Storia
Economica del Mondo. Dal XVIII secolo ai giorni nostri.
Capitolo Settimo – L’alba
dell’industria moderna
All’inizio
del ‘700 diverse regioni europee avevano sviluppato delle concentrazioni
industriali rurali e tessili. Questo processo di espansione prende il nome di
protoindustrializzazione, si trattava di un’attività rurale che si svolgeva
nelle case di campagna organizzata dagli imprenditori che ne esportavano la
produzione verso mercati lontani in particolar modo nell’impero spagnolo.
Tutte
queste organizzazioni furono soppiantate nel 18° secolo dalla nascita di nuove
forme di attività industriali, che misero in evidenza il settore secondario
quindi l’industria estrattiva, manifatturiera e delle costruzioni. La
trasformazione fu rilevata per la prima volta in Inghilterra la quale è stata
definita “la prima nazione industriale”. Nel corso di questa trasformazione
emersero alcune caratteristiche che distinguono in modo netto l’industria
moderna da quella premoderna:
1. L’uso di macchine azionate
ad energia meccanica;
2. L’introduzione di nuove
fonti di energia in particolare l’impiego dei combustibili fossili;
3. L’impiego diffuso di
materiali che normalmente non si trovano in natura.
Nel
18° secolo si verificò un notevole impiego dell’uso dell’energia idraulica, i
miglioramenti dal punto di vista tecnologico furono quelli che videro l’impiego
di macchine e dell’energia meccanica per l’esecuzione di compito svolti in
precedenza dall’uomo e quindi più lenti. Ed infine, ma non per importanza,
abbiamo l’avvento della macchina a vapore nell’industria mineraria.
L’uso
del carbone e del coke[1]
nei processi di fusione ridusse considerevolmente il costo dei metalli e ne
moltiplicò gli usi mentre l’introduzione della chimica creò una serie di
materiali artificiali o sintetici.
I
cambiamenti non furono solo industriali ma anche sociali e intellettuali. Una
propensione a sperimentare ed innovare si diffuse in tutti gli strati della
società compresa la popolazione agricola, tradizionalmente restia
all’innovazione. L’Inghilterra fu una delle prime ad accrescere la propria
produttività agricola, alla fine del ‘600 era già più avanti di gran parte
della Europa continentale, ed il numero dei lavoratori agricoli continuò a
crescere; accrebbe grazie all’introduzione di nuove colture e metodi di
rotazione che prevedeva l’alternanza di campi coltivati e pascoli temporanei
producendo un duplice vantaggio: ripristinare la fertilità del suolo,
produzione di carne e prodotti caseari.
Altro
elemento fu la recensione dei terreni che fino a quel momento erano liberi
senza staccionate che delimitassero le proprietà.
Solo
nel 19° secolo, con l’introduzione di macchine agricole sempre più sofisticate
come la trebbiatrice, le mietitrici la quantità di forza lavoro cominciò a
diminuire, quindi le macchine iniziarono a sostituire gli uomini e le stesse
producevano molto di più fino a raggiungere livelli che permisero anche il
commercio. Londra in poco tempo diventò centro commerciale grazie anche alla
sua posizione geografica.
La
commercializzazione interagì con la nascente organizzazione finanziaria della
nazione. Le origini del sistema bancario britannico non sono ben conosciute ma
sappiamo che già del 1660 gli orefici cominciarono a svolgere funzioni di
banchieri, rilasciando ricevute di deposito e concedendo prestiti a persone
fidate.
La
fondazione della Banca d’Inghilterra risale al 1694 e non prevedeva, almeno
all’inizio di istituire filiali e non permetteva che le sue banconote
circolassero fuori Londra. Inoltre la Zecca reale era inefficiente e il valore
delle monete d’oro era troppo elevato per pagare gli stipendi e nel commercio
al dettaglio. Questa penuria di moneta di scambio invogliarono i privati
facoltosi a rilasciare titoli cartacei che supplivano alla mancanza della
Zecca. Da qui l’iniziativa di fondare anche filiali in provincia nel 1810 ne
esistevano almeno ottocento.
L’euforia
suscitata dalla Gloriosa Rivoluzione[2]
portò alla costituzione di numerose società per azioni, una euforia analogo
invase il paese con la vittoria nella guerra di Successione Spagnola (1701 –
1714)[3]
e culminò con il boom speculativo noto come la “Bolla dei mari del Sud” che
scoppio nel 1720 quando il parlamento approvò il Bubble Act, la legge proibiva
la costituzione di società per azioni senza l’espressa approvazione del
parlamento di conseguenza l’Inghilterra fece il suo ingresso nella “Rivoluzione
Industriale”. Questa legge fu abrogata nel 1825. Un’altra importante
conseguenza della Gloriosa Rivoluzione fu di porre la finanza pubblica sotto il
controllo del parlamento riducendo il debito pubblico e rese disponibili
capitali per l’investimento privato.
Prima
dell’era delle ferrovie le vie d’acqua erano le vie di comunicazione più
economiche ed efficienti in Inghilterra.
La
lunga linea costiera, i porti efficienti e i numerosi corsi d’acqua navigabili
eliminarono la necessità di migliorare i trasporti terrestri, ostacolando la
crescita del commercio e dell’industria sul continente. Nella seconda metà del
18° secolo anche le strade furono recuperate e incrementate nel 1836 arrivarono
alla loro massima estensione 22000 miglia.
La
manifattura di lana, con l’utilizzo della macchina a vapore, era il settore più
importante. L’industria della seta vantava fabbriche e macchine mosse
dall’energia idraulica a imitazione di quelle italiane ma la domanda di seta
era limitata dall’alto costo e dalla concorrenza continentale.
Già
negli anni 30 del 18° secolo si tentò deliberatamente di inventare macchine che
permettessero di risparmiare manodopera sia nella filatura che nella tessitura
con risultati buoni infatti John Kay inventò uno strumento che permetteva ad un
singolo tessitore di volgere il lavoro per due con una crescita della domanda
del filato.
Negli
anni successivi altre macchine furono inventate per la filatura come quella
idraulica questo richiedeva la costruzione di fabbriche vicino all’acqua,
evitando la concentrazione nelle città, ma toglieva lavoro agli uomini in
quanto la forza lavoro era di donne e bambini meno costosi e più arrendevoli.
Poi
ci fu l’avvento della “mula” uno strumento che produceva un filato più sottile
e resistente. Ciò aumentò la domanda e l’Inghilterra non producendo cotone era
costretta ad importarlo dalle Indie e dal Sud America.
Con
la caduta dei costi di produzione, dovuti ai miglioramenti ottenuti nella
lavorazione del cotone, e con l’aumento della produzione una forte percentuale
del prodotto finito fu esportata. Il valore delle esportazioni di cotone superò
la lana.
Un’altra
industria rappresentativa fu la manifattura delle stoviglie. L’industria della
porcellana che arrivava dalla Cina invogliò i ricchi a comprare stoviglie di
porcellana sostituendo quelle in oro e argento. Un significativo processo di
espansione ci fu anche nell’industria chimica con la produzione di acido solforico
che veniva impiegato nello sbiancamento delle industrie tessili al posto delle
sostanze naturali come il latte acido. Altro elemento usato fu la soda caustica
e la potassa.
Per
non parlare delle miniere di carbone che aiutarono lo sviluppo della ferrovia.
La locomotiva a vapore fu introdotto con un progetto di Trevithick la quale
all’inzio non ebbe un gran successo in quanto troppo pesante. Su questo
progetto vi lavorò George Stephenson che ne progettò una molto leggera da poter
percorrere le rotaie infatti fu il primo a portare la sua locomotiva da
Liverpool a Manchester nota per essere la prima linea ferroviaria al mondo,
siamo nel 1830.
A
questo punto possiamo delineare come l’Inghilterra era divisa dal punto di
vista della produzione in termini geografici.
Nel
nord est avevamo i bacini carboniferi; nel Lancashire il cotone, vetrerie e
industrie chimiche; nel Midlands l’industria siderurgica; nello Yorkshire
l’industria laniera; nello Staffordshire l’industria delle stoviglie; nella
Cornovaglia si trovavano giacimenti di stagno e rame e il sud rimase agricolo
ciò non voleva dire che era povero. L’estremo nord rimase indietro e il Galles
veniva trattato come un parente povero nonostante produceva circa un ¼ del
ferro britannico.
Caso
diverso fu la Scozia che conservò fino al 1707 la sua indipendenza fino
all’unione volontaria. Fino a metà del 18° secolo era un paese povero e
arretrato e meno di un secolo dopo era quasi al pari dell’Inghilterra.
L’ingresso
della Scozia nell’impero britannico le diede accesso non solo ai mercati
inglesi ma anche alle colonie inglesi. Il sistema bancario scozzese separato da
quello inglese offriva agli imprenditori scozzesi accesso più facile al credito.
L’Irlanda
in contrasto con la Scozia rimase arretrata.
I
dati confermano che ci fu un rapito incremento demografico nelle prime fasi
dell’industrializzazione e raggiunse il suo culmine fra il 1811 e il 1820.
Questo
si verificò per due motivi principali: dalla riduzione dell’età matrimoniale e
dal decremento del tasso di mortalità con l’introduzione del vaccino contro il
vaiolo[4]
ed i progressi in campo medico e la costruzione di nuovi ospedali. Inoltre:
·
I
progressi nell’agricoltura portarono a coltivare più varietà di alimenti
migliorando l’alimentazione;
·
L’accresciuta
produzione di carbon fossile significò abitazioni più riscaldate;
·
La
produzione del sapone, maggiore igiene personale che insieme all’utilizzo di
indumenti di catone portò la pulizia a livelli elevati.
La
popolazione risentì degli effetti dell’immigrazione e dell’emigrazione, ma
soprattutto l’emigrazione interna che alterò la distribuzione geografica,
provocando:
1. Un aumento della densità
nel nordovest a scapito del sudest;
2. Crescita dell’urbanizzazione.
Non
mancavano le abitazioni affollate di lavoratori poco dignitose dove la pulizia
e l’igiene scarseggiava, ciò si ripercuoteva sulle strade, fogne a cielo aperto
dove la il colera faceva da padrone assieme ad altre malattie epidemiche. Questo
fu un danno portato dal forte incremento demografico. La mortalità superava la
natalità.
Le
città erano colme di braccianti che allettati dal salario alto delle fabbriche
lasciavano le campagne e affollavano le città non organizzate a sostenere
queste masse di uomini e donne in cerca di miglioramenti economici.
Questo
portò necessariamente ad una disuguaglianza reddituale.
Capitolo Ottavo – Lo
sviluppo economico nell’800: fattori determinanti
Il
19° secolo vide il trionfo dell’industrialismo, che nacque in Inghilterra ma si
diffuso oltre manica e oltre oceano trasformando radicalmente le condizioni di
vita e di lavoro delle aree coinvolte.
Dopo
una stagnazione la popolazione europea ricominciò a crescere a partire dal
1740.
Nel
19° secolo la Gran Bretagna e la Germania erano i due poli industriali per
eccellenza in Europa mentre la Russia era il paese meno industrializzato.
E’
evidente che non esiste una chiara correlazione tra industrializzazione e
crescita demografica e che bisogna andare a cercare altre motivazioni.
La
produzione agricola crebbe molto nel corso del secolo per due ragioni:
1. Fu estesa la superficie
coltivabile, fu particolare il caso della Russia;
2. Aumento della produzione
con l’introduzione di macchine e nuove tecniche scientifiche e l’abbassamento
del ferro che favorì l’utilizzo di strumenti più efficienti.
Il
basso prezzo dei trasporti facilitò i movimenti migratori della popolazione.
Gli emigranti cercavano di sfuggire alle persecuzioni politiche e alla povertà
sperando in una vita migliore al di là dei loro confini. Da qui la spinta a
raggiungere nuove mete anche lontane come il Canada, l’Australia e la Nuova
Zelanda.
Più
eloquente fu la crescita di popolazione urbana, l’urbanizzazione procedette a
ritmo spedito nel 19° secolo e la nazione guida fu la Gran Bretagna ma anche
Mosca e San Pietroburgo divennero città ad alto tasso demografico.
Molte
sono le ragioni sociali e culturali che spingono le persone a trasferirsi in
città primo fa tutti la condizione di vita migliore e i salari più alti
nell’industria che nell’agricoltura.
L’Europa
era ben provvista di risorse naturali quali ferro, sale, zolfo ecc.. ma con il
tempo queste risorse diventavano scarse per sopperire alla domanda sempre più
crescente derivante dall’aumento demografico, quindi era necessario trovare
altre fonti spingendo gli stati ad estendere il loro controllo sulle zone
dell’Africa e dell’Asia.
Nel
18° secolo l’elettricità era un gioco una semplice curiosità, ma verso la fine
del secolo grazie alle ricerche di Franklin in America, degli italiani Galvani
e Volta diventò oggetto di ricerche rivoluzionarie.
Partendo
dalle scoperte di Ampère, Morse sviluppò il telegrafo elettrico ed anche lo
sviluppo dell’energia idroelettrica che diventò il mezzo di sviluppo di tutti quei
paesi che non avevano giacimento di carbone.
I
fari cominciarono ad utilizzare le lampade elettriche ad arco negli anni 50 del
‘800, il perfezionamento di questa grazie ad Edison diede inizio al boom
dell’industria elettrica. Essa diventerà la forma più versatile di energia a
nostra disposizione.
Nell’arco
di decime di anni i motori elettrici avevano trovato decine di applicazioni
industriali e gli inventori iniziarono a lavorare sull’utilizzo domestico.
Altro
importante elemento fu il petrolio che venne sfruttato da subito in
Pennsylvania con l’estrazione. Nel 1900 un distillato del petrolio, la benzina
fu utilizzata per il motore a combustione per muovere le macchine di Citroen,
Peugeot, di Ford il quale diede vita ad una delle maggiori industrie del 20°
secolo.
Il
primo efficiente altoforno alimentato a coke[5]
fu costruito in Belgio alla fine degli anni 20 dell’800. L’unica grande
innovazione tecnica del 19° secolo riguarda la fabbricazione dell’acciaio[6]
che ben presto sostituì il ferro. Le rotaie di acciaio erano più resistenti e
meno pericoloso rispetto al ferro, inoltre consentivano di costruire navi più grandi,
leggere e veloci e per finire permetteva la costruzione di grattacieli e molte
altre strutture.
Prima
delle ferrovie, le inadeguate strutture di collegamento avevano ostacolo lo
sviluppo commerciale dell’Europa e degli Stati Uniti, gli stessi industriali
erano costretti a rivolgersi solo un mercato locale ciò non stimolava gli
addetti del settore a specializzarsi oppure ad investire in impianti e
macchinari.
La
ferrovia mutò questo situazione di stallo divennero il mezzo più veloce ed
economico per raggiungere località impensabili fino a quel momento generando un
nuovo slancio nel commercio ma anche nel settore industriale.
La
seconda metà del 19° secolo fu sia in Europa che altrove l’età dell’oro delle
costruzioni ferroviarie.
Gli
ingegneri britannici furono i primi a costruire le ferrovie nel continente; il
famoso Orient Express, che da Londra e Parigi arrivava a Costantinopoli
effettuò il suo primo viaggio nel 1888. Questo fervore toccò anche la
navigazione e nello stesso periodo i piroscafi contribuirono allo sviluppo del
commercio interno. In Europa iniziò la navigazione dei grandi fiumi il Reno, il
Danubio, la Senna.
Samuel
Cunard[7]
inaugurò la sua famosa compagnia di navigazione del 1840.
Questo
fu il periodo dell’invenzione della macchina per la fabbricazione della carta
che ridusse notevolmente il costo di libri e giornali, la carta stampata era a
disposizione di tutti e non solo dei ceti abbienti, contribuendo anche alla
loro alfabetizzazione. Lo sviluppo della fotografia dopo il 1827 permise anche
la distruzione di immagini ma ancora più importante fu il telegrafo elettrico
di Samuel Morse[8]
appassionatosi poi alle scoperte di Ampère, ne trasse l'idea per la sua
principale invenzione. Presentato nel 1837 un primo rudimentale apparecchio, ne
ottenne il brevetto nel 1840. Mediante finanziamenti del governo statunitense,
poté costruire la prima linea telegrafica sperimentale tra Washington e Baltimora
inaugurata nel 1844. Altro inventore noto, italiano, fu Guglielmo Marconi[9].
Fu
anche il periodo della macchina da scrivere che contribuì inoltre all’ingresso
della donna nella forza lavoro impiegatizia.
Lo
sviluppo tecnologico richiedeva sempre più la cooperazione di numerosi
specialisti come quelli nel campo chimico per la produzione della soda,
dell’acido solforico utili soprattutto nell’industria tessile. La chimica
svolse un ruolo importante anche nella metallurgia che portò alla scoperto di nuovi
metalli tra cui lo zinco, alluminio, nichel, magnesio e il cromo.
In
Gran Bretagna una delle istituzioni cardine era il sistema giuridico noto come
diritto comune, assicurava protezione alla proprietà e agli interessi privati
contro le ruberie dello stato e allo stesso tempo proteggeva l’interesse
pubblico, inoltre aveva assorbito il diritto mercantile. Il diritto comune
divenne il fondamento del sistema giuridico statunitense e dei paesi
dell’impero britannico. Sul continente la rivoluzione francese, spalancò nuove
prospettive e opportunità per chi fosse dotato di iniziativa e ambizione; abolì
l’ordine feudale, istituì un sistema giuridico incorporati nei codici
napoleonici.
Il
manifesto del nuovo ordine può essere considerato la Dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino, proclamando che gli uomini sono liberi e eguali
davanti ai loro diritti.
Furono
abolite le corporazioni, i dazi doganali, i monopoli; i francesi esportarono le
loro idee anche nei paesi conquistati ma l’influsso arrivò anche alla Prussia.
Tutto ciò rappresentò un primo passo verso una politica positiva.
Fu
Napoleone a dare un’impronta definitiva a questa ventata di novità con la
grande opera di codificazione del diritto. Il più significativo fu il Code
Civil del 1804 e trattava la proprietà privata come diritto assoluto,
riconosceva la cambiale e le alte forme di scrittura commerciale ed autorizzava
esplicitamente il prestito ad interesse. Questo fu adottato da tutti i paesi
conquistati.
Un
altro codice napoleonico importante fu il Code de commerce del 1807 la prima
normativa di carattere generale che avesse mai regolato le forme d’impresa.
Si
distingueva in tre tipi di organizzazioni commerciali:
1. La società semplice in cui
i soci sono tutti responsabili nei confronti dei debiti della ditta;
2. La società in accomandita
dove ci sono due figure i soci accomandatari con responsabilità illimitata e i
soci accomandanti che rischiamo solo il capitali investito;
3. La società anonima (a
responsabilità limitata) dove tutti i soci sono responsabili in base alle quote
acquistate.
L’epoca
delle guerre napoleoniche assistette a quello che sotto vari aspetti fu
l’apogeo del nazionalismo e dell’imperialismo economico dei secoli precedenti.
Nel 1776, anno della Dichiarazione d’indipendenza degli USA, Adam Smith[10]
pubblicò Ricchezza delle nazioni dove
voleva dimostrare che l’abolizione di restrizioni all’impresa privata avrebbe
favorito la concorrenza e quindi avrebbe portato ricchezza alla nazione. Ebbe
cinque edizioni prima della sua morte nel 1790 ma solo dopo la sua morte, e gli
scritti di altri autori famosi quali Robert Malthus[11]
e David Ricardo[12]
le idee di Smith iniziarono ad essere applicate nella legislazione soprattutto
nel Regno Unito.
