980 l’autosufficienza nella produzione di
grano.
Da una
parte: possibilità di sfamare il mondo intero. Dall’altra: rischio che queste
colture resistano ai batteri ed inoltre, piccoli piantatori si vedono
sopraffatti dalle grandi aziende.
11.3
Quali impronte lascia l’agricoltura sul paesaggio culturale?
Tradizionale
villaggio agricolo è ancora comune in India, Africa subsahariana, Cina, Asia
sudorientale. In altri luoghi stanno scomparendo. Es. US: solo 2% della forza
lavoro è oggi occupata nell’agricoltura.
Modello
di insediamento sparso: fattorie ubicate a grande distanza reciproca. Terre
coltivate intensamente, con macchine agricole. (es. midwest americano).
Insediamento
a nuclei: villaggi collocati a distanza reciproca di 800 metri, uso terra
intenso, lavoro eseguito da umani ed animali. (es. Giava, Indonesia)
Villaggio
agrario resta comunque una delle forme più comuni d’insediamento sul Pianeta.
11.4
Come si distribuisce l’agricoltura sul pianeta?
Per la
distribuzione dell’agricoltura sul pianeta, dobbiamo tener conto di molti
elementi: condizioni climatiche e di suolo, metodi e tecnologie diverse,
intervento del settore pubblico e storia del territorio.
La
moderna agricoltura commerciale fonda le sue radici sugli imperi coloniali
europei del 1700 e 1800. Gli europei vendevano nelle colonie gli stessi
prodotti che avevano creato con i materiali importati dalle colonie.
Importante
conseguenza del colonialismo fu la monocoltura: coltivazione di un solo
prodotto agricolo destinato all’esportazione. Ghana cacao, Mozambico cotone,
Sri Lanka tè.
Come
influisce il clima? Zone più aride si pratica l’allevamento, in quelle più
umide la cerealicoltura.
Agricoltura
di piantagione: sistema di produzione di raccolti destinati alla vendita,
prodotti su terreni molto estesi. Residuo della colonizzazione, persistono nei
paesi poveri, insieme all’agricoltura di sussistenza.
- Industria lattiero-casearia: US nordorientali, Europa
occidentale
- Frutticulture e colture specializzate: US orientali,
Sahara, Asia Centrale
- Agricoltura mista allevamento: zone umide come US
orientali, EU occidentale, Uruguay, Brasile, Sudafrica
- Coltivazione commerciale di cereali: territori aridi,
Prairie Provinces canadesi, Montana, Kansas, Australia, Argentina.
- Allevamento bestiame: per ricavarne carne, latte uova,
cuoio, lana. Canada, US, Messico, Argentina, New Zealand, Australia.
- Agricoltura mediterranea: specializzata, praticata solo
dove c’è clima mediterraneo, ovvero estate calda e secca. California,
Oregon, Cile. Vini, oli, frutti, merci esportate molto lontano.
L’agricoltura
commerciale causa cambiamenti ambientali. Domanda crescente di proteine sta
provocando eccessiva pesca e quindi diminuzione riserve di pesce.
Altri
cambiamenti sono erosione del suolo, contenuto sostanze organiche nel suolo,
presenza di composti chimici nei suoli e nelle acque sotterranee.
Agribusiness:
insieme delle attività agricole e dei settori che producono e vendono
attrezzature e macchine agricole, forniscono servizi all’agricoltura e
trasformano i prodotti agroalimentari.
12.
INDUSTRIA E SERVIZI
12.1
Dov’è cominciata la rivoluzione industriale e come si è diffusa?
Produzione
industriale inizia prima della rivoluzione industriale: industria a domicilio e
laboratori artigiani presenti ovunque, commerciavano i propri prodotti.
Durante
1700 mercati si ampliano, specialmente data la richiesta da parte delle colonie
di prodotti europei. Necessità di nuove macchine per la filatura: filatoi a
pedale e telai idraulici. Con nuove fonti energetiche quali carbone si
iniziarono a costruire macchine più complesse, come quella a vapore.
Si passò
presto alle ferrovie, che collegarono i porti alle città industriali. Si
crearono nuovi centri urbani in prossimità dei giacimenti carboniferi.
12.2
Come si spiega la distribuzione delle industrie?
Teoria
della localizzazione: si occupa di prevedere dove le imprese saranno collocate.
Difficile
a dirsi: tanti fattori influenzano l’ubicazione (per ottenere i maggiori
vantaggi, tenere conto dei costi variabili come energia, trasporti, lavoro).
Comunque
i miglioramenti di trasporti e comunicazioni hanno reso non necessario che le
industrie diano vicine alle risorse.
Teoria
del minimo costo (Alfred Weber): spiega la posizione fisica di uno
stabilimento, in base al desiderio del proprietario di ridurre al minimo il
costo di trasporto e i costi di lavoro.
Altro
fattore secondo lui da tenere in considerazione: agglomerazione –>
quando tante attività vengono aggregate nella stessa area. Positiva in quanto
compensa l’aumento dei costi, negativa perché se eccessiva, aumenta affitti e
salari. Molte industrie allora hanno abbandonato i centri urbani, in un
processo idi deglomerazione.
Interdipendenza
localizzativa à non si può capire la
posizione fisica di un’industria, senza considerare quella delle altre
industrie dello stesso tipo.
Prima
del 1950, distretti industriali vicini alle materie prime ed alle vie di
trasporto.
Quattro
principali regioni industriali:
- Europa occidentale e centrale. Fine 1700, imperi
coloniali permettono agli europei di accedere ai capitali ed alle materie
prime. La Germania è ancora tra i principali produttori di carbon fossile
ed acciaio. Bacino della Ruhr: più grande complesso industriale europeo.
- America nordorientale. Inizio 1900, unico rivale
dell’Europa. Trasse beneficio dalle materie prime d’oltreoceano. Riserve
di carbon fossile però ne ha tante, tra le più estese del pianeta.
Costruzione di acciaierie. Anche industrie chimiche e farmaceutiche. NY
non ha tanti minerali, ma è un grande mercato. Forza lavoro qualificata e
semiqualificata. Grande porto.
- Federazione Russa e Ucraina. Grande disponibilità di
risorse e materie prime. Grazie alla ferrovia transiberiana, trasporto di
carbon fossile, legname, acqua. Spostamento dell’industria verso est nel
periodo nazista, per paura di invasioni. Dighe idroelettriche per
l’energia. Ucraina aveva già iniziato a industrializzarsi. Venne poi
divisa tra polonia e URSS e quest’ultima approfittò delle sue risorse.
- Asia orientale. Il successo giapponese fu dovuto ai capitali
provenienti dalla colonizzazione (Corea, Taiwan, Cina continentale) ed
alle politiche del governo tese allo sviluppo industriale. 1850 campagna
di industrializzazione. Consigli da parte dei britannici, in particolare
su trasporti ed istruzione. 1950 prodotti a basso costo, iniziano a
puntare sulla qualità ed i prezzi salgono.
12.3
Com’è cambiata la produzione industriale?
1900:
espansione industriale grazie alle innovazioni del processo di produzione. Es.
catena di montaggio per la produzione in serie, della Ford 1913.
Postfordismo:
1990, operazioni produttive più flessibili, nel quale i componenti dei prodotti
sono fabbricati in regioni diverse e poi assemblati secondo necessità.
Multinazionali usano questo sistema per trasferire la produzione quando diventa
troppo cara in quel determinato luogo.
Dal
punto di vista geografico, drastici cambiamenti: prodotti possono essere usati
in are molto lontane da quelle di produzione.
Just in
time: sistema basato sulla sincronizzazione della produzione con le vendite,
scopo: ridurre giacenze di magazzino (ed il relativo costo).
Collegamenti
intermodali: luoghi d’incontro tra due o più modi di trasporto es. auto + treno
Sono
molto importanti gli accordi commerciali internazionali: es. WTO, ne sono
membri la maggior parte degli Stati e promuove il libero scambio.