Il
maggior risultato si ebbe con l’abolizione della legge sul grano che diede
inizio al libero scambio nel Regno Unito inoltre fu semplificato il sistema
tributario.
Il
liberismo economico aveva sostenitori anche sul continente i quali non
riuscirono mai a conseguire i risultati dei britannici mentre negli Stati Uniti
ci fu un piccola adesione.
Dal
punto di vista sociale, l’Europa dell’ancien régime era organizzata in tre
ordini la nobiltà, il clero e il terzo stato, negli anni successivi a Waterloo[13]
l’aristocrazia terriera continuò a godersi il principio del dolce far niente ma
la sua posizione di guida fu interrotta dalla rapida ascesa della classe media.
Karl
Marx[14]
profetizzò a metà del 19° secolo che alla fine avremmo avuto solo due classi
sociali la classe dominante dei capitalisti ed il proletariato. Essa è stata
smentita dai sviluppo storici in quanto la forte industrializzazione ha visto
l’enorme sviluppo della classe media e di imprenditori indipendenti.
Le
forme di difesa dei lavoratori furono i sindacati di mestiere, ma questi erano
deboli alla metà del 19° secolo nei confronti degli imprenditori spesso gli
stessi dipendenti venivano minacciati se partecipavano al sindacato dobbiamo
arrivare al 20° secolo per ottenere una legislatura in materia che permetta la
libera associazione in sindacati.
Un
altro aspetto dello sviluppo economico dell’800 fu il progresso dell’istruzione
e dell’alfabetizzazione. Prima del 19° secolo le scuole erano riservate ad una
cerchia ristretta di ricchi. La rivoluzione francese aveva introdotto il
principio dell’istruzione pubblica gratuita ma non fu mai applicata.
Al
Congresso di Vienna del 1814/15 gli uomini che avevano sconfitto Napoleone
tentarono di riportare in vita l’ancien régime ma i loro sforzi furono inutili.
Capitolo Nono – Modelli di
sviluppo: i primi paesi industriali
Da
un certo punto di vista il processo di industrializzazione ottocentesco fu un
fenomeno di dimensione europea, da un altro punto di vista
l’industrializzazione fu un fenomeno regionale. Adesso analizzeremo da vicino
alcuni paesi tra i più rilevanti dell’epoca:
Þ
Gran
Bretagna:
alla fine delle guerre napoleoniche era lo stato industriale più importante del
mondo e si affermò anche come potenza commerciale grazie alle sue industrie manifatturiere
all’avanguardia e alla sua potenza navale. Preservò questo dominio quasi per
tutto il 19° secolo. Dopo il 1870 perse gradualmente la posizione di guida a
vantaggio di altre nazioni come gli Stati Uniti e la Germania. Alla vigilia
della prima guerra mondiale era ancora il paese più forte commercialmente ma
controllava solo 1/6 del commercio complessivo ed era tallonata dalla Germania
e dagli Stati Uniti.
Tessili,
carbone, ferro e costruzioni meccaniche rimanevano ancora il fiore
all’occhiello della Gran Bretagna.
L’economia
fu stimolata dal nascente settore navale, dalla navigazione, dal legno e dal
ferro il quale iniziò a sostituire il legno per la costruzione delle navi poi
di seguito fu sostituito dall’acciaio. Nonostante questi risultati il ritmo e
la misura dell’industrializzazione britannica non devono essere sopravvalutati
infatti l’apice fu raggiunto dal 1850 al 1870 ma successivamente ci fu un
declino.
Come
bisogna interpretare questo risultato tutt’altro che brillante?
La
Gran Bretagna non poteva conservare la propria posizione di predominio man mano
che altre nazioni cominciavano ad industrializzarsi. Altro elemento fu
l’arretratezza del sistema scolastico.
La
Gran Bretagna ero lo stato che maggiormente dipendeva dalla importazioni e
dalle esportazioni per il proprio benessere, inoltre dipendeva dall’economia
internazionale in misura molto maggiore rispetto a paesi più piccoli.
Un
dato importante, per concludere questa breve introduzione, riguarda la
diminuzione della popolazione indigente, il cittadino medio godeva nel 1914 di
un tenore di vita che non aveva eguali in Europa.
Þ
Stati
Uniti: sono
l’esempio più spettacolare di rapida crescita economica dell’800; nel 1870 la
popolazione era cresciuta fino a quasi quaranta milioni superando i paesi
europei tranne la Russia. Tutto ciò era dovuto ad un tasso di crescita naturale
anche se gran parte degli Stati Uniti erano frutto di emigrazione europea.
Reddito
e ricchezza crebbero ancora più rapidamente della popolazione grazie ai salari
più elevati rispetto all’Europa, alla libertà di religione che spingevano gli
europei a trasferirsi negli Stati Uniti.
Quali
furono gli elementi per un tale aumento?
L’abbondanza
di terra e la grande quantità di risorse naturali spiegano il reddito pro
capite alto ma non giustificano l’elevato tasso di crescita dovute al rapito
progresso tecnologico e la crescente specializzazione regionale. Altro
vantaggio della vastità del territorio era il potenziale mercato interno senza
barriere commerciali. Ma per arrivare a sviluppare questo potenziale occorreva
una vasta rete di trasporti che all’inzio erano legate alle coste, l’unico
mezzo per arrivare nell’interno erano i fiumi che furono trasformati e
migliorati ma non portarono i risultati sperati in quanto prese il sopravvento
la ferrovia. Nel 1840 la rete ferroviaria statunitense superava quella di tutto
il continente europeo.
Le
ferrovie furono fondamenti in America non solo perché fornitrici di trasporto
ma soprattutto per aver collegato grandi industrie quelle siderurgiche e
acciaio.
Nonostante
questa crescita gli Stati Uniti rimasero comunque un paese rurale per tutto il
19° secolo. I prodotti agricoli continuarono a dominare tutte le esportazioni
americane, anche se negli anni ottanta la forza lavoro non agricola superò
quella agricola e contemporaneamente il reddito dell’industria manifatturiera
cominciò a superare quella dell’agricoltura. Nel 1890 erano divenuti la
maggiore nazione industriale del mondo.
Þ
Belgio:
la prima
regione d’Europa ad adottare pienamente il modello britannico fu quella che nel
1830 assunse il nome di Belgio. La vicinanza con la Gran Bretagna non fu un
elemento da trascurare vi furono però ragioni più profonde.
In
primo luogo il Belgio vantava una lunga tradizione industriale, le Fiandre erano
state nel medioevo un centro importante della produzione del panno e dei
metalli; in secondo luogo le risorse naturali erano molto simili a quelle
britanniche. Il Belgio possedeva giacimenti carboniferi e fu in grado di
produrre più carbone di qualunque altro paese del continente, giacimenti di
minerale ferroso, piombo e zinco; in terzo luogo, in parte a causa della sua
posizione geografica, il Belgio ricevette importanti infusioni di tecnologia,
iniziativa imprenditoriale e capitali stranieri, e godette di una posizione di
favore in certi mercati esteri.
Nel
1840 il Belgio era il paese più industrializzato del continente ed era secondo
solo alla Gran Bretagna. Per tutto il secolo la sua prosperità continuò a
crescere basandosi sulle industrie iniziali: carbone, ferro, metalli non
ferrosi, tessili e industria meccanica.
Sempre per tutto il secolo il Belgio dipese dall’economia
internazionale, un partner importante era la Francia la quale importava la
maggior parte del carbone che produceva.
Þ
Francia:
rappresenta
lo stato più arretrato e ritardatario nell’ondata industriale con un basso
tasso di crescita demografico. Altro aspetto è dato dalla scarsa riserva di
carbone e dalla sua posizione che determinava alti costi per l’estrazione.
Scienziati,
ricercatori, inventori francesi fecero da pionieri in diverse industrie come
quella dell’energia idraulica, dell’acciaio, dell’alluminio, dell’automobile e
nel 20° secolo dell’aviazione. Il fattore istituzionale è molto più complesso e
di difficile valutazione: i regimi rivoluzionari napoleonico costituirono il
contesto istituzionale di riferimento per gran parte dell’Europa continentale,
tuttavia nel corso del 19° secolo si verificarono molto importanti cambiamenti.
La domanda bellica determinò l’espansione della produzione economica ma con
scarsi miglioramenti tecnologici. Dopo la depressione postbellica l’economia
francese riprese a crescere a tassi ancor più elevati che nel 18° secolo. Non
bisogna farsi ingannare da questi dati.
La
crisi politica del 1848 causarono uno stop nel ritmo economico, paralizzò la
costruzione delle ferrovie e di altre opere pubbliche, la produzione di carbone
crollò e quella del ferro anche, le importazione si dimezzarono e le
esportazioni diminuirono leggermente, la ripresa ci fu con la proclamazione del
secondo impero nel 1851 tanto da sbalordire il mondo. Iniziò un nuovo boom fino
al 1881. Le costruzioni ferroviarie furono un grande stimolo.
La
grande crisi non tardò a ritornare nel 1882 e mise in ginocchio il paese esordì
con un panico finanziario, disastrose epidemie, perdite di investimenti ed il
ritorno del protezionismo[15].
La prosperità tornò quasi alla fine del secolo con l’estensione dei bacini
minerari della Lorena e l’affermarsi di nuove industrie come quella dell’elettricità
e dell’alluminio e delle automobili.
Tra
tutti gli stati, la Francia, era quella con il ritmo più basso di
urbanizzazione, la causa principale fu la lenta crescita demografica.
Þ
Germania:
fu
l’ultima a mettersi in moto per l’industrializzazione, povero e arretrato nella
prima metà del 19° secolo ciò era dovuto ad un mancato sviluppo delle
comunicazioni. Alla vigilia della prima guerra mondiale, l’impero tedesco
unificato era la più potente nazione industriale europea. Possedeva le
industrie più grandi e moderne nei settori del ferro e dell’acciaio,
dell’energia elettrica, dei macchinari e dei prodotti chimici. Inoltre era
all’avanguardia per la produzione di vetro e strumenti ottici.
Come
aveva potuto verificarsi una simile spettacolare trasformazione?
La
storia economica tedesca dell’800 può essere suddivisa in tre periodi: il primo
con la costituzione della Zollverein[16];
nel secondo periodo dove la Germania raggiunse in poco tempo una posizione di
supremazia industriale nell’Europa occidentale continentale che continua ad
occupare ancora oggi. Un vivace afflusso di capitali esteri caratterizzò questo
secondo periodo; nel terzo abbiamo una dominazione tedesca del mercato estero.
Una
delle più importanti riforme economiche attuate dai funzionari prussiani fu
quella che condusse alla formazione dello Zollverein esse raggiunse due
risultati: abolì tutti i dazi interni e le barriere doganali creando un mercato
comune interno e in secondo luogo rese possibile la determinazione, da parte
della Prussia, di una tariffa comune verso l’estero. Seguì una politica
liberale per non far aderire l’Austria protezionista.
La
rete ferroviaria mise in atto quello che prevedeva lo Zollverein crescendo più
rapidamente di quella francese.
La
chiave della rapida industrializzazione tedesca fu la crescita vertiginosa
dell’industria del carbone grazie soprattutto al bacino di Ruhr[17]
scoperto e sfruttato già nel 17° secolo ma richiedeva ingenti capitali e
tecniche sofisticate che vennero fornite da ditte straniere.
Nei
primi anni del 20° secolo la produzione media per impresa era quasi il doppio
di quella britannica adottando il sistema verticale, acquistando miniere di
carbone e ferro, impianti per la produzione del coke, altiforni e fonderie. Nel
processo gli investitori tedeschi riuscirono a ricomprare le aziende in mano
agli stranieri e ad investire all’estero. Nel 1873 arrivò anche per la Germania
la grave depressione ma la ripresa fu strabiliante tra il 1883 e il 1913 il
prodotto nazionale netto crebbe ad un tasso annuo superiore al 3%.
Affermò
il suo predominio in Europa con l’industria chimica, in particolare dei
coloranti, della chimica organica ed inoltre fu notevole l’impiego nella
produzione farmaceutica. L’industria elettrica fu ancora più sbalorditiva di
quella chimica, stimolata dalla crescente urbanizzazione, all’inizio del 20°
secolo i motori elettrici stavano facendo concorrenza e rimpiazzando i motori a
vapore.
Un’altra
importante caratteristica della struttura industriale tedesca era la prevalenza
di cartelli[18]
che in Germania non era fuorilegge come in altri paesi d’Europa.
Capitolo
Decimo – Modelli di sviluppo: ritardatari e assenti
Nelle altre regioni europee
prima del 1850 non era in atto un processo di industrializzazione importante
prese vita solo nella seconda metà del secolo in particolare in Scandinavia,
Svizzera, nei Paesi Bassi e nell’impero austro-ungarico. Seguirono modelli
differenti di industrializzazione ma quasi tutti avevano le stesse caratteristiche
di base vale a dire poca ricchezza carbonifera a malapena sufficiente a
soddisfare la domanda interna.
Þ
Svizzera:
come la
Germania fu l’ultimo tra i paesi della prima ondata industriale e la sua
struttura economica era prevalentemente preindustriale inoltre la forza lavoro
era dedica soprattutto all’agricoltura. La grande maggioranza degli addetti
dell’industria lavoravano a casa o in piccole officine non meccanizzate. La
Svizzera possedeva meno di 30 km di ferrovie ed il paese non disponeva di una
struttura istituzionale adeguata allo sviluppo economico. Dopo il 1850 si
arrivò all’unione doganale. La Svizzera è un paese di estensione e popolazione
limitate, povera di risorse naturali ad eccezione dell’energia idroelettrica e
del legname ed è priva di carbone. Le montagne precludono la coltivazione e
rendono inabitabile un buon 25% del suo territorio. Nonostante tutti questi
svantaggi gli svizzeri riuscirono ad ottenere importanti risultati nel 20°
secolo ed a raggiungere uno dei livelli di vita più alti d’Europa.
Com’è
stato possibile tutto ciò?
A
causa del poco terreno coltivabile gli svizzeri avevano praticato da tempo la
combinazione di industria domestica, agricoltura ed industria casearia. Il
risultato di questa combinazione portò alla produzione di prodotti di alta
qualità quali gli orologi, tessuto di fantasia, macchinari complessi, formaggi
prelibati e della cioccolata. L’industria casearia si trasformò da attività
artigianale ad un processo di fabbrica e diede origine a due industrie sorelle:
la produzione di cioccolato e di alimenti per bambini. Non di meno fu
l’industria chimica.
Le
ferrovie per la Svizzera non furono un investimento proficuo in quanto una
volta costruire furono abbandonate dagli investitori locali che erano più
attirati da investimenti esteri. Nel 1882 fu completata la prima delle gallerie
alpine quella del Gottardo[19].
Negli anni novanta dell’800, in conseguenza degli alti costi di costruzione e
di gestione e della scarsa densità di traffico, le ferrovie furono sull’orlo della
bancarotta.
Þ
I
Paesi Bassi e la Scandinavia: i
Paesi Bassi, la Danimarca, la Norvegia e la Svezia dopo aver perso molto
terreno rispetto ai paesi più avanzati nella prima metà del secolo, fecero
registrare un rapido salto in avanti nella seconda metà dell’800.ù
Considerando
la partenza tardiva e la loro mancanza di carbone è interessante analizzare i
motivi che portano a tanto successo.
Tutti
questi paesi avevano popolazioni modeste ma vantavano più alfabetizzazione di
altri paesi europei e questo fu un fatto inestimabile nell’aiutare le economie
nazionali a prendere il volo.
Sicuramente
la mancanza di carbone a portato un forte rallentamento ma avevano altre
risorse che forse altri paesi non possedevano, prima fa tutta la Svezia con i
suoi boschi ed i suoi giacimenti di ferro e non per importanza la capacità
idroelettrica. L’energia idroelettrica fu un fattore importante per lo sviluppo
della Svezia e della Norvegia, mentre Danimarca e Paesi Bassi potevano contare
su l’energia eolica. Tutti e quattro avevano accesso al mare e quindi alle
risorse dello stesso fra tanti il pesce e la marina mercantile e non da meno fu
l’industria navale. Nella prima metà dell’800 la Norvegia divenne uno dei
maggiori fornitori di pesce e legname sul mercato europeo.
Le
istituzione politiche non ostacolarono l’industrializzazione e la crescita
economica, furono governati bene.
Il
fattore chiave di questo successo fu la capacità di adattarsi e di
specializzarsi in settori particolari. Già nel 20° aveva sviluppato industrie
molto sofisticate nonostante il loro tardivo sviluppo industriale.
Si
è parlato a questo proposito di “industrializzazione controcorrente” vale a
dire che prima i paesi esportavano tutte le materie prime grezze e che venivano
sottoposte a lavorazione nel paese estero mentre adesso il legname veniva
lavorato e poi esportato come nel caso della carta.
Tutti
e quattro svilupparono ben presto importanti industrie per la manifattura di
macchine e prodotti elettrici come ad esempio le lampadine. La Svezia fu il primo
paese a fondere il ferro in larga scala con l’utilizzo dell’energia elettrica e
quindi senza impiego di carbone. Nel 1918 produceva circa 1/8 della ghisa
grezza del mondo. Tutto questo dimostra che si poteva accedere al mercato anche
senza possedere il carbone.
Þ
L’impero
austro-ungarico:
era un territorio abbastanza arretrato dove predominavano le industrie del lino
e della lana. Questo è un caso di economia “pigra” ostacolata sia dalla natura
che dall’uomo: le riforme di Giuseppe II[20]
tra il 1780 e il 1790 avevano permesso ai contadini di abbandonare le terre padronali
senza ammende e di vendere i raccolti a loro piacimento. L’abolizione della
frontiera doganale fra Austria e Ungheria nel 1850. Un altro ostacolo fu la
politica commerciale estera che rimase protezionistica facilitando anche
l’opera tedesca con lo Zollverein.
Una
delle ragioni fondamentali della lenta crescita furono i livelli di istruzione
e di alfabetizzazione, tali livelli erano ancora più bassi in Ungheria.
Comunque possiamo dire che nonostante tutto anche l’impero riuscì nella suo
sviluppo economico, questo vale soprattutto per l’Ungheria dopo l’autonomia del
1867 che permise uno sviluppo elevato nella produzione della farina, zucchero,
birra e alcolici. L’impero possedeva alcune industrie pesanti come quella della
fabbrica delle locomotive a Vienna.
Þ
L’Europa
meridionale e orientale: quattro
sono le caratteristiche comuni a tutti questi paesi: l’insufficiente grado di
industrializzazione fino al 1914, quindi una elevata incidenza di povertà, una
forte carenza culturale, l’assenza di politiche agricole e tutti furono
soggetti a regimi autocratici e autoritari.
Þ
La
penisola iberica: Spagna e Portogallo emersero dalle guerre
napoleoniche con sistemi primitivi e con regimi reazionari che innescarono le
rivolte del 1820 che condussero a guerre civili endemiche. Di conseguenza si
indebitarono con l’estero per finanziare lo sforzo bellico. La bassa produzione
agricola fu una caratteristica di entrambe le economie, ma nella prima metà
dell’800 la Spagna tentò una riforma agraria che fu un disastro, il Portogallo
non fece neppure questo tentativo. Vale la pena ricordare la produzione di vino
(“Porto”) e del brandy.
Dopo
il 1820, la crescente domanda estera di piombo per i lavori idraulici diede
inizio allo sfruttamento dei ricchissimi giacimenti di piombo della Spagna
meridionale. Fu il maggiore produttore mondiale. Possedeva anche giacimenti di
carbone localizzati in aree impervie.