Importanti
anche le organizzazioni commerciali regionali: UE, NAFTA. Promuovono la
produzione all’interno della regione, riducendo od eliminando le quote
d’importazione ed i dazi doganali tra paesi membri.
Il
passaggio da carbone a petrolio e gas ha portato alcune regioni, quali l’Europa
a dipendere dalle importazioni. Questo ha portato i grandi produttori quali AS,
Kuwait, Russia a occupare posizione di rilievo nel quadro economico mondiale.
12.4
Dove sono oggi i principali distretti industriali e perché?
Deindustrializzazione:
le imprese trasferiscono le attività industriali in regioni con manodopera a
costo inferiore. Comporta disoccupazione nella regione deindustrializzata.
Es.
negli US, la Manufacturing Belt diventa la Rust Belt, cioè le acciaierie
abbandonate da molto tempo, sono in preda alla ruggine.
Cina.
Sviluppo industriale soprattutto nel periodo comunista, dal 1949. Un grande
centro è il distretto nordorientale, l’ex Manciuria. Fabbriche metallurgiche,
macchinari.
Seconda
regione industriale è quella attorno ed all’interno di Shangai. Oggi è
diventato il porto più attivo del pianeta.
Grande
forza lavoro e salario basso: centinaia di imprese vennero attratte in Cina.
Effetti sull’edilizia: dalle periferie con case tradizionali a case popolari
anonime.
Nordest
della Cina è diventato la Rust Belt. Fabbriche statali vendute o chiuse. Cina
importanti sia Offshoring (trasferita al largo. Processo produttivo
delocalizzato in un paese diverso da quello dell’impresa.) che Outsourcing
(esternalizzazione. Fasi della produzione che erano prima svolti all’interno di
una singola fabbrica, ora sono affidate a fornitori esterni che offrono
risparmi).
12.5
Che cos’è l’economia dei servizi e dove sono concentrati i servizi?
Dopo la
seconda guerra mondiale, crisi dell’ordine fordista. Le regioni industriali si
orientano verso meccanizzazione e industrie dei servizi e dell’informazione.
Alcune
attività vengono considerate servizi, quindi sono denominate attività
economiche quaternarie: raccolta, elaborazione d’informazioni (servizi
informatici/legali) e quinarie quelle che facilitano le decisioni complesse ed
il progresso delle attività umane (ricerca scientifica, istruzione superiore).
Negli
ultimi trent’anni il settore dei servizi si è espanso. Questo cambiamento si
accompagna a processi quali crescente meccanizzazione della produzione, crescita
di multinazionali, dispersione processo produttivo.
Non
tutte le regioni deindustrializzate però, riescono a compiere il passaggio a
settore terziario.
Molte
industrie dei servizi non sono legate alle materie prime né alla necessità di
grandi quantità di energia. È molto più importante l’accessibilità ai mercati!
L’importante infatti, è essere vicini ai consumatori! Vedi ad es. ristorazione,
vendita al dettaglio, trasporti, comunicazioni!
Alcuni
servizi quaternari poi, sono molto legati al territorio di attività economica à es. banche e amministrazione hanno bisogno di contatto
personale, quindi saranno vicine alle imprese che devono servire. Il resto dei
servizi quaternari invece, può essere ovunque, a patto che abbia una buona
risorsa tecnologica.
Chi
lavora nel quinario invece, tende a concentrarsi attorno ai nodi dell’attività
quinaria es. sedi del governo, università, sedi centrali di imprese.
Hi-tech
corridor: area designata da un governo locale o statale. Tasse inferiori e
infrastrutture ad alta tecnologia che creano posti di lavoro per la popolazione
locale. Scopo: attrarre progettisti di computer e telecomunicazioni. Es.
Silicon Valley, così chiamata perché ci sono tanti produttori di
semiconduttori, computer e prodotti informatici basati sul silicio.
Tecnopolo:
raggruppamento di industrie ad alta tecnologia. Es. periferia di Boston.
Molte
imprese tecnologiche sono multinazionali. Non è importante per loro essere
vicini a materie prime o mercati, bensì a trasporti e comunicazioni.
13.
L’AMBIENTE UMANO
13.1
Com’è cambiato l’ambiente nel corso del tempo?
Wegener,
teoria: preesistenza di un unico supercontinente, chiamato Pangea. Deriva dei
continenti e teoria della tettonica delle placche.
Terra
spesso chiamata pianeta azzurro: perché il 70% di esso è formato da acqua.
Varie teorie sulla presenza dell’acqua. Anche sull’atmosfera. Comunque, la
concentrazione di ossigeno nell’atmosfera, circa 800 milioni di anni fa era
pari a un ventesimo di quella attuale e fu sufficiente a far comparire i primi
organismi unicellulari: i protozoi.
La
Pangea iniziò a frammentarsi circa 180-160 milioni di anni fa, con fenomeni
vulcanici a diffusione planetaria. Migrazione degli animali, dispersione in
piccoli gruppi, adattamento. Fu il momento più violento della frammentazione
della Pangea, ma da allora le separazioni delle placche tettoniche (causate da
accumulo di calore sotto il supercontinente) iniziarono a rallentare.
Anello
di fuoco del Pacifico: zona di instabilità della crosta terrestre, di vulcanismo
e terremoti, che circonda l’oceano pacifico. È una traccia del processo che
diede inizio alla frammentazione della Pangea.
Quando
Pangea era un supercontinente, l’era glaciale raffreddò la terra e questo
cambiamento può aver contribuito alla più grande estinzione del pianeta.
Pleistocene:
da 2m di anni fa a 12000 anni fa, epoca con clima di cicli glaciali
(glaciazione interrotta da riscaldamenti temporanei, in maniera ciclica).
Quindi! periodi glaciali e periodi interglaciali. Le glaciazioni potevano durare
fino a 100mila anni. Poi però, c’era riscaldamento e i ghiacciai si ritiravano.
Lo spazio disponibile e le opportunità si espandevano nuovamente. Questo
riscaldamento avvenne tra 120mila e 100mila anni fa, quando sembra apparve
l’Homo Sapiens.
73500
anni fa, eruzione del vulcano Monte Toba, in Indonesia. Esplose l’intero
vulgano, tantissimo magma. Sole oscurato così a lungo, che cambiò il clima del
pianeta.
Olocene
periodo interglaciale, periodo caldo nel quale ci troviamo oggi. Iniziò 1800
anni fa e nei successivi 6000 anni le temperature aumentarono rapidamente.
Il
periodo successivo al quattordicesimo secolo è un’inversione della glaciazione,
cioè un processo di riglaciazione. Sarebbe poi terminato attorno al 1850. Il
periodo di piccola glaciazione fino a questa data fu chiamato piccola era
glaciale. Fu caratterizzato da carestie, alternazione di crescita e decrescita
della popolazione, centi gelidi, tempeste violente, estati torride.
1300
Migrazione dei popoli della mongolia, batteri: peste bubbonica in Europa.
1815
Tambora, vulcano dell’isola indonesiana di Sumbawa, serie di esplosioni che
uccisero migliaia di persone. Negli strati superiori dell’atmosfera vennero
inserite ceneri vulcaniche ed il cielo si oscurò su tutto il pianeta. 1816 anno
disperato, crisi ovunque.
13.2
Qual è stato l’impatto dell’uomo sull’ambiente terrestre?
L’impatto
così forte dell’uomo rispetto agli animali è dato dal fatto che gli esseri
umani sono stati gli unici a produrre manufatti, tecnologie, leggi e sistemi di
credenze.
La
nostra presenza infatti, è quella più invasiva.
L’attività
umana modifica e stressa l’ambiente naturale. Le azioni più visibili causano
stress ambientale: es. taglio foreste, inquinamento atmosferico. Quelle invece
meno evidenti sono es. seppellimento rifiuti tossici che inquinano acque
sotterranee, smaltimento in mare di rifiuti urbani e uso pesticidi ed erbicidi
in agricoltura.