Þ
L’Italia:
fino al
1860 non esisteva una economia italiana, guerre e intrighi dinastici interni
l’avevano trasformata in un campo di battaglia. Fu risollevata dal conte
Camillo Benso di Cavour[21]
proprietario terriero e imprenditore agricolo progressista divenne nel 1852
primo ministro. Grazie al suo operato le esportazioni crebbero del 50% mentre
le importazioni quasi triplicarono. Sconfisse l’impero austriaco e spianò la
strada all’unificazione del regno del 1861.
L’unificazione
alleviò uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo economico la frammentazione del
mercato interno. Purtroppo il Cavour morì tre mesi dopo l’unificazione non
concludendo il suo importante lavoro. L’Italia continuò a dipendere dagli
investimenti stranieri soprattutto dalla Francia. Fece una piccola risalita
economica che durò fino all’inizio della prima guerra mondiale (1914 – 1918).
Sempre in questo periodo la pressione demografica spinse gli italiani ad
emigrare in America.
Þ
L’Europa
sudorientale: Albania,
Bulgaria, Grecia, Romania e Serbia sono i paesi più poveri d’Europa, tutti
avevano conquistato l’indipendenza dall’impero ottomano dopo il 1815 e questa
eredità si faceva sentire sulla loro economia. La tecnologia era primitiva ed
erano per lo più paesi agricoli. Nonostante tutto dalla seconda metà del 19°
secolo ci fu un boom demografico (anche se erano molto poveri).
Gran parte del
territorio era montuoso al contrario la Romania unica ad avere terreno
coltivabile. Esistevano piccoli giacimenti di carbone e di metalli non ferrosi.
La più importante risorsa era il petrolio in Romania.
Il commercio
estero era basato sull’esportazione di suini vivi, di cereali, grano, uva,
brandy e prugne fresche e secche. L’indebitamento estero era molto esteso, in
Grecia, assunse dimensioni tali che fu messo sotto “vigilanza”.
Molti debiti
esteri erano stati contratti per la costruzione di ferrovie.
Þ
La
Russia imperiale: all’inzio
del 20° secolo era considerato una grande potenza data l’estensione del suo
territorio e la popolazione che ospitava. Possedeva grandi industrie tessili,
specialmente di cotone e lino, nonché industrie pesanti: carbone, ghisa,
acciaio. Era la seconda al mondo nella produzione petrolifera dopo gli Stati
Uniti. La Russia era comunque un paese agricolo, l’agricoltura dava da vivere
ad oltre 2/3 della popolazione e produceva più del 50% del reddito nazionale.
Nella prima
metà dell’800 l’industrializzazione fu più visibile e quella più dinamica fu
quella cotoniera in particolare nella regione di Mosca.
La Guerra di
Crimea[22]
rivelò la reale arretratezza dell’industria e dell’agricoltura russa. Gran
merito dobbiamo dare al balzo ottenuto con la costruzione della Transiberiana[23]
di proprietà statale nel 1891 che aiutò lo sviluppo dell’estrazione del
carbone.
Il governo
cercò di incoraggiare l’industrializzazione in vari modi contraendo prestiti
esteri per migliorare le ferrovie, quindi ordinò rotaie, locomotive e
quant’altro fosse necessario.
A questo boom
seguirono una serie di crisi nel 20° secolo: la guerra russo-giapponese del
1904-05 e subito dopo la rivoluzione del 1905-06. Questo determinò anche la
riforma agraria di Stolypin[24]
che portò all’aumento della produttività agricola.
Þ
Il
Giappone: nella
prima metà del secolo il Giappone mantenne la sua politica di isolamento dalle
influenze straniere. Dall’inizio del 600 il governo di Tokugawa aveva proibito
il commercio con l’estero e viaggi all’estero.
L’economia era
sofistica con mercati attivi e sistema creditizio ed il livello di
analfabetismo ero molto basso rispetto ai paesi dell’Europa meridionale e
orientale.
Nel 1853 Perry
entrò con le navi nel porto di Tokyo obbligando lo shogun ad attivare rapporti
con gli Stati Uniti evitando un bombardamento. Questo portò anche alla nascita
del Giappone moderno con la restaurazione Meiji (Governo illuminato). Il nuovo
governo cooperò con gli Usa ma tenendoli a debita distanza.
Il vecchio
sistema feudale fu abolito ed ereditò una quantità di moneta cartacea
inconvertibile. Nel 1873 decretò una tassa sulla terra per garantirsi una
entrata fissa e una produzione migliore.
Il governo
intrapresa la creazione di un nuovo sistema bancario arrivando a fondare 153
banche, inoltre fu fondata la Banca del Giappone unica a poter emettere moneta.
Sin dall’epoca
della restaurazione il governo aveva intenzione di introdurre nel paese
l’intera gamma delle industrie occidentali, quindi costruì cantieri navali,
arsenali, fonderie, produsse prodotti chimici, cemento, zucchero, birra.
Inoltre fece venire dall’occidente tecnici per insegnare ai propri ingegneri
come utilizzare le attrezzature occidentali.
Il Giappone
disponeva di limitate risorse naturali, il riso era la coltivazione di base la
componente principale dell’alimentazione. Possedeva giacimenti di rame e
carbone, ovviamente non passa inosservata l’industria della seta e del cotone.
Dobbiamo
ricordare che il Giappone dipendeva parzialmente dalle importazioni per
soddisfare il consumo nazionale.
Il governo non
proibiva l’impresa privata e spesso si è trovata a vendere le proprie industrie
una volta sviluppate.
La guerra fu
una manna dal cielo per il Giappone anche se sembra assurdo asserirlo ma questo
gli permise di introdursi nei mercati europei e di impadronirsi delle colonie
del Pacifico.
Capitolo
Undicesimo – Settori Strategici
Agricoltura
Nel 19° secolo
l’agricoltura non cessò di essere importante, è difficile immaginare un
contesto nel quale l’agricoltura non possa contribuire allo sviluppo economico;
all’inzio dell’800 l’agricoltura britannica era la più produttiva d’Europa.
Riusciva a soddisfare gran
parte della domanda interna alimentare e di alcune materie prima quali il
luppolo per la produzione della birra, la lana e l’orzo. Questo proseguì anche
dopo l’abrogazione delle leggi sul grano.
I miglioramenti tecnologici
fecero aumentare la produttività in misura addirittura superiore
all’introduzione della coltura a rotazione e delle tecniche ad essa associate.
Il prospero settore
agricolo costituì, inoltre, un buon mercato per l’industria britannica, la
ricchezza prodotta contribuì alla creazione di capitale sociale: canali e
strade a pedaggio nel ‘700 e ferrovie nell’800.
Sul continente fu diverso
la riforma agraria fu spesso un presupposto di miglioramenti sostanziali della
produttività. Molti furono i tipi di riforma agraria. Il movimento delle
recinzioni in Inghilterra è un esempio; la Svezia e la Danimarca abolirono il
servaggio.
Altrove i risultati furono
meno felici come nella monarchia asburgica di Giuseppe II oppure in Spagna e
Italia dove i tentativi di riforma entrarono in collisione con le necessità
finanziarie dei governi e furono disattesi nei fatti.
La Russia si distinse per
la realizzazione di due tipi di riforma agraria: l’emancipazione dei servi in
seguito alla sconfitta della guerra di Crimea e la riforma Stolypin che
favoriva la proprietà privata della terra. Il paese fu ben presto travolto
dalla guerra e dalla rivoluzione (dal 1915 al 1917).
L’emancipazione dei servi
in Prussia in seguito all’editto del 1807 non causò grandi cambiamenti
immediati.
L’agricoltura contribuì in
misura considerevole allo sviluppo economico sia della Danimarca che della
Svezia ma non della Norvegia, ma se consideriamo l’intero settore primario che
comprende oltre all’agricoltura anche la pesca, la silvicoltura (scienza che si
occupa della conservazione, utilizzazione e costituzione delle foreste) le cose
sono decisamente diverse.
La Finlandia, sottoposta
allo Zar di Russia Alessandro I come granducato (1809) non registrò alcun
cambiamento significativo nel corso del 19° secolo e rimase un paese
prevalentemente agricolo con agricoltura poco redditizia e bassi redditi medi.
La voce più importante nelle sue esportazione riguarda la cellulosa ed il
legname.
Nella monarchia asburgica
la crescita della produzione agricola fu soddisfacente per tutto il secolo in
entrambi le parti dell’impero. La metà ungherese esportava frumento, farina,
nella metà austriaca in cambio di manufatti e di investimenti.
Il fallimento dell’impero
nel suo complesso nello sviluppo di esportazioni agricole viene attribuito a
due fattori: le difficoltà dei trasporti e che il mercato interno assorbiva
gran parte della produzione.
La Spagna, il Portogallo e
l’Italia non potevano rappresentare un ricco mercato per l’industria sebbene
tutti esportassero frutta e vino rimanevano in parte dipendenti dalle
importazioni per l’approvvigionamento di cereali per l’alimentazione.
Anche la Russia imperiale
rimaneva, alla vigilia della prima guerra mondiale, a gran prevalenza rurale e
agraria ma era in grado di sostenere la popolazione e di fornire eccedenza per
le esportazioni.
L’agricoltura svolse un
ruolo dinamico nel processo di industrializzazione statunitense e nell’ascesa
degli Stati Uniti al rango di prima potenza economica mondiale. Forniva non
solo le derrate alimentari ma anche una quantità ingente di eccedenza per le
esportazioni. Le colonie meridionali mandavano in Europa tabacco, riso e indaco
in cambio di manufatti necessari all’economia locale in espansione. Il New
England e le colonie centrali scambiavano pesce, farina ed altri generi con lo
zucchero e la melassa delle Indie e i dollari d’argento spagnoli che divennero
alla fine base del sistema monetaria americano.
Dopo la guerra civile[25] mais e frumento divennero le voci più
importanti delle esportazioni.
Il sistema agricolo
dell’economia americana contribuì in maniera molti positiva alla trasformazione
industriale degli Stati Uniti senza attuare riforme agrarie di stile europeo.
L’agricoltura fu stimolata
dal trasferimento delle regioni al demanio attivando il libero mercato.
Forse in nessun altro paese
l’agricoltura svolse un ruolo così vitale nel processo di industrializzazione
quanto in Giappone. All’epoca della restaurazione Meiji la popolazione
ammontava a 30 milioni di persone allo scoppio della prima guerra mondiale
oltre 50 milioni. A dispetto della scarsità di terreno arabile l’agricoltura
giapponese fu in grado di sostenere la popolazione per gran parte del periodo
prebellico e di fornire la maggior parte delle esportazioni giapponesi.
Attraverso la tassa sulla
terra del 1873 l’agricoltura finanziò la maggior parte delle spese governative
e permise l’accumulo di capitali.
Banche e Finanza
Il processo di
industrializzazione del 19° secolo fu accompagnato da un proliferazione di
banche necessarie ad assicurare i servizi finanziari richiesti da un meccanismo
economico sempre più complesso. La loro struttura differisce in base alle
legislazioni e alle evoluzioni storiche.
Inghilterra:
all’inizio
del 19° secolo la Banca d’Inghilterra era in possesso del suo monopolio nel
settore delle banche a capitale azionario, dopo la crisi alla fine del 1825 il
parlamento emendò la legge per permettere alle altre banche di adottare la
forma di società pe azioni purché non emettessero cartamoneta. La Banca
d’Inghilterra rimase un istituto statale al servizio finanziario del governo;
accanto ad essa il sistema bancario prevedeva una serie di banche commerciali a
capitale azionario che accettavano depositi dal pubblico e prestavano denaro a
imprese commerciali generalmente a breve termine.
Altra figura, meno
visibile, erano le banche d’affari private le quali finanziavano gli scambi
internazionali e si dedicavano al commercio di valuta.
Inoltre, la Gran Bretagna,
possedeva casse di risparmio, società di finanziamento per l’acquisto e la
costruzione di case, società di mutuo soccorso e via dicendo.
Francia:
il sistema bancario francese era dominato
dalla Banca di Francia come per l’Inghilterra. Fu creata da Napoleone nel 1800
e sotto Napoleone fu abbastanza organizzata in filiali ma subito dopo la caduta
dell’imperatore vennero vendute in quanto non redditizie. Il sistema bancario
era poco sviluppato rispetto alla richiesta tanto da “costringere” gli imprenditori
ad organizzarsi in banche in commanditè ma non furono sufficiente a sopperire
alla domanda. La Francia aveva anche un’altra struttura importante Haute banque
parisienne, banca d’affari simile a quella londinese, tra cui spiccava la De
Rothschild[26]
frères. Come a Londra l’attività principale era il finanziamento degli scambi
internazionali e il commercio di valuta e lingotti, ma dopo le guerre
napoleoniche cominciarono a sottoscrivere prestiti governativi ed altre
obbligazioni, quali i titoli delle società costruttrici di canali e ferrovie.
Dopo la proclamazione del
secondo impero, Napoleone III cercò di ridurre la dipendenza del governo dai Rothschild
con al creazione di nuovi istituti finanziari.
Emile e Isaac Pereire, ex
dipendenti della Rothschild, fondarono nel 1852 la Société générale de crédit
mobilier una banca di investimento specializzata nel finanziare la costruzione
di ferrovie. La Francia non riuscì a sfruttare tutto il suo potenziale possiamo
dire che solo nella seconda metà dell’800 fu più intraprendente ma nulla a che
vedere con il sistema bancario belga o tedesco.
Belgio
e Olanda: le
istituzioni finanziari belghe fecero miracoli per favorire lo sviluppo
industriale di questo piccolo stato e merito un volto elevato per il suo
impegno.
Gli olandesi avevano perso
campo nel commercio ma aveva mantenuto potere finanziario attraverso la Banca
di Amsterdam e solide banche private le cui attività consistevano soprattutto
nella sottoscrizione di prestiti governativi e in cambiavalute e agenti di
sconto.
Svizzera:
oggi
risulta il centro finanziario per eccellenza a livello mondiale era molto meno
prima del 1914 le fondamenta furono poste nell’800. Furono fondate numero
banche sul modello francese come la Banque federale suisse e la Swiss bank corporation
nel 1864.
Germania:
nella
prima del 19° secolo non si poteva parlare di sistema bancario, i numerosi
stati sovrani che la componevano erano d’ostacolo all’affermazione di un
sistema unificato. La Prussia, la Sassonia e la Baviera possedevano banche ad
emissione monopolistiche ma controllate dal dai governi e si occupavano
soprattutto di finanza statale.
Inoltre erano presenti sul
territorio, in particolar modo vicino ai centri commerciali come Colonia,
Düsseldorf e Berlino, numerose banche private per finanziarie scambi
commerciali e per investimenti esteri.
L’aspetto distintivo del
sistema finanziario tedesco fu la banca universale o mista impegnata sia in
attività di credito commerciale che in investimenti a lungo termine dando al
via a quelle che poi verranno chiamate Kreditbank.
Nel frattempo il governo
prussiano era tornato alla vecchia politica: non autorizzò la nascita di altre
banche per azioni ma alcuni promotori aggirarono l’ostacolo con l’accomandite
francese che non richiedeva l’autorizzazione da parte del governo.
Nel 1869 la Confederazione
della Germania del Nord[27]
liberalizzò la costituzione di società per azioni portando alla fondazione di
oltre cento banche (Kreditbanken), ma la forte depressione che seguì portò alla
eliminazione di molto di esse e quelle rimaste in “vita” decisero di fondersi e
dar vita a grossi istituti bancari quali la Deutsche Bank (ancora in attività).
Esse non provvedevano solo alla necessità dell’industria tedesca ma
facilitarono l’allargamento del commercio estero tedesco fornendo credito agli
esportatori e ai commercianti stranieri.
Indubbiamente le banche
svolsero un ruolo estremamente importante nello sviluppo industriale, all’inzio
del 20° secolo il sistema bancario tedesco era probabilmente il più potente al
mondo.
Austria:
sviluppò il proprio sistema bancario moderno
più o meno nello stesso periodo della Germania, aveva creato la banca nazionale
austriaca già nel 1817 e disponeva di alcune banche privata tra le quali la
ditta Rothschild era la più importante.
La prima moderna banca a
capitale azionario fu però la Creditanstalt austriaca del 1855 che ancora oggi
rimane uno dei più potenti istituti finanziari dell’Europa centrale.
Svezia
e Danimarca: nonostante l’arretratezza economica del paese,
la Svezia, aveva una lunga tradizione bancaria, proprio la Sveriges riskbank fu
la prima ad emettere cartamoneta nel 1656. In ogni modo la tradizione bancaria
svedese ebbe inizio tra il 1850 e 70 seguendo il modello del Crédit mobilier
francese.
Nella prima metà del 19°
secolo la Danimarca possedeva una banca centrale di proprietà privata
controllata dal governo ed un certo numero di casse di risparmio.
La storia moderna inizia
negli anni 50 dell’800 dove il sistema bancario era retto da tre principali
banche a capitale azionario.
Paesi
latini sul Mediterraneo: costituirono
i loro moderni istituti finanziari su iniziativa francese ad esempio la Spagna
aveva il Banco de San Carlos fondata da un francese quindi basata sul modello
di Crédit mobilier.
Il governo permise una
certa libertà nell’istituire nuove banche ed i francesi non persero tempo che
fondarono altre banche per finanziare opere pubbliche come le ferrovie. Gli
stessi fratelli Pereire istituirono nuove filiali.
Italia:
i Pereire
cercarono di aprire istituti anche in Piemonte e il Cavour fu sollecitato da
questo intervento per ostacolare l’impresa dei Rothschild ma alla fine concluse
l’affare con quest’ultimi i quali parteciparono a molte iniziative in Italia. I
Rothschild si ritirarono dall’Italia nel 1860 in quanto il settore bancario
attraversò un periodo di ristagno. Passato il cattivo periodo furono fondate
due banche importanti: la Banca Commerciale Italiana a Milano e il Credito
Italiano a Genova.
Russia:
la guerra di Crimea denunciò drammaticamente
la situazione russa e il governo zarista di Alessandro II Romanov, fu quasi
costretto ad una campagna di costruzioni ferroviarie e all’emancipazione dei
servi. Inoltre condusse alla revisione del sistema finanziario e bancario. La
più importante fu la Banca di Stato di proprietà statale in un primo momento
non stampò moneta ma quando passò al Gold Standard[28]
del 1897 ottenne il monopolio dell’emissione della cartamoneta.
Oltre alla banca centrale
aveva diversi piccoli istituti come la banca commerciale privata di San
Pietroburgo. Le banche per azioni russe contribuirono sensibilmente allo
sviluppo dell’industrializzazione.
Medio
e Vicino Oriente: la
prima banca azionaria fondata in queste zone fu la Banca d’Egitto successivamente investitori britannici
fondarono la Banca ottomana di Costantinopoli come banca di credito ordinario
che successivamente fu trasformata a Banque impériale ottomane con funzioni di
banca centrale con il monopolio di stampare la cartamoneta, inoltre aveva la
funzione di credito ordinario e di incassare le imposte.
Particolare attenzione
viene posta sulla Banca di Hong Kong e Shanghai in quanto erano banche fondate
non con capitali stranieri ma da stranieri che lavoravano sul posto.
Stati
Uniti: il Congresso permise la costituzione della
prima banca nel 1791 e durante la guerra civile istituì il National banking
system che permetteva l’esistenza di banche federali a fianco delle banche
statali. Però alcuni ritenevano che la mancanza di una banca centrale che
unisse sia il primo che il secondo istituto esponesse maggiormente il paese al
panico finanziario e alle depressioni[29]
che si verificavano con regolarità.