Risorse
rinnovabili e non. Acqua è rinnovabile, però la disponibilità di acqua dolce
non è uniforme sul pianeta. Ciclo idrologico: circolazione ininterrotta
dell0acqua mediante i processi di evaporazione, evapotraspirazione,
condensazione, precipitazione.
Espandendosi,
le popolazioni umane si sono insediate in regioni aride. Disastro in Kazakistan
ed Uzbekistan (ex membri URSS) à lago d’Aral, salato
d’origine marina. Coltivazione intensa, fertilizzanti e pesticidi finirono con
l’inquinare le acque sotterranee e causarono un’emergenza sanitaria. Il Lago
iniziò a prosciugarsi e la sua superficie si è ridotta del 75%.
Problemi
anche politici derivano dalla scarsità d’acqua: es. Israele necessita di fonti
cisgiordane. Palestinesi la ritengono situazione iniqua e nell’ipotesi di uno
Stato di Palestina, suppongono dovrebbe appartenere loro. Ma, come farebbe
Israele? non potrebbe sopravvivere senza.
1883,
vulcano Krakatoa, in Indonesia, eruzione, nell’atmosfera rocce e ceneri.
1980
Monte Sant’Elena, Washington. Nube di polveri vulcaniche che avvolse anche lei
il pianeta.
Eppure,
l’inquinamento atmosferico dovuto all’uomo (gas chimici, rifiuti), sono i più
nocivi e quelli che impongono danni permanenti. Questo cambia l’atmosfera in
modo irreversibile.
Scienziati
inoltre, dicono che l’inquinamento dello strato più basso dell’atmosfera
(troposfera) causa aumento della temperatura di atmosfera ed oceani. Questo
influenza anche il ciclo idrologico e quindi la distribuzione delle
precipitazioni e la crescita della vegetazione.
Altra
conseguenza grave dell’inquinamento dell’atmosfera è la pioggia acida. Questa
danneggia l’ecosistema naturale: acidificano i laghi ed i corsi d’acqua,
facendo morire i pesci, riducono la crescita delle foreste e portano alla
perdita dei raccolti.
Deforestazione
, erosione del suolo (pressione demografica -> agricoltori non possono
lasciare le terre a riposo. Inoltre, pascoli distruggono la vegetazione
naturale), smaltimento rifiuti. à
Rifiuti
tossici: contengono sostanze chimiche o materiali infettivi
Rifiuti
radioattivi: quelli a bassa attività emettono poche radiazioni e sono prodotti
da industrie, ospedali, centrali nucleari. Quelli ad alta attività emettono
tante radiazioni e sono prodotti da centrali nucleari e fabbriche di ordigni
nucleari. Questi ultimi sono pericolosissimi
e difficili da smaltire.
Biodiversità:
varietà degli aspetti della vita planetaria, sia per quanto riguarda le specie,
sia per gli ecosistemi. Varie stime su quante specie esistano: da 3 a 100
milioni.
Estinzione:
fenomeno naturale, ma aumentato a causa dell’attività umana.
La
biodiversità corre il pericolo di estinzione in base alla sua collocazione
fisica, numero di individui e concentrazione.
Areale:
area nella quale la specie è distribuita. Se è ridotto e ridotto è anche il
numero di individui, rischio estinzione elevato.
Viaggio
rischioso: introdurre una specie animale ove non esisteva prima. Entra in
competizione con le altre, a volte se ne nutre e può portare alla loro
estinzione.
Le
specie che si trovano su isole sono a maggior rischio: ecosistema fragile.
13.3
Quali sono i principali fattori che contribuiscono oggi ai cambiamenti
ambientali?
Ogni
aumento della popolazione comporta un aumento delle potenziali variazioni
ambientali.
I
principali rischi sono le catastrofi naturali (siccità, terremoti, vulcani,
inondazioni, cicloni, frane).
Gli
individui dei paesi ricchi usano molte più risorse rispetto a quelli dei paesi
poveri. Inoltre, esercitano pressioni su suolo, vegetazione, acqua, inquinando
l’aria. Il loro impatto non è solo sull’ambiente circostante, ma anche su
quelli lontani.