Per porre rimedio il
Congresso degli Stati Uniti[30]
istituì il Federal Reserve System. Tutto sommato l’esperienza statunitense
sembra dimostrare che, sebbene le banche siano necessarie alla crescita
economica della società industriale non è indispensabile un sistema bancario
razionale.
Il ruolo dello stato
Nel 19° secolo troviamo due
modi di governare diversi: il metodo del laissez-faire dove lo stato non
interferisce nell’economia e dall’altro abbiamo il concetto marxista secondo il
quale il governo agisce come un comitato esecutivo della borghesia.
Il governo può svolgere una
quantità di ruoli nell’economia ma spesso risultano ambigui. L’intervento
statale nell’economia comprende non solo la tutela della legalità ma anche le
attività di promozione dei dazi, delle esenzioni fiscali, dei rimborsi ma anche
i provvedimenti volti a proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori
tutte azioni utili alla crescita.
Infine lo stato si può
impegnare in azioni direttamente produttive, che possono andare da iniziative
benevole come la fornitura di servizi educativi all’assunzione totale da parte
dello stato della proprietà e del controllo di tutte le risorse produttive,
come nell’ex Unione Sovietica.
Tenendo ben presente questi
esempi passiamo a considerare i fatti storici per scoprire quale fu il ruolo svolto
dai governi dell’800:
Inghilterra:
è
considerata la patria del laissez-faire, nonostante tutto il peso del settore
pubblico nel Regno Unito era probabilmente rappresentativo dell’intera Europa.
La maggioranza delle
persone dà per scontato che il ruolo dello stato sia quello di consegnare la
posta, ma prima del 19° secolo il servizio postale privato era coesistito con
il servizio pubblico incompetente e inesistente. Il servizio postale moderno
ebbe inizio nel 1840 quando sir Hill introdusse il servizio postale prepagato
alla tariffa unica di un penny.
La Gran Bretagna fino al
1870 aveva le scuole gestite da entri privati e quindi a pagamento ovviamente
accessibile solo dai ricchi limitando così la diffusione dell’alfabetizzazione
e contribuì al declino della classe industriale britannica.
Solo nel 1891 l’istruzione
divenne gratuita e universale fino all’età di 12 anni. La Scozia possedeva
quattro antiche università aperte a tutti i diplomati.
L’800 sembra un secolo in
cui lo stato fu meno invadente che nei secoli precedenti, ma ciò non significa
che non svolse alcun ruolo.
Capitolo
Dodicesimo – La crescita dell’economia mondiale
Il commercio ha fortificato
la sua importanza nel corso del 19° secolo, crebbe anche l’emigrazione e gli
investimenti esteri, il movimento internazionale delle persone e dei capitali.
All’inzio erano due i principali ostacoli che rallentavano il flusso del
commercio estero: uno naturale e uno artificiale. Ma entrambi furono
significante superati dalla tecnologia e dalle scoperte quali le ferrovie, i
piroscafi, ma anche una notevole attenzione alla dazi doganali e ai divieti di
importazione di alcune merci.
La Gran Bretagna adotta il
libero scambio
Secondo alcuni economisti
il libero scambio avrebbe portato solo vantaggi. Nel 1820 un gruppo di mercanti
londinesi presentò al parlamento una petizione che invocava il libero commercio
internazionale. La petizione non ebbe alcun effetto.
Nello stesso periodo
presero potere al governo i Tory con l’obiettivo di modernizzare e semplificare
le procedura arcaiche di governo. Ridussero le tasse che ostacolavano lo
sviluppo del commercio internazionale. La riforma del 1832 estese il voto anche
alla classe media in gran parte favorevole al libero scambio.
Fulcro e simbolo del
sistema protezionistico del Regno Unito erano le cosiddette leggi sul grano che
imponevano dazi sull’importazione. E con l’abolizione di questa legge che
prende forma, almeno fino al 1914, il moderno sistema politico britannico.
L’età del libero scambio
Il secondo grande stadio
verso il liberalismo era il trattato commerciale anglofrancese del 1860. Il
trattato impegnava la Gran Bretagna a cancellare tutti i dazi sull’importazione
di merci francesi ad eccezione del vino e del brandy; mentre la Francia revocò
la sua proibizione dell’importazione dei prodotti tessili britannici e ridusse
i dazi su un’ampia varietà di merci britanniche ad un massimo del 30%.
La Francia aveva seguito
tradizionalmente una politica di protezionismo per proteggere le industrie
cotoniere dalla concorrenza britannica.
Il governo di Napoleone III[31]
desiderava seguire una politica di amicizia nei confronti della Gran Bretagna
con l’obiettivo era quello di guadagnare status politico e rispetto
diplomatico. in ogni modo tanti francesi aspiravano al liberalismo economico.
Entrambi i contraenti
dell’accordo avrebbero beneficiato del trattamento accordato alla “nazione
favorita”. Ogni volta che entrava in vigore un trattato aveva luogo una
riduzione generale delle tariffe. Le conseguenze furono considerevoli: il
commercio internazionale crebbe di circa 10% l’anno e favorirono l’efficienza
tecnica in quanto tante aziende medio piccole furono costrette a modernizzarsi
per evitare il fallimento.
La “Grande Depressione” e
il ritorno al Protezionismo
Altra conseguenze: le
fluttuazioni cominciarono ad essere più spesso legate alla oscillazione della
domanda in modo ciclico. La tendenza secolare fu dei prezzi al ribasso fino
alla metà del secolo (800). I prezzi balzarono in alto verso gli anni 50
dell’800 per la scoperta dell’oro in California e Australia per poi oscillare
per una ventina d’anni senza una direzione fissa.
Nel 1873 un panico
finanziario colpì Vienna e New York per poi propagarsi rapidamente in tutti i
paesi industrializzati. La successiva caduta dei prezzi divenne, in Gran
Bretagna, la “Grande Depressione”, fu la prima e la più generale che si fosse
verificata fino a quel momento nel mondo industriale e fu attribuita
erroneamente all’accresciuta concorrenza.
Otto Von Bismarck[32]
colse l’opportunità che da tempo gli industriali tedeschi chiedevano una
protezione tariffaria, e decise di accettare la proposta, denunciò lo
Zollverein con la Francia e diede la sua approvazione alla nuova legge
tariffaria del 1879 che introdusse il protezionismo. Fu questo il primo grande
passo per il ritorno al protezionismo.
Anche in Italia ci fu una
guerra tariffaria ma che arrecò danno alla Francia, e per l’Italia la mossa fu
poco saggia in quanto la Francia rappresentava per l’Italia il maggiore mercato
estero. Per ripicca la Francia impose dei dazi discriminatori e per oltre un
decennio il commercio fra i due paesi crollò. Molti altri paesi seguirono
l’esempio tedesco.
Gli Usa dopo la guerra
civile divennero uno dei paesi più protezionistici e tali rimasero fino alla
seconda guerra mondiale.
In questo periodo di
protezionismo la Gran Bretagna rimase invece con il libero scambio uguale fece
la Danimarca.
Il Gold Standard
internazionale
Che cos’è il Gold Standard?
In economia, sistema
monetario in cui tutte le forme di moneta a corso legale possono essere
convertite, su richiesta, in quantità fisse di oro fino (da qui il nome “Gold
Standard”), come stabilito dalla legge. Fino al XIX secolo molti paesi del
mondo mantennero il bimetallismo quale base dei propri sistemi monetari. La
diffusa adozione della base aurea durante la seconda metà del XIX secolo derivò
principalmente dalla rivoluzione industriale, che provocò un deciso aumento
nella produzione di beni e allargò le basi del commercio mondiale. I paesi che
adottarono la base aurea miravano essenzialmente a stabilizzare le transazioni
commerciali e finanziarie internazionali, i corsi dei cambi e le condizioni
monetarie interne.
Nel corso della storia
diverse merci hanno svolto funzione di standard monetario, ma maggior
preminenza è sempre stata detenuta dall’oro o dall’argento.
La funzione di uno standard
monetario è di definire l’unità di conto di un sistema monetario, l’unità in
cui tutte le altre forme di moneta sono convertibili.
Durante le guerre
napoleoniche l’Inghilterra, che ha sempre avuto uno standard monetario, rifiutò
di pagare oro e argento in cambio di proprio banconote quindi in quel periodo
non aveva uno standard monetario aveva una cartamoneta inconvertibile ovvero un
“corso forzoso”[33].
Dopo le guerre l’Inghilterra tornò ad uno standard monetario ma scelse l’oro e
non l’argento (nel 18° secolo conservò uno standard bimetallico ma l’oro fu
sopravvalutato dalla Zecca e prese il sopravvento).
Doveva rispettare alcune
indicazioni di legge per mantenere il gold standard:
1. La Zecca era obbligata a
vendere o comprare quantità di oro illimitatamente a prezzo fisso;
2. La Banca d’Inghilterra era
tenuta a convertire a richiesta banconote e depositi in oro;
3. Non potevano essere
restrizioni per importare o esportare oro a prezzo fisso.
La
quantità di oro che la banca custodiva nei suoi forzieri determinava la
quantità di credito che essa poteva accordare sotto forma di banconote e
depositi, di conseguenza il movimento in entrata e uscita dell’oro dal paese
determinava fluttuazioni nella riserva totale di moneta che a sua volta
influenzava l’andamento dei prezzi.
Per
i ¾ del 19° secolo la maggior parte degli altri paesi adottò uno standard
argenteo o bimetallico in ogni modo per la sua posizione preminente la Gran
Bretagna influenzò tutto l’andamento economico dell’Europa.
La
Francia tentò di creare un’alternativa al gold standard nella forma dell’unione
monetaria latina con l’obiettivo di mantenere stabile i prezzi ma con la
scoperta dell’oro in California e Australia l’oro si abbassò e la Francia
decise di tornare allo standard argenteo.
La
prima nazione ad adottare il gold standard dopo la GB fu il nuovo impero
tedesco. Bismarck approfittò della vittoria contro la Francia per richiedere
un’indennità di 5 miliardi di franchi da investire nel marco aureo.
Prima
della guerra civile in USA vigevano tecnicamente uno standard bimetallico, ma
durante la guerra sia a Nord che a Sud circolava moneta inconvertibile i
greenbacks (biglietti verdi).
La
Russia aveva adottato lo standard argenteo ma in realtà a causa della sua
situazione finanziaria aveva fatto ricorso ad ingenti emissioni di cartamoneta
inconvertibile.
Quello
stesso anno il Giappone, che aveva estorto alla Cina un’enorme indennità dopo
la guerra del 1895 usò il ricavato per creare una riserva aurea e per adottare
il gold standard.
Movimenti
migratori e investimenti internazionali
Gli
immigrati erano diretti verso i paesi ricchi di terre come gli USA e
l’Americana Latina, erano specialmente italiani e cittadini dell’Europa
centrale, alcuni fecero ritorno in patria ma la maggior parte rimase nel paese
di adozione. Nel complesso questo spostamento ebbe effetti benefici: alleggerì
la pressione demografica e fornì ai paesi ospitanti tanta manodopera.
L’investimento
estero in questo periodo era molto utilizzato per l’aspettativa di guadagno da
parte dell’investitore e la GB fu in testa agli investimenti stranieri fino al
1914 e ammontavano al 43% del totale mondiale. L’investimento più frequente era
nelle ferrovie straniere come avvenne in Francia da parte della GB e negli USA.
La
Germania si trasformò da debitore a creditore di investimenti a differenza di
quello francese utilizzò gli investimenti straniere come arma politica.
A
conti fatti chi beneficiava maggiormente degli investimenti esteri erano gli
USA che poterono costruire ferrovie, ranches degli allevatori, in Europa il
paese che beneficiò e maggiori investimenti esteri fu la Russia. Gli stranieri,
soprattutto banche, in questi contingentamenti anche nelle banche russe a
capitale azionario nelle grandi industrie metallurgiche del do basso.
La
ripresa dell'imperialismo occidentale
Gran
parte dell'Africa, racchiusa fra i tropici, aveva un clima opprimente per gli
europei ed una quantità di malattie sconosciute e spesso letali. Molti erano i
fiumi navigabili. L'abituale assenza di stati politici organizzati del tipo
europeo e il basso livello di sviluppo economico la rendeva poco attraente agli
occhi dei commercianti e degli imprenditori europei. Ciononostante una
concatenazione di eventi condusse inesorabilmente prima dell'ottocento volgesse
al termine, al coinvolgimento sia dell'Asia e dell'Africa nell'economia
mondiale in rapida evoluzione.
Africa
La
colonia del Capo, fu conquistata dalla Gran Bretagna durante le guerre
napoleoniche ed incoraggiò in seguito gli insediamenti britannici.
Le
politiche britanniche, in particolare l'abolizione della schiavitù e lo sforzo
per assicurare un trattamento più umano ai nativi, irritarono i boeri
discendenti dei coloni olandesi.
I
conflitti continuarono per tutto il secolo.
Alcune
tribù furono pressoché sterminate, e quelle che sopravvissero furono ridotto in
uno stato di asservimento non lontano dalla schiavitù.
Dapprima
sia il insediamenti boeri che quelli britannici ebbero carattere
fondamentalmente agrario, ma nel 1867 la scoperta dei diamanti determinò
l'arrivo di molti ricercatori provenienti da tutto il mondo. Nel 1886 fu
scoperto l'oro nella Rhodesia. Nell'ottobre del 1899 iniziò la guerra
sudafricana o anglo boera.
Prima
del 1880 il solo possedimento rurale in Africa era l'Algeria francese. Nel 1881
razzie di confine di tribù tunisine fornirono il pretesto per invadere la
Tunisia e stabilì un protettorato. I francesi completarono nel 1912 il loro
impero nordafricano stabilendo un protettorato nella maggior parte del Marocco.
Nel frattempo importanti avvenimenti avevano luogo all'estremità orientale
dell'Africa islamica. L'apertura del Canale di Suez nel 1869 da parte di una
società francese rivoluziona il commercio mondiale. La Gran Bretagna non aveva
partecipato alla costruzione del canale e di schierarsi opposta, ma dopo il suo
completamento divino principio cardine della politica estera britannica quello
di assumere il controllo del canale e impedire che si potesse cadere nelle mani
di una potenza ostile.
L'Italia,
il più prossimo dei suoi vicini europei, ai ritardatari sia come Stato che come
potenza imperialista. Assistette con amara ed impotente invidia alla conquista
da parte delle altre nazioni gli imperiali. L'Italia presa pretesto contrasto
con la Turchia, presentò un ultimatum impossibile e occupò prontamente Tripoli.
L'Africa centrale fu l'ultima area del continente nero ad aprirsi alla
penetrazione occidentale. La scoperta dei diamanti in Sudafrica stimolò
l'esplorazione nella speranza di scoperte analoghe in Africa centrale.
L'improvvisa col territorio suscitò delle frizioni che avrebbero potuto
condurre alla guerra per scongiurare questo Bismarck e Jules Ferry oro a
Berlino nel 1884 una conferenza internazionale sugli affari africani. 14
nazioni, ivi compresi gli Stati Uniti, inviarono propri rappresentanti
richiedeva l'abolizione del commercio degli schiavi della schiavitù riconobbe
lo Stato libero del Congo con a capo Leopoldo del Belgio. Alla vigilia dello
scoppio della prima guerra mondiale è solo l'Etiopia e la Liberia, fondata
schiavi americani emancipati dal 1830, conservarono la loro indipendenza, erano
entrambe di fede cristiana.
Asia
La
decadenza interna aveva seriamente indebolito la dinastia Manciù, ciò diede agli
europei l’'opportunità di guadagnare con la forza l'accesso all'intero dal
quale erano stati così a lungo. Gli interessi commerciali britannici fornirono
il pretesto iniziare l'intervento. Il tè e le sete cinesi avevano un ampio
mercato in Europa, ma i commercianti britannici poterono offrire ben poco in
cambio finché non scoprirono i cinesi aveva una spiccata predilezione per
l’oppio.
Cominciò
così la guerra dell'oppio 1839 – 1842, e terminò con l'imposizione del trattato
di manichino. La Cina dovette consegnare agli inglesi l'isola di Hong Kong,
accettare di aprire altri cinque porti al commercio sotto supervisione
consolare, fissare un dazio uniforme del 5% sulle importazioni e pagare una
considerevole indennità. Il commercio dell'oppio proseguì. invece di procedere
una vera e propria spartizione, la Gran Bretagna, Francia, Germania, di Stati
Uniti e Giappone si accontentavano di trattati speciali che assicuravano porti,
sfere d'influenza e cessioni a lungo termine di territorio cinese.
Le
continue umiliazioni portarono l'ultimo scoppio di violenza xenofoba nota come
rivolta di boxeur 1900-1901; il cui obiettivo era di cacciare tutti gli
stranieri dalla Cina.
Da
quel momento l'impero cinese si trovò in uno stato quasi palpabile di
decadenza. Esso cade nel 1912 sotto i colpi della rivoluzione condotta da Sun
Yat-Sen un medico di educazione occidentale in cui programma era nazionalismo
democrazia e socialismo.
La
rivalità tra Cina e Giappone per il predominio della Corea scoraggiarono i
diplomatici commercianti occidentali. Nel corso del 19º secolo i britannici,
provenienti dall'India, assunsero il controllo della Birmania e degli Stati
malesi e furono annessi all'impero. Nella parte orientale della penisola
missionari francesi erano stati attivi ma le persecuzioni cui essi furono
oggetto in maniera crescente nella prima metà dell'ottocento offrivano al
governo francese un pretesto per intervenire. Nel 1858 un corpo di spedizione
francese occupa la città di sei donne in Cocincina.
La
Thailandia e della fortuna di rimanere uno Stato indipendente. Essa dovette la
sua indipendenza ad una successione di re abili e illuminati e alla sua
posizione di cuscinetto tra le sfere di influenza francese e britannica. In
gran parte dell'Asia, i suoi governanti reagirono con atteggiamenti concilianti
ed allo stesso tempo cercarono di apprendere dall'Occidente e di modernizzare i
loro regno.
Spiegazioni
dell'imperialismo
Una
volta adottata la tecnologia occidentale, il Giappone perseguì politiche
imperialiste molto simili a quelle europee. Le cause dell'imperialismo furono
molte complesse una delle spiegazioni più popolare dell'imperialismo moderno
alla necessità economica:
1. la concorrenza nel mondo
capitalistico si intensifica determinando la costituzione di grandi imprese e
l'eliminazione delle piccole;
2. i capitali si accumula
sempre più velocemente nelle grandi imprese, il potere d'acquisto delle massa
insufficiente il profitto diminuisce;
3. i capitalisti ricorrono
all'imperialismo per ottenere il controllo politico su aree nelle quali possono
investire capitali e ben riprodotti in eccedenza.
È
questa nelle linee essenziali della teoria marxista dell'imperialismo. I
sostenitori dell'imperialismo affermano che le colonie, oltre ad offrire nuovi
mercati e a costituire uno sbocco alle eccedenze di capitali, avrebbero
assicurato nuove fonti di materie prime e assorbito la popolazione in rapida
crescita delle nazioni industriali. L'accesso alle materie prime non richiedeva
un controllo politico i maggiori fornitori d'oltremare di materie prime
dell'industria europea ha furono l'America settentrionale e meridionale e
domini autonomi australi asiatici.
altrettanto
fallace era la giustificazione delle colonie come mercati per i prodotti
manifatturieri in eccesso. La spiegazione più importante dell'imperialismo come
fenomeno economico è forse quello che accenna all'investimento di capitali in
eccesso, almeno secondo la teoria marxista, anche qui infatti non comparve il
ragionamento.