Le nuove
tecnologie: hanno bisogno di energia per essere sviluppate, ma anche per essere
utilizzate. Il consumo di combustibili fossili ha portato ad un inquinamento
enorme, che ha condotto a cambiamenti climatici.
Territori
prima inviolati, ora sono resi accessibili dai nuovi mezzi di trasporto: sono
stati quindi raggiunti dall’uomo e modificati dalla sua attività.
13.4
Come risponde l’uomo al cambiamento ambientale?
Tecnologia.
Inoltre, politiche di protezione dell’ambiente e riduzione dell’inquinamento.
Possono essere locali (limitazione dello sviluppo urbano) o internazionali
(biodiversità e cambiamento climatico).
GEF:
organizzazione finanziaria indipendente (sotto guida ONU e BM), costituita da
178 paesi. Finanzia progetti riguardanti sei problemi ambientali: pedita di
biodiversità, cambiamento climatico, acque internazionali, buco ozono, degrado
terre, inquinanti organici.
I suoi
fondi sono dati dai donatori.
14.
I FENOMENI PLANETARI E LA GEOGRAFIA DELLE RETI
14.1
Che cosa si intende per “globalizzazione” e quale ruolo svolgono le reti?
Globalizzazione:
insieme di processi e risultati creati da persone. Avviene su diverse scale,
quindi può essere tra Stati o tra individui.
Le reti
sono sempre esistite, ma sono cambiate negli ultimi 20 anni grazie alla
tecnologia dell’informazione che collega i territori, seppure in modo non
uniforme.
L’accesso
od il mancato accesso alle reti informatiche crea compressione spaziotemporale.
Questa contribuisce sia a creare sia a rafforzare una rete di città globali,
altamente collegate.
14.2
Su quali scale operano le reti sul pianeta?
Rete/network:
su qualunque scala, numero di connessioni.
Reti dei
media. Dopo la guerra fredda, varie fusioni, i mass media sono ora controllati
in gran parte da sei società internazionali: time-warner, disney, bertelsmann,
viacom, newscorporation, vivendi universal. Integrazione verticale: un’impresa
integrata verticalmente è proprietaria di imprese di produzione e consumo in
vari punti lungo la catena produttiva.
Questa
integrazione verticale cambia la geografia del flusso di idee: il numero di
gatekeepers cioè individui, imprese o sistemi che controllano l’accesso alle
informazioni, viene infatti limitato. Scelgono quando raccontare una vicenda e
quando lasciarla nell’ombra.
Blog. È
ora difficile, con tutti i blog esistenti su internet che governi e giornali
tengano sotto controllo l’accesso alle informazioni. Raggiungono vasti audience
e addirittura hanno influenzato le elezioni statunitensi in 2004 e 2008.
Le reti
di vendita al dettaglio sono in genere integrate orizzontalmente. Questo vuol
dire che: sembra ci siano diverse imprese che cercano di conquistare quote di
mercato, in realtà tutte queste imprese sono di proprietà della stessa società
madre!
14.3
Come sono cambiate le identità con la globalizzazione?
Identità:
modo di dare un senso a noi stessi. Varie identità in base alle scale.
Una
persona che non conosce il pianeta, ha comunque un’identità su scala planetaria
a causa delle reti. Ci si identifica sempre a favore o contro. Quindi anche il
semplice fatto di ignorare il flusso di informazioni, ci porta ad avere
un’identità planetaria.
Le
informazioni che ci raggiungono. Es. morte di Lady D. esperienza condivisa
della morte, del dolore. Ci rende tutti come una grande nazione, vicini,
collegati. Personalizziamo e collochiamo una tragedia nella comunità mondiale
nella quale viviamo (siamo cittadini del mondo, tutti connessi!).
La
globalizzazione ha cambiato il modo in cui diamo senso a noi stessi sul nostro
pianeta, nel nostro Stato, nella nostra città e nella nostra casa.