Bismarck
imperialismo solo a rafforzare la propria posizione politica e per distogliere
l'attenzione dalle questioni sociali interne.
Capitolo Tredicesimo -
Panorama dell'economia mondiale nel 20º secolo
Imola
dal ritmo sempre più accelerato del mutamento tecnologico, sferzata dalle due
guerre più distintive della storia, l'economia mondiale del 20º secolo assunse
dimensioni nuove e senza precedenti. In nessun fenomeno dalle dimensioni furono
così evidenti quando nella dinamica della popolazione.
Popolazione
nel
20º secolo la crescita demografica europea rallentò mentre quella del resto del
mondo raggiunse ritmi medi. Gran parte di questa crescita si è verificata
partire dalla fine della seconda guerra mondiale. La causa di tale tema
d'incremento numerico è stata la diminuzione della mortalità, una transizione
demografica da un regime di alti tassi di natalità e mortalità ad uno
caratterizzato da passi molto inferiori. Non bisogna dimenticare la diffusione
della tecnologia occidentale nei campi dell'igiene e della sanità dica
dell'assistenza medica e della produzione agricola.
Uno
dei fattori che più hanno contribuito al calo complessivo della mortalità e
declino della mortalità infantile (morti al di sotto del primo anno di vita).
Una delle più importanti conseguenze del calo dei tassi di mortalità è stato
rapido incremento della durata media della vita, cosa che si misura nella forma
di 'speranza di vita alla nascita'. Nel mondo non occidentale nella speranza di
vita all'inizio del secolo era veramente bassa a metà secolo nei paesi
occidentali avanzati e si era cresciuta fino a superare i 60 anni. Nei paesi
più industrializzati le città sono di solito centri di ricchezza oltre che di
cultura, in quanto la produttività dei redditi sono generalmente più elevati
nelle attività urbane che in quelle rurali. La crescita delle città è stata
determinata in primo luogo dall'emigrazione interna continuò comunque anche il
fenomeno dell'immigrazione internazionale per gli stessi motivi ottocenteschi:
pressioni economiche in patria e salari più alti.
Le
migrazioni internazionali di tipo ottocentesco raggiunse il culmine negli anni
immediatamente precedenti la prima guerra mondiale mentre nel decennio
prebellico l'immigrazione negli Stati Uniti hanno raggiunto una cifra media di
cinico milioni di persone l'anno. La depressione degli anni 30 di un duro colpo
all'opportunità offerta dall'America e la seconda guerra mondiale ulteriormente
contrarre la marea migratoria. Dopo la guerra in molti profughi sfuggiti alle
devastazioni belliche e alle nuove repressioni politiche gonfiarono nuovamente
il numero degli immigrati. A dire la occidentale divenuta un asilo per il già i
politici e quanto meno temporaneamente una terra dell'opportunità per le masse
impoverite dell'Europa meridionale, nel nord Africa e di parte del medio
oriente. Milioni di persone di lingua tedesca pure espulso fuggirono, mentre
molti di altre nazionalità approfittando del caos post bellico per fuggire da
quelli che consideravano regimi politici oppressi. La Germania occidentale
dovete sopportare l'impatto maggiore dell'afflusso di profughi una ripresa
economica dell'Europa occidentale continentale negli anni 50 60 e la forte
domanda di manodopera, si trasformò in una benedizione. Un'altra nuova corrente
migratoria fu quella che coinvolse gli ebrei europei, dopo la prima guerra
mondiale il britannici, che avevano ricevuto dalla società delle nazioni
mandato sulla Palestina, organizzarono piccoli insediamenti sionisti nella
regione. Migliaia di sopravvissuti all'olocausto vi cercarono rifugio. Ma dopo
la proclamazione del 1948 dello Stato di Israele si aprirono le cateratte ed
entrarono nel paese milioni di ebrei, provenienti non solo dall'Europa ma anche
dall'America, dall'altra dall'Africa.
Risorse
La
crescita demografica senza precedenti del 20º secolo accompagnata dalla
crescente ricchezza di almeno una parte del mondo, a una pressione senza
precedenti sulle risorse mondiali. L'economia mondiale a risposte ai bisogni in
modo ragionevolmente positivo è stato in gran parte il risultato della
crescente integrazione dell'economia con la scienza alla tecnologia.
Lo
sviluppo più importante del 20º secolo in tema di risorse è stato il
cambiamento della natura nelle fonti dell'energia primaria. Nel 19º secolo il
carbone era divenuto la principale fonte di energia nei paesi in via di
industrializzazione del 20º secolo il carbone è stato in buona parte anche se
non totalmente, sostituito da nuove fonti energetiche, in particolare dal
petrolio e dal gas naturale.
Lo
sviluppo dei motori a combustione interna alla fine del 19º secolo ne siete
grandemente la possibilità di applicazione, cominciò rivaleggiare con il
carbone dell'acqua nella produzione di elettricità. Intorno al 1950 il carbone
rappresentava ancora quasi metà dell'energia totale, mentre il petrolio e gas
naturale erano saliti al 30%, ma negli anni 90 la proporzione si è più che
rovesciata.
Il
petrolio acquisisce un grande significato geopolitico, i giacimenti petroliferi
sono ampiamente disseminati nel mondo, ma gran parte nella produzione
concentrando il numero relativamente limitato di aree geografiche. Io e Stati
Uniti, la Russia forse anche la Cina possiedono abbondanti riserve sia di
carbone che di petrolio. I paesi del medio oriente circostanti il Golfo Persico
sono oggi, collettivamente, la più ricca fonte di approvvigionamento del
mercato mondiale. Anche la Russia figura tra maggiori produttori.
Tecnologia
è
indubbio che una nuova tecnologia influenza i modi profondi e innumerevoli la
vita quotidiana di praticamente ogni essere umano. Nel 20º secolo il segno del
successo è l'abilità nel manipolare radiante ed al ballo alle esigenze della
società. All'inizio del 19º secolo la velocità degli spostamenti non era
cambiata sensibilmente dall'epoca ellenistica. All'inizio del 20º secolo con le
locomotive a vapore si potevano raggiungere velocità di 130 km l'ora. Fino
all'invenzione del telegrafo elettrico le comunicazioni su distanze
considerevoli erano limitate la velocità dei messaggi umani. Il telefono, la
radio e la televisione accrebbero incommensurabilmente la convenienza, la
flessibilità e l'affidabilità delle comunicazioni su lunghe distanze. Negli
anni 90 la telefonia globale cominciò una crescita esplosiva grazie allo
sviluppo dei telefoni cellulari. Nel 1990 ne esistevano poco più di 11 milioni
al mondo. Nel 20º secolo materie plastiche ricavate dal petrolio e da altri
idrocarburi hanno sostituito il regno, la ceramica e la carta migliaia di
impieghi che vanno dai recipienti a basso costo ai Trapani ad alta velocità;
questi congegni hanno provocato mutamenti nelle condizioni di vita di lavoro di
portata ben più ampia di quella della cosiddetta rivoluzione industriale in
Gran Bretagna. Le esigenze della guerra e delle rivalità nazionali hanno
indotto i nostri governi a dedicare enormi risorse alla ricerca allo sviluppo
scientifico per i fini militari. All'inizio del 20º secolo praticamente tutti
paesi europei vantavano bassi livelli di analfabetismo, in netto contrasto con
gli alti livelli della maggior parte del resto del mondo. Il sempre più
profondo divario tecnico regioni sviluppate sottosviluppate si riflette nelle
differenze dei livelli di istruzione oltre che nelle differenze di reddito il
20º secolo visto il proliferare di istituti di studi avanzati e di ricerca
finanziati da organismi privati e dal settore pubblico. In agricoltura i paesi
occidentali hanno ottenuto un'enorme crescita della produttività attraverso
tecniche scientifiche di fertilizzazione, di selezione delle sementi e delle
razze da allevamento e di lotta ai parassiti e attraverso l'uso dell'energia
meccanica purtroppo queste tecniche non sono ancora di uso generale nei paesi
del terzo mondo. L'applicazione dell'elettricità nell'ambito domestico ha
contribuito a rivoluzionare il modo di vivere della famiglia, la condizione
della donna e l'impiego di personale di servizio.
Nel
1913 Henry Ford introduce il principio della produzione di massa con una catena
di montaggio mobile l'automobile divenne qualcosa di più di un giocattolo per i
ricchi. La tecnica di Ford fu ben presto imitata da altri industriali
statunitensi ed europei divenne una delle industrie manifatturiere con il
maggior numero di addetti e fornì opportunità senza precedenti alla mobilità
individuale.
l'automobile
divenne un simbolo dello sviluppo economico del 20º secolo nello stesso modo in
cui la locomotiva a vapore lo era stato prodotto 100. L'industria
automobilistica stimola la domanda per diversi altri si è quali quella delle
strade del cemento. La riaffermazione del Giappone come grande potenza
economica nella seconda metà del 20º secolo dovete molto al suo successo nell'esportazione
di automobili da quando profonde a rapporti sociali e sul costume, dal
corteggiamento il pendolarismo.
L'età
dell'aeroplano cominciò nel 1903 omologhi 15 secondi dei fratelli Wright su di
una spiaggia del North Carolina. Nella prima guerra mondiale si scoprirono in
piedi militari degli aeroplani; dopo furono impiegati per il trasporto della
posta in seguito di passeggeri paganti. L'aviazione commerciale conobbe un
rapido sviluppo negli anni 30, insieme alla tecnologia, e dalla vigilia della
seconda guerra mondiale era disponibile un servizio transatlantico.
L'applicazione
più spettacolare della scienza alla tecnologia si è avuta con l'esplorazione
dello spazio. Il 4 ottobre del 1957 gli scienziati sovietici misero in orbita
una capsula intorno alla terra, era iniziata l'era dello spazio.
Satelliti
senza equipaggio furono posti in orbite più o meno permanenti e rimandare sulla
Terra informazioni scientifiche attraverso la radio e la televisione, ed altri
razzi furono lanciati verso la luna, Venere, Marte lo spazio esterno con scopi
analoghi. Gli Stati Uniti il 20 luglio del 1969 inviarono nello spazio tre
astronauti furono i primi uomini a calcare il suolo lunare. quando colombo
scoprì il nuovo mondo all'avvenimento assistettero sui diretti partecipanti e
passarono mesi e anni prima che la notizia raggiungesse grande pubblico; il
primo passo dell'uomo sulla luna mostrava centinaia di milioni di persone in
tutto il mondo attraverso ripetitori televisivi.
Relazioni
internazionali
dal
punto di vista economico l'Europa e gli Stati Uniti erano responsabili di oltre
metà della produzione del commercio internazionale. L'Europa delle proprie vide
diminuire la sua quota del commercio e nella produzione mondiale, vantaggio
principalmente ma non esclusivamente degli Stati Uniti dei britannici e del
Giappone.
La
partecipazione giapponese alla prima guerra mondiale era stata motivata
principalmente dal desiderio di strappare alla Germania i possedimenti nel
Pacifico e le concessioni in Cina. L'obiettivo fu centrato in pieno. Il
Giappone nel 1937 provocò un incidente militare e diede inizio ad una guerra
non dichiarata effettiva alla Cina il conflitto e in una fase di stallo quando
lo scoppio della guerra in Europa e giapponesi ulteriori opportunità di espandersi
in altre zone della. La seconda guerra mondiale portò sulla sua scia una
radicale riorganizzazione delle relazioni internazionali importanti conseguenze
economiche. L'Europa perse la sua egemonia sia politica che economica e si
accentuò la rivalità fra gli Stati Uniti e unione sovietica. L'Europa rimase
divisa più nettamente profondamente tra oriente e occidente di quanto non lo
fosse mai stata: un blocco orientale dominato dai sovietici ed un gruppo di
occidentali di paesi prevalentemente democratici.
Nell'immediato
dopoguerra i paesi arabi del medio oriente del Nord Africa si sbarazzarono
abbastanza rapidamente il controllo esercitato tra le due guerre da francesi e
britannici.
Il
Giappone devastato dai bombardamenti americani che videro lo scoppio delle due
sole bombe atomiche fatte esplodere lo, dovete subire circa cinque anni di
occupazione militare americana. Nel volgere di pochi decenni il Giappone
divenne la seconda economia mondiale al di fuori del blocco sovietico.
Alcune
organizzazioni internazionali risalgono al 19º secolo ad esempio la Croce Rossa
internazionale fondata Ginevra nel 1864 ma il 20º secolo è stato
particolarmente prolifico a questo proposito un esempio fu l’istituzione della
società delle nazioni del 1919.
Il
ruolo del potere pubblico
Nel
periodo tra le due guerre tutti governi tentarono di perseguire politiche di
risanamento stabilizzazione dell'economia. Dopo la seconda guerra mondiale ai
tentativi furono più consapevoli, più sofisticati e coronati di solito un
maggiore successo nel 20º secolo l'industria di proprietà statale divennero
molto più comuni, talvolta causa del fallimento dell'impresa privata talaltra
in conseguenza della posizione ideologica del partito politico al potere. Anche
la seconda ragione fondamentale della crescita del ruolo dello Stato - i
trasferimenti - affonda le sue leggi radici nel tardo ottocento ma lo raggiunse
dimensioni considerevoli se non dopo la seconda guerra mondiale.
Forme
di impresa
Le
società a responsabilità limitata delle azioni è un'entità già ben radicata nei
paesi industriali avanzati all'inizio del 20º secolo. Nelle altre attività,
come il commercio all'ingrosso al dettaglio, la produzione artigianale, il
servizio e soprattutto l'agricoltura prevaleva l'impresa familiare. Il suo
sviluppo fu facilitato dall'avvento di società finanziarie da cui attività
consiste esclusivamente nel possedere altre società.
Una
delle ragioni di questo fenomeno ufo esso permetteva le imprese di competere
con successo un altro sviluppo tipicamente americano, l'impresa multinazionale.
Le multinazionali non erano qualcosa di veramente originale di veramente
americano ma rimanevano relativamente rari fino a 20º secolo. Uno degli esempi
più rilevanti è quello della Nestlè, la cui direzione centrale e nella piccola
città di Vevey in Svizzera ma che possiede strutture produttive e di vendita in
ogni continente e praticamente in ogni paese al di fuori del blocco sovietico.
Negli ultimi anni il suo fatturato supera del bilancio del governo svizzero.
Organizzazioni
sindacali
All'inizio
del 20º secolo il diritto dei lavoratori di organizzarsi contrattare
collettivamente riconosciuto nella maggior parte dei pesi accidentali. I
compresi fra le due guerre registrare una crescita d'iscrizione sindacale delle
imprese industriali ed una diffusione delle organizzazioni sindacali in altri
paesi meno sviluppati. In Europa i sindacati sono molto più nettamente
identificati con specifiche forze politiche che non negli Stati Uniti. In Gran
Bretagna il partito laburista e sostenuto soprattutto dagli scritti sindacati
degli altri lavoratori non sindacalizzati.
In
Germania, nel periodo precedente la prima guerra mondiale, il partito
socialdemocratico alla maggiore delle organizzazioni sostenute dai lavoratori e
tuttavia non riuscirà mai a formare un governo prima della guerra.
I
nazisti ammonirono non sono i partiti politici ma che sindacati e tutti i
lavoratori furono costrette a vendersi a fronte del lavoro. Sviluppi analoghi
si ebbero in Italia, in unione sovietica e in altri paesi totalitari.
Istituzioni
informali
Il
20º secolo ha assistito all'affermazione di una qualità crescenti di
istituzioni informali da istituzioni che hanno il supporto onorevole sfruttamento
e di integrazione economica e non sono esplicitamente legittimati dall'autorità
perché i membri di una comunità, di una religione o di un gruppo etnico
ritengono semplicemente il modo giusto di fare le cose.
Capitolo Quattordicesimo -
Disintegrazione dell'economia internazionale
I
mutamenti economici fondamentali si verificano normalmente nell'arco di lunghi
periodi di tempo. Le conseguenze dei mutamenti demografici, delle risorse,
della tecnologia e persino dell'istituzione possono distribuirsi in periodi di
anni, decenni o anche secoli. Mentre i mutamenti politici possono verificarsi
in maniera posto improvvisa, fu questo il caso della prima guerra mondiale dopo
oltre quattro anni della guerra più distruttivo in mondovisione. I capi
politici internazionali puntarono un ritorno alla normalità dell'economia
mondiale non potevano essere messi insieme facilmente.
Conseguenze
economiche della prima guerra mondiale
La
sua distruttività concentrata però quella di qualunque altro avvenimento della
storia fino alle massicce incursioni aeree e alle bombe atomiche della seconda
guerra mondiale.
Moltissimi
militari persero la vita tanti rimasero gravi e agili e si ebbero altri 10
milioni di vittime per non contare i morti dalle carestie epidemie provocate
dalla guerra come quella dell'influenza asiatica del 1918 che d'origine in Asia
per poi diffondersi rapidamente negli Stati Uniti, in Europa determinando un
forte aumento dei tassi di mortalità.
Per
non parlare delle stime del costo monetario della guerra; gran parte dei danni
furono subiti dalla Francia settentrionale, dal Belgio alla piccola area
nell'Italia nord orientale ed è campi di battaglia dell'Europa orientale. Non è
compresa la mancata produzione provocata dalla carenza di manodopera di materie
prime per l'industria, dall'eccessivo deprezzamento ed esaurimento degli
impianti e delle attrezzature industriali e di adeguata manutenzione e di parti
di ricambio, ed all’esaurimento lo dei terreni a causa delle coltivazioni
intensive e dalla mancanza di fertilizzanti e di animali da tiro in
agricoltura.
Ancor
più nocive per l'economia furono l'interruzione della disorganizzazione delle
normali relazioni economiche i cui effetti non cessarono con la fine delle
ostilità ma continuarono riscuotere il pedaggio nel periodo tra le due guerre.
Fino al 1914 l'economia aveva funzionato liberamente nel complesso in modo
efficiente nonostante alcune restrizioni sotto forma di tariffe
protezionistiche, monopolio privati e cartelli internazionali, il grosso
dell'attività economica era regolata dal libero mercato.
Un
problema ancora più serio deriva dallo sconvolgimento del commercio e dalle
forme di guerra economica e fecero ricorso i paesi in guerra, in particolare
Gran Bretagna e Germania. Gli scambi commerciali tra la Germania e gli altri
paesi si interruppe subito, mentre gli Stati Uniti ancora in posizione di
neutralità si sforzava di mantenere relazioni normali.
La
perdita dei mercati esteri rivela effetti ancor più durevoli nel tempo. La
Germania era completamente tagliata fuori dai mercati d'oltremare. Anche la
Gran Bretagna aveva subito importanti perdite nel 1918 le sue esportazioni
industriali erano crollate alla metà del livello prebellico. Di conseguenza
molti paesi d'oltreoceano decisero di fabbricare in proprio o acquistare da
altri paesi europei le merci che in precedenza avevano acquistato in Europa. La
guerra sconvolse anche l'equilibrio dell'agricoltura mondiale determinando un
notevole aumento della domanda di generi alimentari e materie prime in un'epoca
in cui alcune regioni non producevano più o erano tagliati fuori dai mercati,
la guerra stimola la produzione agricola si è regioni già affermati come gli
Stati Uniti e il territorio relativamente vergini all'America Latina. Il
risultato fu una sovrapproduzione e un crollo dei prezzi. Quanto ai prezzi
cominciarono a scendere molti si trovarono nell'impossibilità di estinguere le
ipoteche e fallirono.
Un'altra
grave perdita causata dalla guerra dei profitti derivati dagli investimenti
all'estero. Prima della guerra la Gran Bretagna e la Francia la Germania era il
più importanti investitori poiché la Gran Bretagna e la Francia importavano più
di quanto non mi spostassero i proventi degli investimenti contribuirà a pagare
le importazioni in eccesso e due paesi furono costretti a cedere parte dei loro
investimenti esteri e finanziaria e struggente di materiale bellico. Gli Stati
Uniti invece da paese venditore di si trasformarono in creditore netto in
conseguenza del rapido aumento dell'eccedenza delle esportazioni e degli
ingenti prestiti concessi agli alleati. Un ultimo stravolgimento delle economie
nazionali e internazionali deriva dall'inflazione. Le pressioni finanziarie
della guerra costrinsero tutti paesi coinvolti ad abbandonare il Gold standard
o quanto meno sincronizzare i movimenti dei prezzi. I paesi in guerra dovettero
far ricorso ingenti prestiti e all'emissione di carta moneta per finanziare le
operazioni belliche ciò determinò una lievitazione di tre e anche se non tutti
nella stessa proporzione. La grande disparità nei prezzi e conseguentemente nel
valore delle singole monete rese più difficile la ripresa del commercio
internazionale ed ebbe gravi ripercussioni sul piano sociale e politico.
Conseguenze
economiche della pace
La
pace di Parigi invece di tentare di risolvere i gravi problemi economici
causati dalla guerra in realtà per inasprirli. I pacificatori non volevano che
accadesse questo: il loro errore fu che essi semplicemente non tennero conto
della realtà economiche da grattare di pace emersa in due grandi categorie di
difficoltà economiche la crescita del nazionalismo economico e problemi
monetari e finanziari. Il nazionalismo economico non era prerogativa dei suoi
Stati nati dallo smembramento degli durante la guerra civile la Russia
scomparve di punto in bianco dall'economia internazionale quando riemerse sotto
il regime sovietico e sulle relazioni economiche furono condotte in un modo
completamente diverso da una precedente. Lo Stato divenne l'unico compratore e venditore
degli scambi internazionali ed essa acquistare vendeva solo ciò che il potere
politico riteneva necessario o vantaggioso.
La
Gran Bretagna durante la guerra aveva imposto nuovi dazi come strumento della
finanza di guerra e per risparmiare spazio sulle navi i dazi rimasero anche
dopo la guerra come politica protezionistica ufficiale inoltre negoziò numerosi
trattati commerciali bilaterali cui abbondava il principio della nazione più
favorita che tanto aveva contribuito all'estensione degli scambi nel 19º
secolo.
Gli
Stati Uniti e già prima della guerra avevano dazi relativamente elevati gli
portarono la fine delle ostilità a livelli mai visti: nel 1921 dispose un
embargo assoluto sull'importazione di coloranti dalla Germania. Le conseguenze
nefaste di questo mercantilismo, come furono battezzati simili politiche, non
si limitarono all'applicazione immediata delle leggi in questione ma ad ogni
nuova misura restrittiva evocava la ritorsione di altre nazioni i cui interessi
venivano pregiudicati.
i
disordini monetari e finanziari provocati dalla guerra e aggravati dai trattati
di pace condussero oltre ad un completo collasso dell'economia internazionale.
La Gran Bretagna era stata fino al 1917 la maggiore finanziatrice dello sforzo
bellico alleato al loro ingresso in guerra gli Stati Uniti subentrarono al
ruolo della Gran Bretagna le cui risorse erano quasi esaurite nel ruolo dei
principali finanziatori. Alla fine delle ostilità il debito di guerra ammontava
oltre 20 miliardi di dollari ed essi si pensava che sarebbero stati cancellati
alla fine della guerra ma non fu così gli Stati Uniti vedevano nei prestiti
un'iniziativa commerciale. La Germania doveva ripagare completamente le
riparazioni in tutta Europa ma le restrizioni economiche imposte dagli alleati
insieme con la debolezza interna delle mica di Weimar, resero tuttavia
impossibile per il governo tedesco prima di ricavare un surplus sufficiente per
il pagamento annuale. Sul finire dell'estate del 1922 il valore del marco
tedesco cominciò a crollare in maniera disastrosa in conseguenza della forte
pressione dei pagamenti in conto riparazioni oltre che a causa di iniziative
speculative alla fine dell'anno la pressione era così forte che la Germania
sospesa del tutto i pagamenti. Il marco valeva letteralmente meno della carta
su cui era stampato a quel punto le autorità monetarie tedesche ritirarono il
marco dalla circolazione sostituendolo con una nuova unità monetaria la
Rentenmark equivalente a $ 1000 di vecchi maschi. tutti gli Stati succeduti
alla monarchia asburgica, la Bulgaria, la Grecia e la Polonia soffrirono allo
stesso modo un'inflazione galoppante l'economia internazionale si trovava di
fronte ad una grave crisi Grazie al cosiddetto prestito Dawes la Germania
riuscì a riprendere il pagamento delle riparazioni e di tornare al Gold
standard nel 1924. La disastrosa inflazione lascia cicatrici profonde nella
società tedesca. Anche la Gran Bretagna del dopoguerra i problemi economici
assunsero dimensioni inquietanti. Con la guerra esserne stati investimenti
esteri e buona parte della marina mercantile ed altre fonti estere di reddito
tuttavia essa dipendeva come non manca l'importazione di prodotti alimentari
materie prime e si trova gravata di responsabilità mondiali ancora più onerosi
in qualità di paese più forte tre vincitori europei e come amministratrice di
nuovi territori oltremare. Era necessario esportare e tuttavia le fabbriche e
le miniere rimanevano in operose e della disoccupazione saliva i provvedimenti
presi dal governo per affrontare problemi economici furono timidi prosaici e
inefficienti e l'unica soluzione della disoccupazione con sussidio un sistema
di pagamenti assistenziali del tutto inadeguato a sostenere le famiglie dei
disoccupati ma nello stesso tempo molto onerose per il bilancio già sottoposto
a tensioni eccessive. Per il resto, la politica economica del governo consiste
principalmente in una cena all'osso delle spese il che equivale all'azione
degli interventi urgentemente necessari di espansione modernizzazione di scuole,
di ospedali, autostrade ed altre opere pubbliche.
Tra
le altre misure finanziarie dettate dalla guerra la Gran Bretagna aveva
abbandonato il gold standard. Nonostante problemi britannici nei tardi anni 20
la maggior parte dell'Europa prosperò.
La
grande contrazione, 1929-33
Stati
Uniti uscirono dalla guerra più forti che mai con i loro grandi mercati, la
popolazione in crescita del rapido progresso tecnologico sembrava che essi
avessero scoperto la ricetta della prosperità perpetua. Nell'estate del 1928 le
banche gli investitori americani cominciarono a limitare gli acquisti di titoli
deve e di altri paesi per investire i fondi sul mercato azionario di New York e
di conseguenza iniziò una spettacolare ascesa. Verso la fine dell'estate del
1929 stava già mettendo una tensione provocata dalla cessazione degli
investimenti americani all'estero e persino l'economia americana aveva smesso
di crescere. Il 24 ottobre del 1929 il giovedì nero della storia finanziaria
americana, un'ondata di vendite dal panico nel mercato azionario fece crollare
i prezzi dei titoli cancellò milioni di dollari che esistevano solo sulla
carta. Le banche richiesero il pagamento dei prestiti effettuati, obbligando
altri investitori a dettare le proprie azioni sul mercato a qualunque prezzo si
potesse spuntare. I mercati finanziari si stabilizzare uno, e delle merci erano
bassi e continuavano a scendere, trasmettendo la pressione a paesi produttori
come l'Argentina all'Australia; il crollo del mercato azionario non fu la causa
della depressione ma fu un chiaro segnale della depressione era in atto.
nel
maggio del 1931 la Creditanstalt austriaca di Vienna sospeso i pagamenti. Il
panico si è diffuso in Ungheria, cecoslovacchi, Romania Polonia soprattutto in
Germania dove in giugno si verificò un ritiro massiccio di fonti che determina
al fallimento di diverse banche. Tra il 1931 nell'aprile del 1932 altissimi
paesi abbandonarono il gold standard. Gli scambi internazionali caddero
drasticamente. Roosevelt[34]
assunse la carica nel momento peggiore della depressione, uno dei suoi primi
atti ufficiali fu quello di disporre un'antiusura delle banche di otto giorni
per permettere al sistema bancario di riorganizzarsi
Cosa
provocò la depressione?
Per
alcuni la causa fu prima di tutto fu monetaria per altri un'autonoma
contrazione dei consumi. Dopo la guerra la Gran Bretagna non fu più in grado di
svolgere questa funzione di guida ma ciò non dipende pienamente evidente prima
del 1931 gli Stati Uniti erano restii ad accettare il nuovo ruolo di guida a cielo
avessero perseguito probabilmente la depressione sarebbe stata meno feroce e
più breve.
Tentativi
diversi di ricostruzione
Quando
Roosevelt entrò in carica l'aviazione leggera la peggiore crisi dell'epoca
della guerra civile con oltre 15 milioni di disoccupati, con l'industria
praticamente ferma e il sistema bancario era sull'orlo del collasso totale.
Roosevelt aveva invocato “New Deal” per l'America. Nei quattro anni del suo
primo mandato numero di legge approvate superò in effetti quello di qualsiasi
precedente amministrazione, si tratta soprattutto di legge di risanamento
economico e di riforma sociale e settori agricolo, bancario, monetario, in
pratica ogni aspetto dell'economia e delle società americane.
Il
sistema del New Deal nel complesso non fu più efficace nell'affrontare la
depressione di quanto fosse dei programmi attuati contemporaneamente in Europa
nessuna nazione dell'Occidente hanno sofferto della guerra più della Francia,
il governo francese intrapreso immediatamente un esteso programma di
ricostruzione materiale delle aree danneggiate dalla guerra. La depressione
moltiplica la pretesa sociale che produce una nuova infornata di organizzazioni
estremistiche che nel 1936 balzarono la politica con il fronte popolare e
vincere le elezioni. Il fronte popolare nazionalizzare la Banca di Francia e le
ferrovie ed emanò una serie di provvedimenti di riforma in materia di lavoro,
una settimana lavorativa di 40 ore, l'arbitrato obbligatorio in caso di
conflitti di lavoro e le ferie pagate per i lavoratori dell'industria.
Nell'Europa centrale ed orientale e sull'affermazione delle dittature fasciste,
Mussolini inventò lo Stato corporativo che era grosso modo l'equivalente di
associazioni di settore non a caso tutti i sindacati precedentemente esistenti
furono soppressi, le corporazioni agirono principalmente da associazioni
capitalistiche di settore il cui scopo era di accrescere il reddito degli
uomini d'affari e degli amministratori di partito a spese dei lavoratori e dei
consumatori. Efficace dell'Italia si dimostrò alla Germania nazista, uno dei
principali obiettivi economici è a rendere autosufficiente l'economia tedesca
nell'eventualità di una guerra.
Le
rivoluzioni russe e l'unione sovietica
all'inizio
del 1917 l'economia era nel caos e nel marzo dello stesso anno scoppiarono a
Pietrogrado scioperi e sommosse deportarono all'abdicazione dello zar, il lungo
dominio dei Romanov terminò così. il governo provvisorio era una eterogenea
raccolta di aristocratici, intellettuali parlamentari il nuovo regime proclamò
immediatamente la libertà di parola, di stampa e di religione, annunciò che
avrebbe realizzato riforme sociali e ridistribuito la terra, promisi di
convocare un'assemblea costituente per determinare la forma permanente di
governo per la Russia. Lenin, leader della fazione bolscevica dei partiti
socialisti russi affermò rapidamente la propria autorità sul soviet di
Pietrogrado e cominciò a una campagna inesorabile contro il governo
provvisorio. Quest'ultimo resistenza quando il 25 ottobre del 1915 una che si
definiva di guardie rosse occupò il palazzo d'inverno, sede del governo ed il
giorno seguente Lenin formava un nuovo governo, chiamato consiglio dei
commissari del popolo. La rivoluzione d'ottobre fu seguita da circa quattro
anni di atroci conflitti intestini e guerre civili. I bolscevichi instaurarono
subito dopo un deliberato regno del terrore, assassinando di oppositori
politici e mantenendo nel frattempo il controllo del governo centrale, spostata
mostra a partire dal marzo del 1918. Il 30 dicembre del 1922 nasceva l'unione
delle idee socialiste sovietiche. La produzione industriale era crollata almeno
di un terzo del livello del 1913, e la politica agricola del governo ha dato il
suo ad i migliori di fronte alla prospettiva della paralisi economiche
dell'eventualità di una grande rivolta cittadina, Lenin capovolse radicalmente
gli indirizzi precedenti con la cosiddetta nuova politica economica, un
compromesso con i principi capitalisti dell'economia e Lenin definì 'un passo
indietro e avanti'. Una speciale imposta in natura sulla agricola sostituire
requisizioni obbligatorie, e i contadini fu permesso di vendere le eccedenze
liberi prezzi di mercato. Le piccole industrie furono autorizzate a produrre
per il mercato, tuttavia settori dominanti dell'economia la grande industria,
trasporti e comunicazioni, Banca commercio con l'estero rimasero di parità
statale sotto gestione statale nel frattempo grossi mutamenti sta avvenendo
nella direzione del partito comunista, il primo di una serie di attacchi di
paralisi dei quali non si riprese mai completamente fino alla morte nel gennaio
del 1924 23 maggiori contendenti erano Stalin e Trockij. Dopo la morte di Lenin
e Stalin e il suo contendente fu rimosso, esiliato e infine ucciso.
Il
programma staliniano implicava un massiccio rafforzamento dell'industria russa
nel paese autosufficiente e potente nei confronti di un uomo largamente ostile.
Invece di rappresentare i lavoratori tutelare i loro interessi, i sindacati
sono usati per mantenere la disciplina nei luoghi di lavoro, impedire scioperi
sabotaggi e stimolare la produttività lo Stato, dubitare della terra, del
bestiame della, a un dirigente di professione e contadini coltivavano una terra
dura e proletariato agrario in un compromesso con i contadini, il governo
permisero in qualche caso di formare fattorie cooperative in cui la maggior
parte della terra era coltivata in comune e dove i macchinari erano di età
dello Stato. Questo avvenimento è talvolta definito la seconda rivoluzione
bolscevica.
Nonostante
grandi incrementi della produzione industriale, il prete rimase prevalentemente
agrario e l'agricoltura il settore più debole. un elemento notevole del secondo
piano quinquennale sulla grande fuga nel 1936-37. Migliaia di individui, da
umili operai ad alti dirigenti del partito dell'esercito, furono sottoposti a
processo o giustiziati senza processo sotto l'accusa di aver commesso crimini
andavano dal sabotaggio allo spionaggio e al tradimento. Il terzo piano
quinquennale varato nel 1988 fu interrotto dall'invasione tedesca del 1941 e
l'unione sovietica ripiombò in qualcosa che somigliava al comunismo di guerra.
Aspetti
economici della seconda guerra mondiale
La
seconda guerra mondiale fu di gran lunga la più massiccia distruttiva delle
guerre. Una vera propria guerra globale e se coinvolge direttamente o
indirettamente i popoli di ogni continente e di quasi ogni nazione del mondo a
differenza della precedente era stato anzitutto una guerra di posizione è stata
una guerra di movimento, sulla terra, nell'aria, sui mari la guerra aerea
divenne nella seconda un elemento determinante è molto più importanti divennero
le operazioni navali in particolare con l'impiego di veicoli stazionati su
portaerei. La tecnologia base scientifica fu responsabile di molte nuove armi
speciali, sia offensive e difensive: dal radar, alle bombe volanti, dalla
reazione alle bombe atomiche.
Morirono
intorno ai 15 milioni di persone in Europa milioni di altri individui furono
feriti, rimasero senza caso morirono di fame o a causa di malattie legate alle
limitazioni per non parlare dei 6 milioni di ebrei assassinati nell'Olocausto.
Più di 100.000 morirono per effetto diretto delle bombe atomiche sganciate su
Hiroshima e Nagasaki, mentre altre città giapponesi furono devastate da bombe
convenzionali.
Tutti
paesi in conflitto fecero ricorso alla guerra economica, moderna definizione di
una vecchia politica, come già nella prima guerra mondiale persino nelle guerre
napoleoniche, la Gran Bretagna imposto al pari dei dischi replicarono con una
guerra sottomarina illimitata. Alla fine della guerra in Europa le prospettive
economiche erano stranamente deprimenti a produzione industriale agricola fu
nel 1945 non superiore alla metà di quella del 38 oltre ai danni alle cose
della perdita di vite umane, milioni di persone erano state sradicate separate
dalle loro case dalle loro famiglie, e sul milioni come allo stato della fame.
È rendere le cose ancora peggiori, la struttura istituzionale dell'economia
aveva subito gravi danni la ricostruzione non sarebbe stato agevole.
Capitolo Quindicesimo - La
ricostruzione dell'economia mondiale, 1945-73
Alla
fine del conflitto adduceva prostrata e pressoché paralizzata.
Tutti
paesi belligeranti ad eccezione della Gran Bretagna nell'unione sovietica erano
stati sconfitti militarmente e occupati dal nemico.
Prima
della guerra di importazioni europee erano state superiori alle esportazioni e
la differenza era stata pagata dall'Europa con i proventi derivanti dagli
investimenti esteri e dei servizi di trasporto e finanziari.
Dopo
la guerra, con le strade mercantili distrutte, gli investimenti esteri
liquidati, i mercati finanziari sconvolti i mercati d'oltremare dei manufatti
europei conquistati da americani, canadesi e da nuove aziende nate in paesi sottosviluppati,
sull'eroe incombeva la tetra prospettiva di poter provvedere solamente la
necessità di base della sua popolazione. Vincitori e vinti erano accomunati
dalla loro povertà. Le necessità più urgenti erano gli aiuti di emergenza alla
ricostruzione.
A
differenza dell'Europa, gli Stati Uniti uscirono dalla guerra più forti che mai
lo stesso accade, e il Canada gli altri paesi del Commonwelth e l'America
Latina. le loro industrie e la loro agricoltura trassero vantaggio la forte
domanda bellica, che permise che l'uso della capacità Iva, La modernizzazione
tecnologica all'espansione.
L'unificazione
dell'economia post bellica
uno
dei compiti più urgenti che attendevano i popoli europei dopo di
soddisfacimento dei bisogni legati alla sopravvivenza è ripristino della
normalità nella giusti, nell'ordine pubblico nell'amministrazione statale.
L'opinione pubblica richiede a gran voce le riforme politiche sociali ed
economiche e nella sfera economica La risposta a questa domanda assunse la
forma della nazionalizzazione di settori chiave dell'economia, dei trasporti,
la produzione d'energia ai segmenti del sistema bancario; l'estensione del
sistema previdenziale e dei servizi sociali, con pensione di vecchiaia, assegni
familiari, assistenza medica gratuita o sovvenzionata e migliori possibilità
d'istruzione; e l'assunzione da parte dello Stato di maggiori responsabilità
per il mantenimento dei livelli economici soddisfacenti.
Già
durante la guerra, in un drammatico incontro svoltosi a bordo di una nave da
battaglia sull'Atlantico del Nord, Roosevelt e Churchill avevano firmato la
carta atlantica che impegnava i rispettivi paesi nel tentativo di ripristinare
un sistema mondiale di scambi multilaterali il luogo del bilateralismo degli
anni 30.
Successivamente
nel 1944 a Bretton Woods è una conferenza fra americani e britannici dove
furono poste le fondamenta di due grandi istituzioni internazionali: il fondo
monetario internazionale a cui veniva attribuita la responsabilità di gestire
il sistema dei tassi di cambio tra le varie monete mondiali ed inoltre di
finanziare eventuali squilibri a breve termine nei pagamenti ai vari paesi, la
Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo nota anche come Banca
mondiale. I firmatari si impegnarono estendere reciprocamente la clausola della
nazione più favorita a cercare di ridurre dazi, a non ricorrere a restrizioni
quantitative abolendo quelli già esistenti e a consultarsi prima di un
importante cambiamento di politica.
Il
piano Marshall e miracoli economici
Alla
fine del 1947 possiamo dire che la produzione industriale raggiunse livelli
presenti ma è evidente che molto ancora rimaneva da fare.
Nel
caos monetario finanziario degli anni 30 e tutti paesi europei molti altri ex
europei avevano adottato controlli sui cambi, le loro valute non erano cioè
convertibili in altre sei motorizzazione concessa dalle autorità monetarie.
Dopo il conflitto la penuria di prodotti alimentari e di materie prime ma anche
parti di ricambio molto alta l'unico mezzo per poter sopperire a tali richieste
era l'acquisto in Nord America e nel sud America dove si poteva acquistare
solamente con i dollari, ma l'Europa non aveva dollari sufficienti e quindi fu
costretta a chiedere sovvenzioni agli Stati Uniti. All'orizzonte cresceva la
guerra fredda tra gli Stati Uniti e l'Urss. Nel frattempo, 1947, il generale
Marshall annunciava i sei paesi europei avessero presentato una richiesta di
assistenza congiunta e coerente il governo statunitense avrebbe risposto in
modo soddisfacente fu questa l'origine del cosiddetto piano Marshall. Alla fine
del 1947 in Europa furono inviati 13 miliardi di dollari di aiuti economici
sotto forma di prestiti sovvenzioni statunitensi permise ai 16 paesi dell’Organizzazione
europea per la cooperazione economica di importare merci di cui vi è la
scarsità nell'area del dollaro.
La
Germania in un primo momento dopo la sconfitta nel maggio del 1945 ebbe un
ruolo da nazione invisibile i capi di governo di Stati Uniti, regno unito si
incontrarono nel mese di luglio nei pressi di Berlino per decidere del destino
della Germania ma non risolsero che di prolungare l'occupazione militare. Il
susseguirsi degli eventi, con i disaccordi fra russi alleati occidentali spinse
questi ultimi a concedere un'autonomia sempre più ampie tedeschi nelle
rispettive zone di occupazione mentre la Russia conservò un controllo rigoroso
attraverso la presenza di truppe sovietiche. Il risultato finale fu la
divisione della Germania in due Stati distinti: La Repubblica federale tedesca
e la Repubblica democratica tedesca. Anche Berlino divisa in quattro sentori
poi ridotti a due Berlino est e Berlino ovest.
La
conferenza di Postdam aveva previsto lo smantellamento dell'industria degli
armamenti e delle altre industrie pesanti tedesche, il pagamento di riparazione
vincitori alle vittime dell'aggressione nazista, rigorosa limitazione alla
capacità produttiva tedesca ed un rigoroso programma di denazificazione, e
prevedeva il processo ai capi nazisti come criminali di guerra. Una giovane
occidentale pienamente integrata nell'organizzazione europea per la
cooperazione economica e del piano Marshall, risanamento economico dell'Europa
occidentale poteva dirsi completo. Nei due decenni successivi il commercio
mondiale ebbe un tasso medio annuo dell'8% in più elevato della storia, gran
parte di questa crescita si verificò naturalmente in Europa.
Una
crescita senza precedenti
il
quarto di secolo successivo alla seconda guerra mondiale nel periodo più lungo
di crescita ininterrotta dei paesi industrializzati, il ritmo più elevato mai
raggiunto nel corso della storia. La crescita fu particolarmente rapida in quei
paesi che disponevano di un'abbondante riserva di manodopera, risultato o della
contrazione della popolazione agricola o dell'afflusso di rifugiati. Allo stesso
tempo i paesi del gruppo industriale con redditi pro capite relativamente
modesti come l'Italia, l'Austria, Spagna, Grecia Giappone ebbero più
velocemente della media; l'espressione miracolo economico venga applicata per
la prima volta a ragguardevole balzo in avanti compiuto dalla Germania
occidentale dopo la riforma valutaria del 1948. Negli americani svolse un ruolo
determinante nell'innescare la ripresa economica sostenuta in seguito
dall'Europa con alti livelli di Spagna investimenti. La modernizzazione
tecnologica accompagna contribuì in modo rilevante al cosiddetto miracolo
economico. Altri fattori importanti furono l'atteggiamento e il ruolo della
pubblica amministrazione. Nelle economie miste assistenziali e di vendere una
caratteristica delle democrazie occidentali lo Stato si assumeva il compito di
assicurare la stabilità generale, un clima favorevole alla crescita ed un
minimo di protezione degli individui economicamente deboli sfavoriti, ma
lasciava il compito di produrre beni e servizi desiderati dalla popolazione
prevalentemente all'industria privata. Molto credito alla fine, nel lungo
termine, alla ricchezza del capitale umano europeo. I bassi livelli di
analfabetismo e l'abbondanza di istituzioni scolastiche specializzate
dall'università, gli istituti di ricerca assicuravano il personale qualificato
necessarie per applicare efficacemente la nuova tecnologia.
La
formazione del blocco sovietico
L'unione
sovietica subì i brani più ingenti di qualsiasi altro paese coinvolto nella
guerra.
Le
devastazioni avevano colpito grandi aree di fertilissima terra coltivabile ed
alcune delle regioni più di intensamente industrializzate. Secondo le stime
ufficiali era andato distrutto il 30% della ricchezza prebellica.
Nonostante
le sofferenze del popolo russo, l'unione sovietica si affermò come una delle
due superpotenze del dopoguerra e questo ruolo fu consentito, pur rimanendo
essa un paese povero in termini pro capite, dall'immensità del suo territorio e
dalla sua popolazione. Per risanare l'economia l'Urss un po' sull'industria
pesante sugli armamenti, con particolare attenzione l'energia atomica. Stalin
morì nel 1953, il leader supremo divenne Chruscev. Chruscev denunciò la
politica tirannica di Stalin e mise in evidenza i lati positivi del regime staliniano
e governo intraprese una cappa di ufficiali di destalinizzazione e viene tra
l'altro la rimozione delle spoglie dell'ex leader dalla celebre tomba di Lenin
sulla Piazza Rossa di Mosca. L'industria pesante sovietica continua ad
accrescere la produzione ma rimase ben lontana dall'obiettivo dichiarato di
raggiungere quella statunitense e l'industria dei beni di consumo, a cui nella
pianificazione sovietica di veniva sempre assegnata una bassa priorità,
continuò a procedere a rilento, affliggendo i consumatori con la scarsità delle
merci e una produzione di bassa qualità.
l'agricoltura
sovietica rimase per tutto il dopoguerra in una situazione quasi permanente di
crisi nonostante massicci sforzi del governo di stimolarne la produttività. Il
sistema delle fattorie collettive non offrire incentivi adeguati ai contadini,
e concentravano invece tanti sforzi di piccoli appezzamenti privati, grandi
fino a mezzo ettaro, erano autorizzate a coltivare il cui prodotto potevano
mettere in parte sul mercato.
Alla
morte di Stalin nel 1953 il blocco sovietico in Europa aveva un aspetto
monolitico ciascuno dei paesi satelliti era più o meno una riproduzione in
miniatura dell'unione sovietica e tutti si muovevano sulle stesse note suonate
a Mosca ciò nonostante dietro una facciata dell'unità si nascondevano tendenze
disgregatrici subito dopo la morte di Stalin questi paesi furono percorse da
una ventata di irrequietezza in diversi di essi scoppiavano scioperi e sommosse
assunsero una tale gravità da costringere le autorità sovietiche che ancora gli
ballano a reprimerli con la forza delle armi come avvenne in Ungheria quando
annunciò di ritirarsi dal patto di Varsavia. Per 10 giorni e studenti ungheresi
lottarono eroicamente contro forze preponderanti con armi ricevute dai propri
soldati anche dopo i russi ebbero riportato la situazione sotto controllo
insediato un nuovo governo fantoccio molti continuarono la lotta sulle colline
con azioni di guerriglia è rivolta ungherese mostrò chiaramente in una Russia
destabilizzata non era preparata rinunciare al suo impero comunista.
il
movimento d'un socialismo autenticamente democratico e del massimo sviluppo in
Cecoslovacchia. Nel gennaio del 1968 fu attuato un programma di riforme che
prevedeva tra l'altro una maggiore ricorso libero mercato e luogo della
determinazione governativa di tre, dalle lamento della censura sulla stampa ed
una buona misura di libertà personale in un primo momento i governanti del
Cremlino cercarono di questi quadri dirigenti cechi a ritornare a politiche
comuniste ortodosse ma senza successo. Alla fine, nell'agosto del 1268, le
tracce della lezione sovietici invasero la Cecoslovacchia e proclamarono la
legge marziale ancora una volta come nel 1953 Germania orientale e nel 1956
Ungheria i fatti dimostrarono che l'impero comunista russo poteva essere
mantenuto integro solo con la forza.
La
Repubblica popolare cinese. Non appartenendo al blocco sovietico. In breve
tempo alleato dell'unione sovietica la seconda guerra mondiale aveva inflitto
sofferenze tremende ad un paese già povero e nel corso del conflitto i
comunisti cinesi avevano collaborato con il leader nazionalista Jieshi nelle
resistenze giapponesi conservando per un esercito indipendente della Cina
settentrionale rifornito con requisizione locali ed equipaggiato dall'unione
sovietica. Il 1 ottobre 1949 i comunisti guidati da Mao Zedong proclamarono
formalmente la Repubblica popolare cinese con capitale Pechino. Consolidato il
controllo politico il nuovo governo intraprese La modernizzazione dell'economia
e la ristrutturazione della società dopo una prima fase in cui fu tollerata
proprietà privata, sia in agricoltura e in maniera limitata nel commercio nel,
nel 1953 governo cominciò incoraggiare la collettivizzazione dell'agricoltura e
intraprese una generale nazionalizzazione dell'industria i risultati non furono
tali da soddisfare le esigenze del partito e in breve tempo l'ambizioso
programma si tradusse in un catastrofico fallimento. La popolazione non era in
grado di sopportare gli sforzi salvifici richiesti dai suoi capi ed una
carestia provocata dall'uomo causò la perdita di milioni di vite. Uno degli
obiettivi principali della dirigenza comunista cinese era quello di dare una
nuova struttura la società e di riformare processi di pensiero, il
comportamento La dura. È difficile si dimostrò tenere legata ubbidienza
dell'immensa burocrazia ancora abbarbicata alle antiche tradizioni del
mandarino nato e dall'esile strato di intellettuali, scienziati tecnici in gran
parte di educazione occidentale.
Fin
dall’inizio l'unione sovietica aveva accordato la Repubblica popolare cinese
assistenza economica, tecniche militari, mancini si rifiutarono di conformarsi
alle direttive sovietiche e nel 1960 l'Urss interruppe tutti gli aiuti e ritirò
tutti i suoi consiglieri e assistenti tecnici.
Nel
volgere di pochi anni le due superpotenze del mondo comunista arrivarono
sull'orlo di un conflitto aperto. Dopo la sconfitta del Giappone. Nel senso che
occuparono congiuntamente la Corea e le rispettive zone erano separate solo dal
38º parallelo nel 1948 sovietici americani organizzarono regimi vinti nelle
rispettive zone e poco dopo ritirarono i loro eserciti la Corea del Nord fu
fondata sul modello sovietico nel 1950 le truppe nordcoreane invadevano la
Corea del sud con l'obiettivo di unificare il paese sotto il controllo
comunista. Grazie ingenti aiuti americani la Corea a scongiurare l'invasione ma
tutte due le parti del paese partirono le devastazioni della guerra e durò fino
all'armistizio del 1953.
La
Repubblica socialista del Vietnam è l'erede della Repubblica democratica del
Vietnam il 2 settembre del 1945 da Ho Chi Minh, leader del movimento di
resistenza contro i giapponesi, che avevano usato il paese nel corso della
seconda guerra mondiale.
Il
solo Stato dichiaratamente socialista alleato dell'unione sovietica
nell'emisfero occidentale era la Repubblica di Fidel castro, il leader
rivoluzionario e rovesciò all'autoritario dittatore Battista il 1 gennaio del
1900 cinquantanove, in un primo momento non si proclamò marxista mala politica
anticastrista degli Stati Uniti, nominata nel 1961 con l'appoggio la disastrosa
invasione della baia dei porci, le gettò fra le braccia dell'unione sovietica.
Cuba riceveva la maggior parte dei manufatti armamenti compresi dal blocco
sovietico.
Economia
della decolonizzazione
La
seconda guerra mondiale in sé nessun colpo mortale all'imperialismo europeo le
potenze europee preoccupate per il conflitto lasciarono le colonie in gran
parte in balia di se stesse ed alcune di esse proclamarono immediatamente
l'indipendenza altre videro la nascita di partiti indipendentisti che si
battevano contro il dominio coloniale.
L'indipendenza
concessa dalla Gran Bretagna al subcontinente indiano, nel 1947, determinò la
nascita non di uno ma di due Stati o di un terzo e di un quarto l'India e il
Pakistan ottenere l'indipendenza contemporaneamente e l'anno dopo fu la volta
dell'isola di Ceylon. Tutti questi paesi hanno una densità di popolazione
estremamente alta, risorse naturali scarse e di mediocre qualità, e alti
livelli di analfabeti e si sono soggetti inoltre a disordini razziali religiosi
e a governi stabili e spesso dittatoriali e gran parte della forza lavoro è
assorbita da un'agricoltura bassa produttività e quindi non sorprende che
questi paesi siano tutti estremamente poveri. Tutti sono prevalentemente rurali
e agrari con una forza lavoro di vita alla produzione per la sussistenza delle
fattorie contadini e quella per l'esportazione delle piantagioni alcuni di essi
possiedono risorse minerarie strategiche apprezzate sui mercati mondiali come
il petrolio in Indonesia e lo stagno in Malesia.
L'ex
colonia italiana della Libia fu il primo paese africano ad ottenere
l'indipendenza e decisione fu presa dalle Nazioni Unite nel 1949 e il nuovo
Stato nacque alla fine del 1951 come monarchia costituzionale.
La
Gran Bretagna fosse formalmente termina il suo protettorato sull'Egitto nel
1922 ma conservò il controllo delle questioni militari e delle relazioni con
l'estero. Nel 1956 una giunta militare rovesciò il fantoccio britannico e
vennero espulse le truppe britanniche; il nord Africa francese fu teatro di una
lunga difficile lotta per l'indipendenza.
La
Tunisia e il Marocco avevano mantenuto i loro governi tradizionali sotto
l'amministrazione francese l'Algeria, invece, le francesi si erano insediati da
oltre 100 anni e dove più di 1 milione di abitanti era di origine europea era
trattata per certi versi come parte della Francia dopo la guerra in tutti quei
paesi si svilupparono forti movimenti nazionalisti e panarabi. Tutti tre paesi
nordafricani sono prevalentemente agrari, con un'agricoltura di tipo
mediterraneo ma oltre a questo possiedono importanti risorse minerarie in
particolare il petrolio e il gas naturale scoperti in Algeria poco dopo
l'indipendenza hanno dato a questo paese sia i mezzi per sviluppare l'industria
e per svolgere un certo ruolo nella politica mondiale. L'Algeria esporta negli
Stati Uniti grandi quantità di gas naturale liquido.
Alla
metà degli anni sessanta tutte le potenze coloniali europei, ad eccezione del
Portogallo, avevano concesso l'indipendenza quasi tutte le loro dipendenze
asiatiche africane ma il Portogallo respinse sdegnosamente ogni suggerimento di
preparare le proprie quote ad un'eventuale emancipazione.
Con
poche eccezioni, i nuovi Stati erano disperatamente poveri in tre quarti di
secolo di colonialismo e l'azione europee avevano estratto fortune immense
minerarie da altri prodotti, dividendo ben poco di questa ricchezza degli
africani solo tardivamente alcune potenze coloniali avevano compiuto qualche
tentativo di educare i propri sudditi o prepararli o di un autogoverno
responsabile come in altre parti del mondo non esistevano le basi sociali ed
economiche e democrazie stabili e vitali, molte delle ex colonie caddero sotto
regimi vanno partitici, influenzati spesso dai comunisti russi o cinesi. Alcuni
piombarono nell'anarchia della guerra civile, in cui trovarono la morte per
malnutrizione malattie oltre che a causa dell'ostilità migliaia di civili
innocenti, soprattutto bambini. Gran parte delle amministrazioni dei nuovi
Stati fu afflitta dalle piaghe dell'inefficienza della corruzione e anche
quando le intenzioni erano le migliori risorse si rivelarono spesso
insufficienti a realizzarle con successo.
I
travagli del terzo mondo
in
molti casi le sue colonie cercano di imitare il successo apparente dell'America
Latina a metà del 20º secolo alcuni di essi godevano di redditi pro capite
paragonabili a quelli dell'Europa occidentale. Gran parte di questi paesi
insistette in programmi di industrializzazione finalizzati alla sostituzione
delle importazioni, nel tentativo di produrre direttamente i beni di
manifattura precedentemente, questa strategia aveva dato buoni frutti durante
la depressione degli anni 30 ma si rivelò controproducente in confronto con le
politiche di promozione delle esportazioni che si andarono affermando che in
Europa e poi in Giappone i programmi latino-americani fallirono quasi
invariabilmente per diversi motivi: la piccolezza dei mercati interni;
un'insufficiente cooperazione a livello regionale, la casa del capitale umano
necessario per fare una efficace della nuova tecnologia d'importazione e a maggior
ragione e svilupparne una propria.
A
questo punto i redditi pro capite precipitarono più nettamente di quelli dei
paesi avanzati dell'Occidente tanto da essere definiti terzo mondo quindi né
comunista né capitalista ugualmente disponibile ad accettare l'aiuto
proveniente da Stati Uniti, Europa occidentale e unione sovietica.
Le
origini dell'unione europea
il
sogno di un'Europa unita è antico quanto l'Europa stessa e tutti tentativi
fallirono però per l'incapacità dei sedicenti edificatori di conservare il
monopolio del potere di coercizione e la riluttanza dei soggetti a
sottomettersi volontariamente alla loro autorità.
Le
organizzazioni internazionali dipendono dalla cooperazione volontaria dei dubbi
e non possiedono un reale potere di coercizione mentre le organizzazioni
sovranazionali richiedono che i loro membri c'erano almeno una parte della loro
sovranità e possono costringere unificarsi alle proprie disposizioni. sia la
società delle nazioni che le Nazioni Unite sono esempi di organizzazioni internazionali
le proposte di vari tipi di organizzazioni sovranazionali europei, provenienti
da fonti sempre più influenti, sono divenuti via via più frequenti a partire
dal 1945
tali
proposte scaturirono da due motivazioni: il motivo politico radicato nella
convinzione che solo attraverso un'organizzazione sovranazionale la minaccia di
una guerra tra le potenze europee può essere permanentemente estirpata; il
motivo economico si fonda sulla tesi dei mercati più ampi promuoveranno la
socializzazione la concorrenza e di conseguenza una produttività più elevata ed
1+ alto tenore di vita. I due motivi si fondono nella liberazione e la forza
economica è la base della potenza politica e militare e che uno colonia europea
pienamente integrata renderebbe le guerre intereuropee meno probabili se non
impossibili.
L'unione
doganale del Benelux, che permise libero movimento delle merci tra Belgio,
Paesi Bassi e Lussemburgo e una tariffa esterna comune, derivò dalla
consapevolezza e delle condizioni moderne della produzione del sole l'economia
dei singoli Stati erano troppo piccole per permetter loro di godere dei
benefici della produzione di massa.
Nel
1956 venne siglato a Roma il trattato restituito alla comunità europea
dell'energia atomica e la comunità economica europea. I sostenitori dell'unità
europea aveva in mente molto di più che un semplice mercato comune unione
doganale dopo la firma dei trattati di Roma cominciarono a parlare di comunità
europee e dopo la fusione delle altre confessioni del 65 di comunità europea.
Capitolo sedicesimo -
l'economia mondiale all'inizio del 21º secolo
dopo
il definitivo dell'unione sovietica nel 1990 ho quasi ogni nazione del mondo ha
recepito la necessità di adattare le proprie politiche e strutture economiche
alle esigenze del mercato globale emergente dichiarando altresì borsa l'unione
sovietica alla fine del tentato colpo di Stato ai danni di Gorbaciov, il
presidente russo Boris Eltsin proclamò anche il definitivo Fallimento
dell'esperimento comunista dell'economia pianificazione centralizzata ed
essenzialmente autosufficienti. Da quel momento in poi i politici di ogni
paese, a prescindere dall'orientamento ideologico, hanno dovuto fare i conti
con le forze di mercato e sono dilagate nel pianeta.
nessuno
è in grado di prevedere come diversi paesi e regioni del mondo si adatteranno
questa nuova epoca storica di rapido cambiamento tecnologico combinato con
l'apertura di nuovi mercati.
Come
ha potuto affermarsi questa nuova economia globale?
Sembra
evidente che vi abbia contribuito il successo economico dell'Europa occidentale
e si è ripreso in modo rapido e definitivo dalle devastazioni della seconda
guerra mondiale; il primo caso di imitazione dei risultati europei e stato
quello giapponese dalla fine degli anni 40 all'inizio degli anni 70 il tasso di
crescita del Pnl giapponese superò il 10% annuo. Il Giappone dirà in un paese
leader dell'introduzione di nuove tecnologie in particolare nei campi
dell'elettronica e della robotica. In ciò il Giappone poté giovarsi non solo
della ricchezza di capitale umano ma anche degli alti livelli di risparmio
investimento del popolo giapponese, oltre che di una classe manageriale sofisti
alta, consapevole dell'alta redditività delle funzioni di ricerca e di sviluppo
nell'industria.
I
nuovi Stati emersi alla fine del colonialismo europeo mancavano delle risorse,
natura e soprattutto umane, per far fronte alla complessità di un'economia
moderna. Gli sforzi rivolti allo sviluppo dell'economia furono saturati anche
le circostanze politiche le rivalità etniche erano causa frequente di guerre
civili e colpi di Stato e molte nazioni caddero sotto il dominio di leggi
mimano partitici o svariate gradazioni di controllo dittatoriale nella
Repubblica del Sudafrica, dominata da lungo tempo dalla minoranza bianca di
discendenza britannica soprattutto boera, la maggioranza nera ottenne
finalmente qualcosa che si avvicinava l'uguaglianza politica all'inizio degli
anni 90, ma le rivalità etniche e ricorso alla violenza tra le fazioni della
maggioranza minacciarono di pregiudicare i vantaggi economici avrebbero potuto
derivarne i paesi più poveri e più lenta crescita del mondo continua ad essere
quelli dell'Africa, il continente più flagellato da malattie, guerre civili,
genocidi e instabilità politica.
Un'altra
regione del mondo che ha visto ingigantire il proprio ruolo economico nella
seconda metà del 20º secolo e il medio oriente. La ragione o essere
succintamente espressa una sola parola: il petrolio.
Il
petrolio fu scoperto in Iran nel primo decennio del 20º secolo e
successivamente in diversi Stati arabi situati attorno al Golfo Persico i quali
dettero vita all'organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec).
Queste organizzazioni agili come cartello aumentando bruscamente il prezzo del
greggio col risultato di farvi decuplicare il prezzo mondiale dai tre dollari
al barile ai 30 del 1980 fino ad oggi aveva raggiunto anche i $ 100 al barile.
Il
crollo del blocco sovietico
Nella
seconda metà del 1989 una serie di eventi tanto straordinaria quanto inaspettati
si sono verificati in Europa orientale: la caduta dei regimi comunisti in un
paese dopo l'altro.
La
rivolta di massa nelle terre già dominati dai comunisti determinata da una
mescolanza di motivi politici ed economici, le masse avevano mostrato in varie
occasioni il loro malcontento: nel 1953 in Germania est, nel 1956 in Ungheria,
nel 1968 in Cecoslovacchia, in ognuna di queste occasioni l'unione sovietica
aveva fatto ricorso alla forza delle armi e reprimere la ribellione è che ciò
non sia caduto del 1989 è una questione interessante che sarà brevemente
approfondita.
Le
radici dello scontento popolare erano dunque profonde, nel 1980 lavoratori con
Moratti si organizza una federazione sindacale, Solidarnosh, indipendente dallo
Stato e dal partito comunista. Il regime naturale a qualche tempo ma nel
dicembre del 1900 il governo proclamò la legge marziale e fece imprigionare i
maggiori esponenti del sindacato. Le agitazioni continuarono e il governo fu
costretto a legalizzare almeno parzialmente Solidarnosh. Ciò rese possibili
quelle riforme economiche che avrebbero dovuto realizzare la transizione da
un'economia pianificata ad una capitalistica di mercato.
È
davanti agli occhi delle transizioni relativamente pacifiche avvenute in
Polonia in Ungheria, gli studenti di operai cecoslovacchi intensificarono le
loro proteste le dimostrazioni di massa, dapprima il governo rispose con una
violenta repressione con centinaia di morti e finiti alla fine però consentito
a negoziare. Questo è il periodo della primavera di Praga.
uno
degli avvenimenti più spettacolari e simbolici del 1989 sull'abbattimento del
muro di Berlino, il muro era stato costruito attorno a Berlino ovest dal
governo tedesco orientale nel 1961 per impedire la fuga in Occidente della
popolazione. Per quasi tre decenni esso rimase in piedi come simbolo della
tirannia comunista e della restrizione spontaneamente nella notte fra il 9 e il
10 novembre, senza alcun intervento delle autorità tedesche orientali,
dimostranti di Berlino est e ovest cominciarono a distruggere il muro e
migliaia di berlinesi sciamarono in occidente. Nel luglio del 1990 fu creato
un'unione economica e monetaria con le lega democratica tedesca.
Quando
Gorbaciov salì al potere nel 1985 l'economia russa era in crisi. La sostavi
immediatamente che non era in grado di imporre la propria volontà ai
recalcitranti paesi satelliti in quel momento la Russia aveva bisogno di
riformarsi e da qui nacque il programma di Gorbaciov imperniato sulla
perestrojka, cioè la ricostruzione e la trasparenza. in nessuna occasione di
Gorbaciov si dichiarò con precisione cosa intendeva con il termine di
ristrutturazione, al di là di generalizzazioni piuttosto vaghe su una migliore
contabilità dei costi, sulla devoluzione del potere decisionale all'interno dell'impresa
e simili questioni. Nell'agosto del 1991 un piccolo gruppo di falchi del
partito comunista ha tentato un colpo di Stato destituendo Gorbaciov,
proclamando la legge marziale ma il popolo russo rifiutò di farsi intimidire e
sotto la leadership di Eltsin sfidarono apertamente gli organizzatori del colpo
di Stato che ben presto si persero d'animo fuggirono ma furono arrestati.
L'evoluzione
dell'unione europea
Nel
febbraio del 1986 fu siglato l'atto unico europeo e nello specifico si
richiedeva la comunità di adottare oltre duecento provvedimenti per rimuovere
le barriere fisiche, tecniche fiscali al fine di portare completamente il
mercato interno entro il 31 dicembre 1992, di lì a poco la comunità europea
divenne una comunità senza frontiere. Nel 1991 la comunità decise di creare una
banca centrale seguita da una moneta unica ma una crisi di tassi di cambio del
settembre del 92 costrinse regno unito in Italia a uscire dalla Sme e fece
differire altre misure al costo di una banca centrale fu istituito nel 1994 a
Francoforte un possibile precursore Istituto monetario europeo. Nel dicembre
del 1991 a Maastricht si esiga un nuovo trattato che intendeva creare un'unione
sempre più stretta tra i popoli europei il nuovo trattato, che non entra in
vigore fino al 1 novembre 1993, voto a nome della comunità europea in unione
europea, esso inoltre accrebbe i poteri del Parlamento europeo e introduce il
principio della sussidiarietà in base al quale le decisioni dovevano essere
prese a livello più vicino possibile ai cittadini.
I
limiti dello sviluppo?
Dalla
sala dell'umanità alla pressione della popolazione sulle risorse ha condannato
la grande maggioranza della gente al metodo di vita di mera sussistenza. La
previsione è che man mano che in altri paesi più poveri aumenterà il livello di
benessere materiale, in essi si ridurranno alti tassi di natalità e di
conseguenza ai tassi di crescita demografica. Alcuni esperti ritengono
addirittura che il mondo nel suo complesso abbia raggiunto negli anni 70. Di
riflesso, passando da tassi crescenti di incremento della popolazione totale a
tassi declinanti. La corsa tra popolazione e risorse conduce due problemi
correlati, il tasso di utilizzazione delle risorse e l'ineguaglianza della
distribuzione delle medesime non c'è dubbio che il mondo stia utilizzando le
risorse e che non hanno precedenti nella storia. Ciò è di per se stesso un
indice del suo successo nel dominio dell'ambiente e della soluzione del
problema economico ma anche suscitato timori di un esaurimento totale delle
risorse. dopo tutto, una scarsità di legname per il carbone di legna che
condusse all'impiego del coche nella fusione del minerale ferroso. Nel 20º
secolo il petrolio largamente sostituito il carbone. L'elettricità, generata
dall'acqua, dal carbone, dal petrolio infine dall'energia nucleare si è
rivelata una forma di energia versate o quasi onnipresente. L'ineguaglianza
nella distribuzione delle risorse è il nome del problema dello sviluppo o si è
fatto cenno nell'introduzione a sua soluzione non sarà agevole saranno
necessari studi, ricerche ed estesi mutamenti istituzionali è questa la sfida
che incombe oggi sia sui paesi sviluppati e su quelli sottosviluppati la storia
narrata in questo libro dimostra che questa sfida può essere affrontata.
[1] Residuo
duro e poroso ricavato dalla distillazione del carbon fossile, usato come
riducente nella fusione della ghisa d'altoforno e come combustibile ad alto
potere calorifico. Di colore grigio-nerastro e lucentezza metallica, è composto
per il 92% circa da carbonio e per il resto essenzialmente da cenere.
[2] Ebbe
luogo in Inghilterra tra il 1688 e il 1689 e si concluse con la deposizione di
Giacomo II e l'ascesa al trono di Maria II e del marito Guglielmo III d'Orange
e con l'instaurazione di un regime monarchico costituzionale.
[3] La lotta
per il predominio in Europa scatena il conflitto che vede Inghilterra, Austria
e Olanda opporsi a Francia e Spagna nel tentativo di impedire che Filippo V,
nipote di Luigi XIV, salga sul trono spagnolo alla morte di Carlo II d’Asburgo.
Il conflitto si concluderà nel 1713 con la pace di Utrecht; Filippo V sarà
riconosciuto re di Spagna, con la clausola che le corone di Spagna e Francia
non siano mai riunite sotto un unico sovrano.
[4] Il
vaiolo è un'infezione virale grave, spesso a esito letale, che si manifesta nei
primi giorni con febbre elevata, seguita da un'eruzione cutanea su viso e arti,
che si estende in alcuni casi al corpo intero.
[5] Carbone
artificiale che si ottiene quale residuo della distillazione secca del carbon
fossile a temperatura elevata. Si presenta come un materiale di colore grigio
più o meno chiaro, leggero e molto poroso, con lucentezza più o meno evidente.
[6]
L’acciaio non è altro che una particolare varietà di ferro contenente meno
carbonio rispetto alla ghisa ma più del ferro battuto.
[7] ingegnere
e armatore inglese (Halifax 1787-Londra 1865). Fu l'artefice dei primi servizi
regolari di navigazione tra Gran Bretagna e America e fondò (1839) una tra le
maggiori compagnie di navigazione (Cunard Line), nata originariamente sotto il
nome di British and North American Royal Mail Steam Packet Co.
[8] Morse ideò inoltre un sistema per trasmettere
segnali telegrafici mediante linee e punti (alfabeto Morse), in seguito universalmente
adottato (vedi codice).
[9] inventore
italiano (Bologna 1874-Roma 1937). Intuì per primo la possibilità di utilizzare
le onde elettromagnetiche per trasmettere messaggi a distanza senza
collegamenti con fili.
[10] Autore
del primo trattato organico di economia politica, Ricerche sulla natura e le
cause della ricchezza delle nazioni, Adam Smith sostenne che ogni agente
economico presente sul mercato è spinto esclusivamente dall'interesse
individuale. Tuttavia, l'azione della domanda e dell'offerta sui prezzi e sulle
conseguenti decisioni degli operatori economici, agisce sul mercato come una
"mano invisibile", determinando, in una situazione di libera
concorrenza, lo sviluppo del benessere collettivo.
[11] (Rookery, Surrey 1766 - Haileybury,
Hertford 1834), economista britannico. Secondo Malthus, la popolazione
tende a crescere in progressione geometrica, mentre le risorse alimentari
necessarie per la sua sopravvivenza crescono in progressione aritmetica, e ogni
incremento nella produzione di cibo rispetto alla crescita demografica tende
comunque a stimolare un ulteriore aumento del tasso di crescita della
popolazione stessa
[12] Nel
1817 l’economista inglese David Ricardo pubblica la sua opera principale,
Principi dell’economia politica e delle imposte, in cui afferma che il prezzo
di una merce non dipende dal gioco della domanda e dell’offerta, ma è
determinato dalla quantità di lavoro necessaria a produrla. Nel corso
dell’Ottocento, l’ipotesi di Ricardo, nota come teoria del valore-lavoro,
avrebbe influenzato il pensiero di Karl Marx.
[13] Il 18
giugno 1815 le truppe di Napoleone vengono definitivamente sconfitte a Waterloo
dalle forze della settima coalizione guidate dai generali Wellington e Blücher.
Costretto ad abdicare, Napoleone verrà esiliato nell’isola di Sant’Elena.
[14]
(Treviri 1818 - Londra 1883), filosofo, economista e pensatore politico
tedesco, fondatore con Friedrich Engels del socialismo scientifico.
[15]
Politica adottata da un governo per contrastare la concorrenza estera a
sostegno dell’intera produzione nazionale o, più spesso, di particolari settori
di essa, scoraggiando le importazioni e incoraggiando le esportazioni. A tal
scopo, le misure praticate possono essere di vario tipo: dall’applicazione di
severe tariffe doganali, all’incentivazione fiscale.
[16] Accordo
di unificazione delle tariffe doganali nel 1834 tra gli stati tedeschi,
tradotto “unione doganale”.
[17] Fiume
della Vestfalia meridionale.
[18] Accordo
formale o informale tra imprese volto a ridurre o eliminare la concorrenza in
un determinato mercato. I cartelli controllano la produzione e la
distribuzione. Le principali attività nelle quali agiscono riguardano la
determinazione dei prezzi, la limitazione della quantità offerta, la divisione
dei mercati e il cumulo dei profitti.
[19] Il
passo è una delle più importanti vie di comunicazione tra l'Italia e l'Europa
centrosettentrionale. È percorso da una rotabile e sottopassato sia da una
galleria ferroviaria di 15 km (costruita tra il 1872 e il 1882) sia da una
galleria stradale di 16 km, aperta al traffico nel 1980.
[20] (Vienna
1741-1790), imperatore del Sacro romano impero (1765-1790); figlio primogenito
dell’imperatore Francesco I e dell’imperatrice Maria Teresa, alla morte del
padre (1765) divenne coreggente dei territori austriaci con la madre.
[21] (Torino
1810-1861), statista piemontese e primo ministro del Regno d'Italia; fu uno dei
principali protagonisti del Risorgimento italiano.
[22] (22
febbraio 1853 ca. - 20 giugno 1856 ca) l’invasione russa dei principati della
Moldavia e della Valacchia determina lo scoppio della guerra di Crimea, che
vede Gran Bretagna, Francia, Regno di Sardegna e Impero ottomano opporsi alla
Russia, nel tentativo di contenerne l’espansione nel Mar Nero e nei territori
ottomani. Si concluderà nel 1856 con la sconfitta della Russia.
[23] La
ferrovia transiberiana, che attraversa gran parte del continente asiatico
collegando Mosca a Vladivostok, fu voluta dallo zar Alessandro III verso la
fine del XIX secolo. Fin dai primi anni del Novecento incoraggiò consistenti
migrazioni in Siberia da parte delle popolazioni russe, che costituiscono
attualmente la maggiore etnia della regione.
[24] (Dresda
1862 - Kiev 1911), uomo politico russo, primo ministro (1906-1911) e autore
delle prime riforme agrarie.
[25] Guerra
civile che oppose tra il 1861 e il 1865 gli Stati Uniti d’America (l’Unione) a
undici stati secessionisti del Sud, organizzati nella Confederazione degli
Stati Uniti d’America.
[26]
Famiglia di banchieri e finanzieri ebrei di origine tedesca. Il capostipite fu
Moses Amschel, titolare di una bottega a Francoforte che inalberava l'insegna
dello scudo rosso (Das Rothe Schild), da cui prese nome la famiglia.
[27] Sotto
l’egida della Prussia, per iniziativa del cancelliere Bismarck, 22 stati
tedeschi a nord del Meno costituiscono una unione federale che avrebbe
costituito il modello istituzionale per la futura Germania unificata. La
Confederazione sarebbe durata fino alla creazione del Secondo Reich nel 1871.
[28] In
economia, sistema monetario in cui tutte le forme di moneta a corso legale
possono essere convertite, su richiesta, in quantità fisse di oro fino (da qui
il nome “Gold Standard”), come stabilito dalla legge.
[29] Periodo
in cui l'economia di un paese industriale è caratterizzata da bassi livelli di
produzione e vendite, assieme a un elevato tasso di fallimenti di aziende e di
disoccupazione. La depressione viene identificata con il punto più basso del
ciclo economico.
[30] Organo
legislativo del governo federale degli Stati Uniti d’America, costituito dal
Senato e dalla Camera dei rappresentanti.
[31]
Diventato presidente nel 1848, dopo la proclamazione della Seconda Repubblica,
Napoleone III scioglie il parlamento e il 2 dicembre si fa proclamare
imperatore. Sarà destituito nel 1870 in seguito alla sconfitta subita dalla
Francia per opera dei prussiani nella battaglia di Sedan.
[32]
Statista prussiano, fu l’artefice e il primo cancelliere (1871-1890)
dell’impero tedesco (Secondo Reich).
[33] Con corso forzoso si intende la non convertibilità tra
la moneta e l'equivalente in metallo prezioso (oro e/o argento, di solito) in
un sistema monetario bilanciato sul valore dell'oro (sistema aureo).
[34] Il 4
marzo 1933 Franklin D. Roosevelt si insedia alla Casa Bianca. Nei primi tre
mesi, noti come i “Cento Giorni”, Roosevelt porrà le basi del New Deal, piano
improntato a favorire la ripresa economica dopo la crisi del 1929, attraverso
un deciso intervento pubblico in ogni settore economico e sociale.